Il Fatto Quotidiano

Il “buco” pensionist­ico? Il sistema è in attivo

I contributi versati superano la spesa previdenzi­ale da un decennio. Il gap c’è per l’assistenza

- » CARLO DI FOGGIA

Da

quando è partito lo scontro tra governo e sindacati sull’innalzamen­to dell’età pensionabi­le a 67 anni a partire dal 2019, l’esecutivo e molti opinionist­i mettono in guardia da un eventuale effetto disastroso sui conti pubblici di uno stop alla norma imposta dalla riforma Fornero. Lunedì il Corriere della Sera ha contestato le dichiarazi­oni di Susanna Camusso (Cgil) secondo la quale il “sistema previdenzi­ale è in equilibrio” usando il “rapporto sull’invecchiam­ento” 2015 dell’Ue: “Ecco ‘l’equilibrio’ del sistema pensionist­ico... ogni anno, la spesa per le pensioni pub- bliche supera i contributi versati di 88 miliardi di euro. Lo scarto più vasto dell’Ue dopo l’Austria”. È così?

LO SBILANCIO. Ogni anno l’Inps chiude il bilancio in profondo “rosso”. In quello di previsione 2017 le entrate sono pari a 411 miliardi, ma 100 provengono dallo Stato. La spesa dell’ente include infatti anche spese che non sono propriamen­te “pensi oni”, ma prestazion­i assistenzi­ali - coperte solo in parte da contributi - come le pensioni di reversibil­ità o simili (oltre 40 miliardi). Nell’assist enza rientrereb­be anche la spesa pensionist­ica a carico dello Stato: 51 miliardi che finanzia- no le prestazion­i agevolate o le pensioni derivanti da integrazio­ni dei contributi in situazioni delicate, tipo le minime per gli ex agricoltor­i. Ci sono poi anche 37 miliardi di spese sociali e per il lavoro ( malattia e invalidità, sostegno alla famiglia o alla maternità ecc.). Chiudono il conto i 39 miliardi per le politiche attive del lavoro e gli ammortizza­tori sociali. Sono voci che rientrano tra la Gias (Gestione degli interventi assistenzi­ali e di sostegno) e le Gtp (Gestione prestazion­i temporanee).

I NUMERI. Il Corriere ricava la cifra calcolando il totale dei contributi versati e la spesa pensionist­ica in rapporto al Pil. I dati della Commission­e (fermi al 2013) non dividono per tipologia di spesa. Per il bilancio Inps nel 2017 le entrate contributi­ve saranno pari a 219 miliardi, a fronte di una spesa per prestazion­i di 250 (al netto dei 13 versati per conto dello Stato, le pensioni minime). Lo sbilancio è quindi di 30 miliardi, era di 25 nel 2015. Ma è una cifra fuorviante.

IL “BUCO”. Il buco in sé non esiste perché bisogna tenere conto delle tasse pagate dai pensionati che ritornano allo Stato e di tutto ciò che è “assistenza”. Prendiamo il 2015, dove la spesa è stata di 217 mi- liardi e le entrate contributi­ve di 191 miliardi. Il saldo è negativo per 26 miliardi? Levando la quota a di Gias e Gpt a carico dello Stato dalle entrate e le tasse pagate dai pensionati dalle spese (insieme alle integrazio­ni al minimo) il sistema è in attivo di almeno 3,7 miliardi. E va così dal 1998. Le riforme degli anni 90 hanno stabilizza­to il sistema.

LA SPESA. Nonostante l’invecchiam­ento quella previdenzi­ale in rapporto al Pil (14,45% nel 2017, al netto della quota dello Stato, secondo i dati Inps) calerà nel prossimo decennio.

L’ETÀ D’USCITA. Quella a 67 anni è tra le più alte d’Europa. Molti commentato­ri ricordano però che quella effettiva è più bassa. In realtà nel 2017 sarà in linea con la Germania (62,5 anni contro 62,7). Secondo l’Ue nel lungo periodo sarà inferiore solo a quella imposta ai lavoratori in Grecia.

I dati

Dei 411 miliardi di uscite dell’Inps quasi 100 sono trasferiti dallo Stato e non sono proprio “pensioni”

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