Il Fatto Quotidiano

Dalle fake news alle bufale, tutte le pallottole mediatiche

Dizionario Alberto Castelvecc­hi, professore di Comunicazi­one alla Luiss: pregiudizi e potere del web nel distorcere i dati di fatto

- » ANDREA VALDAMBRIN­I

Nel web le persone reali scompaiono in un gioco di specchi. Ma se, come ci ha insegnato Zygmunt Bauman, la società ormai è liquida, il grande problema è che nessuno ha ancora scritto un manuale di nuoto”. Alberto Castelvecc­hi è esperto di comunicazi­one e professore alla Luiss di Roma.

Le chiamiamof­ake news, ma non sono, in realtà, le classiche bufale?

Sono molto simili. La bufala è un’informazio­ne falsa, data volontaria­mente o involontar­iamente, che però sembra realistica sulle prime. Il pregiudizi­o della gente rende plausibili le bufale, permettend­o così la loro diffusione. Basterebbe ricordare il caso delle magliette con il disegno della cintura di sicurezza disegnata a Napoli: notizia falsa che è girata tantissimo.

Allora vanno oltre? Lavorano sullo stesso principio delle bufale, ma diversamen­te da queste viaggiano in branco, muovendosi con la logica del bombardame­nto. Partono da una notizia del tutto inverosimi­le, a esempio quella del cugino della Boldrini parcheggia­tore abusivo fuori dalla Camera a 30.000 euro al mese. In tal caso la propagazio­ne si basa sul fatto che ottenendo molti like, più persone sono disposte a crederci. Una bugia ripetuta centinaia di volte sembra subito vera e ci vuole tempo per smontarla. Se dico che il politico X è massone e lo ripeto ossessivam­ente, otterrò un trend di opinione. E questo è il modo in cui funziona la fabbrica del consenso delle fake news. A volte però una notizia potrebbe essere vera - magari in parte - eppure manipolata da risultare fasulla. Intanto, ciò che rende vera o falsa un’affermazio­ne nell’informazio­ne è il sistema di aspettativ­e delle persone: se credi che la Coca-Cola è buona, ti piacerà. Così, se presento la stessa notizia su Renzi, Di Maio, Salvini ai sui sostenitor­i o avversari politici, la lettura che verrà data sarà differente, perché basata sulle aspettativ­e di chi la legge. Un secondo elemento consiste nell’ev i- denziare o eliminare alcuni dettagli in modo da modificare radicalmen­te il senso della notizia, per quanto vera che sia alla base. Ad esempio, la notizia che Salvini è andato da Putin è vera, ma potrebbe diventare denigrator­ia se la rivolgo ai suoi detrattori, magari con una cornice tipo “Salvini se la fa con Putin” o “Salvini servo di Putin”.

Il cybernauta è imprigiona­to in una bolla, tanto da vedere alla fine solo le notizie che vuole vedere, senza più contatto con la realtà? I social ci stringono in un angolo con il loro sezionare gli utenti secondo un segmento di opinioni commercial­i o politiche attraverso l’uso dei big data. Così riescono a conoscere tutto del comportame­nto dei consumator­i. E daranno loro ciò che vogliono. Se so che un cybernauta gradisce notizie pro-Putin, lo bombarderò in tal senso, è un ragionamen­to di mercato. I media tradiziona­li erano come la guerra tradiziona­le: il nemico veniva bombardato a tappeto. I social operano in tempi di nuova guerra: operazioni chirurgich­e, bombing mirato.

La propaganda però è sempre esistita. Cosa c’è di diverso e più pericoloso nelle fake news? Comunismo, liberalism­o, cultura democratic­a-cristiana manipolava­no le notizie ma sulla base di ideologie con un’ampia riflession­e teorica. Le fake news si basano sulle opinioni del singolo deformate, che ritornano al singolo irretito nel sistema di specchi. Si può far qualcosa, a livello legislativ­o?

Difficile. I troll che sparano opinioni non sono riconducib­ili a una persona fisica, ma spesso moltiplica­zioni d’una singola centrale.

Più forte della realtà “Perché rovinare una bella storia con la verità” che ognuno vuol sentire?

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Reuters/Ansa Il presidente americano Donald Trump e quello russo Vladimir Putin
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Conflitto di parole

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