Corruzione, 6 poliziotti arrestati “Permessi ai migranti in vendita a 5 mila euro”. Villa sequestrata
▶PERSONALITÀ criminale e “mercimonio delle proprie funzioni pubbliche”. Tanto basta al giudice per tratteggiare la personalità di sei agenti di polizia della Questura di Milano finiti ieri nei guai perché hanno gestito un'associazione a delinquere per vendere permessi di soggiorno. Poliziotti corrotti, questo il dato disarmante che emerge dall'inchiesta della Procura. Nell'ordinanza d'arresto, poi, il giudice condivide l'osservazione del pm Paolo Filippini, titolare dell’indagine, secondo cui la probabilità che gli indagati possano reiterare il reato "trasuda evidente dall’intero quadro indiziario". Per il gip inoltre la "sistematica" ripetizione delle "condotte criminose", di cui quelle attualmente contestate sono "solo una porzione", "impone di ritenere che gli indagati abbiano eletto – come sistema di vita e quale metodo di integrazione sistematica del proprio reddito – l’abituale ricorso a condotte illecite" con il ricorso "a forme di corruzione del pubblico ufficiale". Certo l'inchiesta è solo all'inizio, il quadro però appare già impietoso. I documenti venivano venduti fino a 5 mila euro l'uno. Per gestire questo traffico gli agenti indagati (impiegati all'ufficio immigrazione), emerge dalle carte dell'indagine, avrebbero usato "canali di comunicazione a circuito interno", tra cui "numerose utenze di copertura, le cosiddette 'citofono’ intestate a cittadini extracomunitari e sistemi di messaggistica telematica tipo WhatsApp e Telegram". In cella così sono finiti quattro agenti, mentre altri 2 sono finiti ai domiciliari. Coinvolti anche due mediatori stranieri. E che l'associazione fruttasse un bel po' di denaro, lo dimostra il sequestro disposto dal gip di una villa del '700 in provincia di Milano, intestata fittiziamente alla moglie di un poliziotto.