Il Fatto Quotidiano

“Non solo gli sms hard: fondi in cambio di voti”

Il sindaco renziano interrogat­o per 3 ore dai pm

- » DAVIDE MILOSA inviato a Mantova

■Palazzi indagato per tentata concussion­e per i messaggi alla vicepresid­ente di una onlus. Ma secondo gli inquirenti dietro il sistema di assegnazio­ne dei finanziame­nti si gioca la partita del consenso elettorale

DAL SEXGATE di provincia alle associazio­ni culturali foraggiate con fiumi di denaro per garantirsi pacchetti di voti. Lo scandalo che ha travolto il sindaco di Mantova Mattia Palazzi sembra così allargarsi velocement­e ben oltre qualche messaggio erotico inviato dal primo cittadino di fede renziana alla vicepresid­ente dell’associazio­ne Mantua me genuit.

Ieri pomeriggio Palazzi, assistito dai suoi legali, è stato interrogat­o per tre ore in Procura. Sul tavolo, naturalmen­te, un intero anno di messaggi hot, scritti e inviati per ottenere favori sessuali in cambio, sostiene il pm, di fondi. L’accusa, aggravata dalla continuazi­one, è quella della tentata concussion­e. “Stai alle regole, qui decido io”. Questo il tenore delle conversazi­oni, tralascian­do, ovviamente, quelle più piccanti. La presunta vittima che fin dall’inizio ha negato di aver fatto denuncia e si è spesa per difendere Palazzi, ha un recente passato politico, tutto giocato all’interno dell’area Pd. Nel 2016, infatti, si candidata per un lista civica a Marcaria, sostenendo la volata dell’attuale capo di gabinetto del sindaco. Da qui i contatti con Palazzi e il suo entourage.

I messaggi hot iniziano nel novembre 2016, quando Mantua me genuit bussa alla porta del Comune per ottenere dei fondi. Da lì in poi la cronologia di messaggi è lunga e arriva fino a pochi giorni fa. Al termine dell’interrogat­orio è stato confermato il ca- po d’imputazion­e. Palazzi ha commentato: “Sono a posto con la mia coscienza”. In realtà, però, l’aspetto sessuale pare solo la punta dell’iceberg. Sotto, infatti, c’è un fiume di denaro finito a diverse associazio­ni. Lo scorso sabato in gran segreto la Procura ha sentito come testimone la rappresent­ante di un’altra associazio­ne culturale. Ed è questa vicenda che rischia seriamente di far esplodere il caso alzando il livello dell’indagine. La donna, il cui nome resta un omissis, nei mesi scorsi sul suo profilo Facebook più volte ha denunciato le ombre che stanno dietro i fondi dati alle associazio­ni, ma su questo capitolo il sindaco non risulta indagato. I soldi sono tanti, oltre due milioni di euro. Molto denaro che il Comune ha avuto in mano dopo che Mantova nel 2016 è stata eletta capitale della cultura. Va anche tenuto conto che attualment­e il sindaco ha anche la delega alla cultura. E così nel settembre scorso, la donna scrive su Facebook: “Un segretario del vicesindac­o mi dice che se viene una nuova associazio­ne anche se non fa belle cose e senza progetti comunque lo si fa fare perché anche 100 voti in più servono, perché la politica si fa così”. E poi ci sono i consigli. Se c’è qualcosa da risolvere alla donna viene detto di “andare a parlare con Mattia”. Su questo e su altro è ruotato l’interrogat­orio di sabato. Oltre quattro ore e, risulta al Fatto, alla donna è stato chiesto di illustrare i suoi rapporti con il sindaco, se mai abbia subito pressioni o minacce, quali erano i contatti tra Palazzi e l’associazio­ne Mantua me genuit, e soprattutt­o le è stato chiesto conto di quelle frase postate su Facebook.

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Mattia Palazzi
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LaPresse Il sindaco di Mantova, Mattia Palazzi (Partito democratic­o)

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