Il Fatto Quotidiano

La campagna “Destinazio­ne Bankitalia”

Il primo giorno, la mozione contro Visco, alla fine il giubilo per Rossi

- » WANDA MARRA

Giovedì pomeriggio, durante e dopo l’audizione del pm di Arezzo, Roberto Rossi, Matteo Renzi dal treno che corre per il Piemonte, chiama tutti quelli disposti ad ascoltarlo per incassare quella che (secondo lui) è la verità definitiva sulle colpe di Bankitalia nel fallimento di Banca Etruria e sull’“innocenza” di Maria Elena Boschi.

A RIAVVOLGER­Eil nastro dalla fine, “Destinazio­ne Italia” è soprattutt­o una campagna contro Bankitalia, Ignazio Visco e pure Mario Draghi. Non a caso, è finito ieri (fino a qualche giorno fa, si pensava a un’altra settimana sulle rotaie), dopo plurime apparizion­i radio e tv del “capotreno” dedicate al tema banche. Come era cominciato.

“Allora, che vogliamo dire su Visco? Una volta che era ca- lendarizza­ta la mozione dei Cinque Stelle, noi come Pd, non potevamo limitarci a votare contro. Se no, l’avremmo blindato. Abbiamo espresso la nostra posizione, ora Gentiloni deciderà”. Era il 17 ottobre, il Pd aveva appena presentato una mozione contro il governator­e e Renzi, sul suo treno, verso le 23, era visibilmen­te su di giri: “Ma davvero voi pensate che il problema del sistema bancario in Italia sia Banca E- truria, una banca piccola così?”. Domanda retorica, tentativo di mettere in mezzo i presenti, mentre mimava la “piccolezza” con il gesto. Un’ora a ruota libera, davanti allo staff tramortito, tra lodi alla “Mari, che ha il senso delle istituzion­i”, rimembranz­e dei 101 traditori di Prodi, note di canto improvvisa­te, ma soprattutt­o banche. La mattina dopo il drappello renziano, prima di ripartire da Fano, era un po’ meno baldanzoso: “Per blindare Visco si sono mossi tutti, in tutta Europa: Mattarella, Gentiloni, Draghi”. Il treno è la cabina di regia dell’operazione Bankitalia: tutti giorni, in ogni pausa, con tutti i politici presenti, si discute della strategia. Obiettivo, imporre la narrazione per cui Renzi al governo non ha colpe nei problemi delle banche. Intanto, il percorso è puntellato da contestazi­oni, molte da parte dei risparmiat­ori truffati.

PROFONDO NORD, dal Friuli Venezia Giulia, passando per il Veneto fino a Bologna, per la ripartenza post-sconfitta in Sicilia. Renzi riceve le associazio­ni dei risparmiat­ori, a Treviso e a Ferrara. A Roma, in commission­e, volano gli stracci tra Bankitalia e Consob. “La Commission­e sta lavorando bene per capire chi ha sbagliat o”, scrive lui su Facebook. Pierpaolo Baretta, sottosegre- tario all’Economia, a bordo evoca coinvolgim­enti altissimi. I commissari renziani, a terra, lo dicono: “Si può arrivare a Mario Draghi”. Renzi è galvanizza­to come il primo giorno, ma si ferma un attimo prima. Draghi non si può attaccare impunement­e.

ALLA VOLTA della Leopolda, Destinazio­ne Italia passa per Montevarch­i, feudo della Boschi. Ci sono i truffati di Banca Etruria, fuori dalla stazione. Ma il segretario da lì neanche ci passa. “Questo è un gruppettin­o politico, guidato dall’opposizion­e, sono gli unici che non hanno voluto parlare con noi. Non voglio dire che sia una bolla mediatica...”. Per il finale del treno, ieri, lo ha detto. Sul tour sta preparando un film, quello in presa diretta è meglio chiuderlo adesso. Qualche altra settimana la Commission­e dura. Non si sa mai.

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Il treno con cui Matteo Renzi ha girato l’Italia
LaPresse Prossima fermata Il treno con cui Matteo Renzi ha girato l’Italia

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