Mdp regala al capo Grasso il primo “impresentabile”
L’ultimo partito Il presidente del Senato scioglie la riserva, ma domani tra chi lo acclamerà in assemblea ci sarà anche De Gaetano (ex Prc e Pd)
Il presidente del Senato Piero Grasso ha detto sì, sarà il candidato premier della nuova sinistra che si riunisce a Roma domani fondendo Mdp, Si e Possibile per acclamare il nuovo leader. Ma, tra i delegati acclamatori, ci sarà anche la prima spina della rosa di Grasso: Antonino De Gaetano.
Nei giorni scorsi, con delle assemblee in stile primarie americane, sono stati eletti 1500 delegati in tutta Italia e saranno proprio loro a incoronare Grasso. Dalla Calabria arriverà a Roma anche De Gaetano, imputato nel processo “Rimborsopoli” che si sta celebrando a Reggio. Nel 2015, da assessore regionale del Pd, era stato arrestato e finì ai domiciliari per circa nove mesi.
LA PROCURA lo accusa di essersi “appropriato di somme enormi”. Secondo i magistrati avrebbe utilizzato il bancomat del gruppo consiliare in maniera ingiustificata prelevando migliaia di euro per spese private: “Si è reso responsabile di gravi manipolazioni della documentazione contabile, sia producendo al Consiglio regionale note di rendiconto totalmente mendaci, sia confezionando documenti di spesa di cui si è accertata la falsità giungendo a predisporre vere e proprie fatture false”. Ma non basta, perché il nome del delegato calabrese che parteciperà all’incoronazione di Grasso compare anche in alcuni verbali di un pentito di ’ndrangheta e questo per il presidente del Senato, ex procuratore capo a Palermo e poi alla Direzione nazionale antimafia, dovrebbe essere inaccettabile. Il nome di De Gaetano lo ha fatto il collaboratore di giustizia Roberto Moio, parente dei boss Tegano, che ai pm ha raccontato come la famiglia mafiosa di Archi ha “votato sempre a destra”. In realtà quasi sempre: “A sinistra – sono le parole di Moio – ultimamente abbiamo portato a Nino De Gaetano. Lo appoggiava Bruno Tegano per fare un favore al dottore Suraci che c’è stato sempre vicino, durante e dopo la guerra di mafia. De Gaetano lo abbiamo aiutato moltissimo”.
Il dottore Suraci nel frattempo è morto: era il suocero del politico calabrese che, lasciato il Pd dopo i guai giudiziari, pochi giorni fa a Reggio Calabria era in prima fila a Palazzo Campanella. Applaudiva alle parole di Pier Luigi Bersani giunto in riva allo Stretto per serrare le fila prima dell’inizio della campagna elettorale. Appena tre anni fa, la Procura lavorato all’inchiesta “Il Padrino” che ha stroncato la cosca Tegano. Nei faldoni di quelle indagini c’è un’informativa della squadra mobile di Reggio che, nel 2012, aveva “deferito” (denunciato) De Gaetano per voto di scambio con la ’ndrangheta.
L’ex comunista di Rifondazione, poi cuperliano e oggi transitato in Mdp, non ha mai ricevuto un formale avviso di garanzia ma nel rifugio del latitante Giovanni Tegano, boss di Archi e protagonista della seconda guerra di mafia in Calabria, gli investigatori hanno trovato parecchia documentazione elettorale relativa alle regionali del 2010 quando De Gaetano si presentò con il Prc.
PER LA POLIZIA, in quel covo c’erano “troppi santini”. “Si registra – scrivono i magistrati – l’avvio della campagna elettorale di Pellicano Giovanni (uno degli arrestati condannato in primo grado a 9 anni di carcere, ndr) in favore dell’on. Nino De Gaetano, con la raccolte delle promesse elettorali da parte dei ‘compari’ di San Luca”. Nella informativa della squadra Mobile, l’ex dirigente Gennaro Semeraro e il suo vice Francesco Rattà (oggi a capo dell’ufficio), avevano sottolineato a carico di De Gaetano “i gravi indizi di colpevolezza” che “consentono per la loro genuinità, di prevedere l’idoneità a dimostrare la responsabilità dei medesimi e come tali, attesa la natura dei delitti ipotizzati, che sussistano senz’altro a loro carico, le esigenze cautelari”.
Spese pazze e ’ndrine Imputato, è stato pure 9 mesi ai domiciliari In passato denunciato per voto di scambio