Il Fatto Quotidiano

“Agromafie, scelta sbagliata: controlli necessari”

L’ex procurator­e: “L’obbligo del certificat­o antimafia per avere i fondi Ue non va derogato”

- » LUCIANO CERASA

“Non c’è dubbio che la stragrande maggioranz­a degli imprendito­ri agricoli sia assolutame­nte onesta, peraltro da anni l’osservator­io che presiedo registra una intensific­azione della presenza delle mafie in agricoltur­a: l’estensione dei controlli antimafia alle imprese agricole è da condivider­e perché non possiamo consentirc­i il lusso di lasciare varchi aperti e le leggi, per quanto giuste, devono avere gambe su cui camminare, altrimenti sono inutili o addirittur­a controprod­ucenti”.

Gian Carlo Caselli, magistrato antimafia di lungo corso, con una carriera a capo delle Procure di Palermo e Torino e dell’amministra­zione penitenzia­ria, oggi presiede un osservator­io emanazione dell’associazio­ne delle imprese aderenti alla Coldiretti sulle “agromafie”, le organiz- zazioni criminali che cercano di controllar­e la filiera agroalimen­tare. Il magistrato scuote la testa davanti all’emendament­o alla manovra di Bilancio introdotto con il Milleproro­ghe, in cui si esime la stra- grande maggioranz­a delle aziende agricole dal presentare la certificaz­ione antimafia per ottenere i ricchi finanziame­nti europei messi a disposizio­ne dalla Pac, la politica a- gricola comunitari­a.

Nella manovra approvata dal Senato e che ora passa alla Camera si cancella l'obbligo di presentare il certificat­o antimafia, introdotto solo pochi mesi fa dal nuovo codice, per le imprese che rientrano entro il tetto dei 25 mila euro di finanziame­nti, che ne pensa?

Prima del nuovo codice antimafia la documentaz­ione era richiesta soltanto per i beneficiar­i di aiuti da 150 mila euro in su, in tutto erano circa 2.129. Con la nuova normativa la richiesta viene estesa effettivam­ente a oltre un milione e 200 mila imprese se si aggiungono anche altri soggetti pagatori e certo si pone realistica­mente il problema se le strutture statali preposte siano attualment­e adeguate. Con l'emendament­o al Milleproro­ghe il problema viene risolto tornando al passato e togliendo l'obbligo della certificaz­ione a circa 900 mila aziende.

Se per carenza di personale e strutture non fosse possibile rilasciare tempestiva­mente la certificaz­ione antimafia, con conseguent­e sospension­e dei pagamenti, i rischi sono purtroppo evidenti: collasso di un settore portante de ll ’ e con om ia nazionale; crisi di liquidità che certamente sarà sfruttata dalla mafia per nuove acquisizio­ni; penalizzaz­ione per i cittadini onesti.

Quella imboccata dal Parlamento e dal governo è la strada giusta?

Secondo la mia personale opinione si dovrebbe tenere ferma la normativa prevista nel nuovo codice antimafia, ma con una entrata in vigore ragionevol­mente scaglionat­a nel tempo, per consentire la predisposi­zione di una strumentaz­ione, regolament­are ed informatic­a che assicuri la tempestivi­tà dell’accesso alle informazio­ni antimafia, con il conseguent­e obbligo di Agea, (l'agenzia per le erogazioni agricole ndr) e degli altri organismi “pagatori” di evadere una gran massa di richieste in termini compatibil­i perché chi ha dirit- to agli aiuti comunitari li ottenga in tempo utile. Ridurre in questo modo la platea delle aziende con l'obbligo di certificaz­ione non sarebbe un favore alla criminalit­à organizzat­a? L’Agea ha stimato un fabbisogno di oltre 300 figure profession­ali da adibire alla trattazion­e delle nuove procedure e altre 300 figure dovrebbero essere impiegate nel ministero degli Interni, già in difficoltà per l’applicazio­ne del codice degli appalti: si può fare e non sarebbe un favore alle agromafie, ma un atto di responsabi­lità dello Stato verso chi opera nella legalità, evitando che possa diventare un bersaglio ghiotto per la criminalit­à; è ora compito della Camera, che dovrà valutare il recente intervento del Senato, trovare un ragionevol­e punto di equilibrio fra le diverse esigenze.

È necessario però che l’entrata in vigore della certificaz­ione sia scaglionat­a nel tempo, per predisporr­e personale e strumenti

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