L’Isola di Man, paradiso (fiscale) del Sultano
Il partito Chp accusa Erdogan, il governo: “Le prove portatele in Procura”
Quando si candidò per la prima volta nell’86 per il Refah Partisi (“partito del benessere”), per molti Erdogan era ancora il ragazzo cresciuto nel quartiere povero e degradato di Kasimpasa, sulle rive del Corno d’Oro. Quello che per guadagnare qualche soldo vendeva il simit (il pane al sesamo) all’angolo della strada.
Quando si ricandidò, tre anni più tardi, per la carica di sindaco di Beyoglu, sui cartelloni appesi ai muri di Istanbul si leggeva “Uno di noi” sotto al volto del giovane Erdogan. Perse in entrambi i casi ma, nel 1989, fu l’ultima volta che uscì sconfitto dalle urne. Oggi che è il dominatore indiscusso della Turchia da 15 anni, nell’immaginario di molti dei suoi elettori è ancora l’outsider che ha sconfitto le élite di politicanti snob e lontani dall’uomo comune.
È ANCHE UN COLPO contro questa immagine, quello sparato da Kemal Kilicdaroglu, leader del Chp. Il capo del principale partito d’opposizione accusa, infatti, Erdogan di avere trasferito tra il dicembre 2011 e il gennaio 2012, tramite una rete di familiari e di stretti collaboratori, 15 milioni di dollari a una società offshore (la Bellway Limited) nel paradiso fiscale dell’isola di Man, nel Mar d’Irlanda. La società, sostiene Kilicdaroglu, era stata fondata il primo agosto 2011 da Sikti Ayhan, amico del presidente turco, con un capitale di appena una sterlina.
Il 15 dicembre, però, il cognato di Erdogan, Ziya Ilgen avrebbe versato 2,5 milioni di dollari sul conto della Bellway Ltd, dando il via ad una serie di trasferimenti di capitali che vedrebbero coinvolti anche il fratello del presidente. Mustafa. e l’ex-assitente di Erdogan, Mustafa Gungdogan. E ancora Osman Ketenci, suocero del figlio di Erdogan, Burak nonché il figlio Ahmet, Burak stesso.
“Invii i tuoi figli e i tuoi fa- miliari per creare delle società per te su un'isola offshore e dalla Turchia ci trasferisci miliardi di dollari – ha incalzato Kilicdaroglu – poi, durante un convegno nell'Anatolia centrale, dichiari: vendete i dollari, comprate la lira turca, perché dobbiamo proteggere i valori locali e nazionali”. E gli inviti di Erodgan a investire in lire turche e a vende- re dollari sono stati parecchi da quando la moneta nazionale ha cominciato a precipitare, facendo segnare un record negativo dopo l’altro.
ERDOGAN HA NEGATO che esista un qualsiasi fondamento nelle accuse e, per tutta risposta, ha dichiarato: “Se c’è un solo penny appartenente a me all’estero, questo deve essere provato e, se fosse provato, non occuperei la carica di presidente un giorno di più”. Nel frattempo, il deputato e portavoce del Chp, Bulent Tezcan, ha reso pubblici i documenti che dovrebbero provare le accuse di Kilicdaroglu che ha rincarato la dose, dicendo al presidente: “Ora ho provato le mie accu- se, se sei un uomo d’onore fai quello che ritieni necessario”. Per l’Akp, il partito di Erdogan, che alle ultime elezioni ha preso quasi il 50% dei voti, i documenti mostrati dal Chp non provano nulla, potrebbero perfino essere falsi e Kilicdaroglu dovrebbe consegnarli alla magistratura se ritenesse di avere qualcosa di rilevante tra le mani.
NEL FRATTEMPOil presidente ha querelato il leader dell’opposizione chiedendo un milione e mezzo di lire turche (320.00 euro circa) come risarcimento. Ieri è arrivata anche la notizia che tutti e 60 i deputati del Chp sono intanto indagati con l’accusa di “aver diffamato e insultato la carica di presidente della Repubblica, la nazione turca, lo stato e le istituzioni” quando nel 2016 avevano denunciato purghe contro i deputati filocurdi dell’Hdp e i giornalisti del Cumhuriyet.
Sempre ieri, nel frattempo, la procura di Istanbul ha spiccato un mandato di arresto per l’ex-agente della Cia Graham Fuller, per un suo presunto coinvolgimento nel tentativo di golpe del 15 luglio 2016, giorno nel quale si sarebbe trovato proprio in Turchia. Nel 2006, Fuller aveva scritto una lettera per appoggiare la richiesta della green card di Fethullah Gulen, ritenuto da Ankara l’ideatore e organizzatore del colpo di stato.
Controffensiva
Il presidente querela gli avversari: “Se trovate un mio penny all’estero mi dimetto”