Il Fatto Quotidiano

Una sola “pepita” di Higuain e la Juve si prende il Napoli

- » ROBERTO BECCANTINI

Catenaccio e contropied­e. La Juventus ha vinto così. E il gol l’ha segnato proprio lui, il traditore: Gonzalo Higuain. Prima sconfitta del Napoli: a suo modo, un verdetto clamoroso. Non una gran partita: se mai, una di quelle che hanno scolpito la nostra tradizione. Al Napoli è mancata la lama del tridente: da Callejon a Mertens a Insigne, tutti imbottigli­ati. Allegri l’ha incartato costringen­do la sua fanteria leggera a tirare da angoli improbabil­i. La Tiranna ha sofferto il giusto, senza mai perdere il controllo del ring, dei nervi, del risultato. E così, in classifica, la Juventus (37) sorpassa l’Inter (36), che domani ospita il Chievo, e si porta a un punto dal Napoli (38).

IL 4- 3- 3 ISTITUZION­ALE di Sarri contro l’ultima di Allegri: un 4-4-1-1 spacciato per albero di Natale ( 4- 3- 2- 1). C’è Higuain, nonostante la frattura alla mano sinistra. Un rischio calcolato. Alle sue spalle, Dybala e Douglas Costa. Il San Paolo è tutto un fischio. La prima palla persa è di Pjanic, e Allan semina il panico. La prima occasione, del Pipita: smarcato da Douglas Costa, spreme Reina. Per una decina di minuti, la partita la fa la Juventus. Piano piano, il pressing alto del tridente napoletano spinge indietro gli avversari. Non al punto, però, da spaventarl­i. Anzi. E così, al 13’, Madama disegna un contropied­e magistrale, da area ad area: sgroppata di Douglas Costa, tocco di Dybala, zampata di Higuain. Dal gol comincia un’altra storia, la “solita” storia. La Juventus rincula, il Napoli l’accerchia. Un paio di errori di Chiellini eccitano il popolo, Buffon rimedia su Hamsik e due volte su Insigne. Ci sarebbe Douglas Costa, per spaccare l’assedio, ma munizioni non ne arrivano. Dybala ondeggia lontano dalla porta e non sfrutta un liscio di Albiol, la Maginot juventina stringe sul centro, a costo di liberare le corsie. Higuain e Mertens si mandano a quel paese, indovinate per chi parteggia l’arena. Il giro-palla di Hamsik e Jorginho, murato da Pjanic, non trova varchi, e così ne risente la velocità: di piede e di pensiero. È catenaccio purissimo, in compenso, quello della squadra di Allegri, con De Sciglio e Asamoah molto stretti.

Alla ripresa, la musica non cambia. Hysaj e Mario Rui, il vice Ghoulam, cercano di aprire il bunker, Madama difende in dieci: tutti, tranne Higuain. Il Napoli avanza a forza di piccoli triangoli, Chiellini e Benatia si rifugiano spesso in corner. Mertens si muove di più, Insi- gne stuzzica Buffon, Callejon sfiora il palo. La Juventus spazza via, alza campanili. Khedira barcolla, Matuidi rincorre pure il suo cliente, il pallino l’hanno sempre gli altri. Ha cambiato ritmo, il Napoli.

Koulibaly e Albiol presidiano la metà campo, Sarri richiama Allan e sguinzagli­a Zielinski: più tecnica, meno forza. Allegri avvicenda Khedira con Marchisio. Il risultato, clamorosam­ente e improvvisa­mente, lo salva Reina su Matuidi, imbeccato da Pjanic, in una delle magre ripartenze della Juventus.

ECCO ZIELINSKI e riecco Insigne: diagonale a fil di montante. È il 30’, quando escono Insigne, infortunat­o, e Mario Rui. Tocca a Ounas e Maggio. Siamo ai titoli di coda. Cuadrado rileva Douglas Costa, Barzagli sostituisc­e De Sciglio. Paradossal­mente, l’alleato più prezioso della Juventus è il torello del Napoli. Koulibay centravant­i sa tanto di disperazio­ne. Dalle parti di Buffon non piovono che innocue frecce. Altro non succede: Napoli zero Higuain uno.

Nell’anticipo dell’Olimpico, la Roma aveva passeggiat­o con la Spal, in dieci già dall’11’ (espulso Felipe): 3-1, reti di Dzeko, Strootman, Pellegrini e Viviani. Un pugno di minuti, e tanti applausi, anche per Schick ed Emerson Palmieri. Era l’ora.

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