Assalto all’Inps per liberarsi di Tito Boeri
In tre anni il presidente si è fatto molti nemici. Emendamento del Pd per silularlo
C’è
un emendamento pronto del Pd per azzerare i vertici dell’Inps e mettere fine, in anticipo, al mandato del presidente Tito Boeri. Lo ha rivelato ieri Repubblica e la notizia non è arrivata certo inaspettata all’economista della Bocconi scelto tre anni fa dal governo Renzi.
DALLA CORTE DEI CONTI al ministro del Lavoro Giuliano Poletti, in tanti hanno chiesto una riforma della governance: viene considerato fallimentare questo assetto organizzativo che prevede l’accentramento sul presidente dei poteri di gestione, affiancato da un consiglio di indirizzo generale e da uno di vi- gilanza (il Civ), senza più un consiglio di amministrazione. Una riforma del 2010 che “non sembra, alla prova dei fatti, aver risolto i profili di problematicità del sistema di governo, anche nei rapporti tra gli organi dell'Istituto”, è il giudizio della
Corte dei conti qualche mese fa.
A queste contestazioni organizzative si sommano quelle personali. Tito Boeri è s t a t o scelto da Renzi ma con l’ex premier non è mai scattata la sintonia: Boeri si è mosso sempre con troppa autonomia per i gusti renziani, è intervenuto su temi divisivi come il ruolo degli immigrati nella sostenibilità del welfare, i vitalizi dei parlamentari, i voucher, ha usato l’immenso patrimonio di dati dell’Inps per produrre focus sugli argomenti dell’a ttualità, attivis m o n o n a pprezzato da tutti.
E la sua riorganizzazione interna, con un taglio delle direzioni generali da 48 a 36 gli ha prodotto una serie di altri nemici. Sono in tanti quindi a esultare per l’emendamento ispirato da Cesare Damiano del Pd, a lungo ostile a Boeri, che dovrebbe essere presentato alla legge di Bilancio (resta da capire se sarà giudicato ammissibile).
BOERI IN QUESTI ANNI non ha mai nascosto la sua disponibilità ad accettare modifiche alla governance. Ma l’emendamento non sembra incidere sui problemi che ha più volte segnalato: il Civ rimarrebbe un organismo ingovernabile, privo di un coordinamento e interlocutore complicato per il presidente su temi delicati come il bilancio de ll’ente, visto che ogni membro segue linee diverse. Quando al consiglio di amministrazione, indicare membri a tempo pieno con salari bassi (il costo totale della riforma è di 700.000 euro) rischia di innescare una selezione avversa: accetterà il posto solo chi non riesce a trovare di meglio e il presidente si troverà circondato da gente poco competente.
Con le elezioni incombenti, azzerare il vertice dell’Inps porterebbe quasi certamente a un commissariamento dell’ente per diversi mesi. Per Boeri continuare fino a febbraio 2019, la scadenza naturale del suo mandato, con così tanti nemici non sarà comunque un’impresa facile.
Meno potere Nella proposta di riforma torna il consiglio d’amministrazione con membri a tempo pieno