Tre anni dopo l’arresto di Carminati, ora i legali ci provano: nessuna banda
Roma veniva svegliata dal rumore delle manette
Sono
passati esattamente tre anni da quando, il 2 dicembre 2014, scattò l’operazione “Mondo di Mezzo”. Roma veniva svegliata dal rumore delle manette della retata voluta dalla Procura e Massimo Carminati veniva arrestato lungo il vialetto di casa a Sacrofano.
Da quel momento l’ex Nar è rimasto in cella, al 41 bis fino alla scorsa estate, mentre nell’aula bunker di Rebibbia il processo a quella che era chiamata Mafia Capitale è finito con una sentenza che nega la “mafia”. Non è stato riconosciuto, infatti, il 416 bis, ma l’esistenza di due associazioni semplici, una dedita al recupero dei crediti e l’altra alla corruzione della pubblica amministrazione.
MA IERI, 2 NOVEMBRE, oltre essere l’anniversario dell’operazione “Mondo di Mezzo”, scadevano anche i termini per presentare appello contro la sentenza di primo grado. Non solo i magistrati quindi – che ribadiscono l’esistenza di una sola associazione di stampo mafioso – ma anche gli avvocati di alcuni imputati hanno fatto ricorso. Come Alessandro Diddi, legale di Salvatore Buzzi, condannato a 19 anni di reclusione (per nessuno degli imputati è stata rico- nosciuta la mafia). Nel ricorso, l’avvocato chiede che il suo cliente venga assolto anche dal reato di associazione a delinquere semplice: “I due mondi – è scritto nel ricorso – quello del recupero dei crediti e quello degli appalti pubblici, sono nati separatamente e separati sono rimasti”.
PER I GIUDICI di primo grado, Carminati e Riccardo Brugia (ritenuto il suo braccio destro e condannato a 11 anni) hanno costituito l’elemento di contatto tra le due associazioni.
“Brugia – riporta il ricorso dei legali – è stato al più, l’accompagnatore di Carminati in alcune delle occasioni in cui questi si è recato in via Pomona”,“mai ha varcato la soglia di ingresso della coop 29 Giugno”, né – è scritto – è mai stato intercettato con Buzzi. Per la difesa, insomma, non c’è stato nessun accordo, ma ognuno ha perseguito “un proprio obiettivo senza avere cura di quello degli altri e senza che un bene comune, quello che in astratto dovrebbe costituire l’oggetto dell’associazione, sia stato da essi condiviso”.
Per esempio, continua il ricorso di Diddi, “Panzironi (ex ad di Ama, condannato a 10 anni di reclusione, ndr) ha agito per il suo tornaconto, costituito dall’arricchimento personale ( ... ), Luca Gramazio (ex consigliere regionale Pdl al quale è stata inflitta una pena a 11 anni, ndr) ha operato con la logica della sua affermazione politica. (. ..)”. Anche per la difesa di Carminati (condannato a 20 anni), rappresentata dai legali Giosuè e Ippolita Naso, non esiste alcune associazione a delinquere, né quella dedita all’usura né quella finalizzata alla corruzione: per i giudici di primo grado, l’ex Nar faceva parte di entrambe. I legali del “Nero” chiedono l’assoluzione anche per tutte le altre contestazioni. Queste le carte che finiranno sul tavoli dei giudici della Corte d’Appello.
Dopo la sentenza Oltre ai pm, anche gli avvocati hanno fatto ricorso. Il legale di Buzzi: “Non c’è reato associativo”