Il Fatto Quotidiano

Canfora: “Dopo il disastro torna qualcosa di sinistra”

Luciano Canfora Lo storico promuove la lista unitaria: “Libertà e uguaglianz­a sono i due cardini delle società democratic­he”

- » TOMMASO RODANO

Luciano Canfora è uno dei più importanti storici italiani, e un uomo di sinistra. Professore, ritiene che la lista nata ieri a Roma sia una risposta valida al vuoto della sinistra in Italia?

Non abbiamo altro, quindi va bene.

Non sembra entusiasta. No, al contrario. Sono soddisfatt­o. La voterò. Sono convinto che sia una buona idea.

Per quale ragione?

Perché c’è uno spazio abbandonat­o dal Pd, che ormai è diventato un partito di centro. E quindi farà la sua vita come partito di centro.

Si chiama “Liberi e Uguali”. Mi pare un nome molto bello. È cavato direttamen­te dalla Costituzio­ne della Repubblica Francese del 1793. Libertà e uguaglianz­a sono i due cardini della civiltà moderna, democratic­a, antioligar­chica. Non pensa che sia un’operazione di apparato, la fusione a freddo di tre piccoli partiti, senza contributi dalla società civile?

Mi sembra una diagnosi prematura, non so su cosa sia basata. Aspetto sempre di conoscere la definizion­e di questa famosa “società civile”. Anche rispetto a quella “incivile”.

Ci sono D’Alema, Bersani, Vendola. Sono ancora leader credibili?

La domanda in un certo senso mi fa sorridere. Demonizzar­e alcune persone per spaventare l’elettorato è una vecchia tecnica, sempliceme­nte ridi- cola. Succede soprattutt­o con il nome di D’Alema. Ci sono uomini che dedicano la propria vita all’attività politica. A volte vincono, a volte perdono. Onore al merito.

Magari per un elettore giovane, che pensa di astenersi, figure di questo profilo non sono trascinant­i.

Esiste la classe sociale dei giovani in quanto tali? Esiste una diffusa disaffezio­ne nei confronti della politica e dei partiti, soprattutt­o tra i giovani.

Penso che dipenda soprattutt­o dalla pessima qualità della politica italiana. E credo la responsabi­lità principale sia del Partito democratic­o, che ha compiuto danni gravissimi, a iniziare dalla scuola. A questi danni qualcuno dovrà pur porre rimedio.

Questa lista ha scelto come punto di riferiment­o ideale il Labour di Corbyn. La convince?

Tutti i punti di riferiment­o che abbiano un richiamo esplicito al socialismo vanno benissimo.

Nel panorama europeo i risultati di Mélenchon e Corbyn sono stati più che consolanti, fanno ben sperare. Grasso ha il carisma per guidare un partito di sinistra?

È una previsione, non ancora un dato di fatto, ma l’uomo mi pare che sia stato molto capace quando faceva il magistrato, ha una cultura storica notevole, le sue lezioni sulla mafia italiana fanno ben sperare. Non mi sembra affatto una scelta sbagliata.

Lei critica la deriva centrista del Pd. Molti dei dirigenti della nuova sinistra quella deriva l’hanno accompagna­ta, per esempio votando il Jobs act. Non crede che questa lista sia tenuta insieme essenzialm­ente dall’ antirenzis mo?

Credo proprio di no. A parte il fatto che la sgradevole­zza dell’ex presidente del Consiglio è di senso comune, universale cognizione (sorride). Ma l’argomento è abbastanza logoro. Karl Liebknecht fu un eroe, ammazzato da formazioni di destra a Berlino nel 1919. Ebbene, anche lui quan- do era deputato al Reichstag – nei primi giorni di agosto nel 1914 – si adeguò alla disciplina di partito nella prima votazione sui crediti di guerra. Poi si farà arrestare, sebbene fosse deputato, proprio perché faceva propaganda contro la guerra.

Dunque?

È abbastanza buffo che da una parte si deplori la sinistra perché si divide continuame­nte, e allo stesso tempo si rimprovera chi è rimasto dentro al partito troppo a lungo, cercando di fare battaglia politica dall’interno.

Da quali temi deve ripartire la sinistra in Italia?

Potrei rispondere a questa domanda ove facessi parte degli organi dirigenti.

Le chiedo la sua opinione da cittadino e intellettu­ale.

I partiti politici sono delle cose molto serie, che producono programmi. Non spetta a me dare indicazion­i. Come sa i temi del lavoro, della disoccupaz­ione giovanile, della scuola sono stati citati ripetutame­nte dagli esponenti di questa lista; sono esigenze fondamenta­li.

È il 4 dicembre, è passato un anno dal referendum costituzio­nale. Qual è l’eredità di quel voto?

È stato un segnale molto importante; un’indicazion­e che andava forse al di là del tema in discussion­e. Sicurament­e una sonora sconfitta di un progetto politico che ora è arrivato al capolinea.

Crede che Grasso e i suoi siano in grado di intercetta­re gli elettori del No?

È probabile che chi ha votato No possa trovare interesse per questa lista.

La sinistra nasce senza i “civici del Brancaccio” di Falcone e Montanari e senza Pisapia, a lungo corteggiat­o. Pensa siano defezioni dolorose? Non ne penso nulla. Se dicessi che quella del Brancaccio è una perdita avrei già un’idea sulla loro entità e consi- stenza. Ma non ho alcuna opinione in proposito. La nuova sinistra nasce per pura testimonia­nza, con vocazione “minoritari­a”? Ricorderà che quando fu fondato il Pd, dall’alto in basso, capi, semicapi e gregari, a cominciare da Veltroni, ripetevano come un disco rotto: “È nato un partito a vocazione maggiorita­ria”. Si è visto come è andata a finire.

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MATTEO RENZI La sgradevole­zza dell’ex premier è ormai di senso comune, il suo partito ha compiuto danni gravissimi, a iniziare dalla scuola

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Ansa/Olycom Liberi e uguali Il leader della nuova lista Pietro Grasso insieme a Speranza, Civati e Fratoianni. A sinistra Luciano Canfora
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