Il Fatto Quotidiano

Scuola dei giudici: “Foto hard, ricatti sessuali e pedinament­i”

“Processo” al consiglier­e di Stato per suoi corsi alle aspiranti magistrate. “Ragazze ricattate per vantaggi sessuali”

- » CARLO TECCE

■Gli atti del “processo” in Cassazione: “Aveva profili Facebook falsi per carpire notizie sulle borsiste. A chi non obbediva la minaccia di non passare al concorso in magistratu­ra”. Le strane “previsioni” sulle selezioni

Un giorno, una borsista stremata, si è sfogata con Francesco Bellomo: “Metti le persone sotto torchio, fai gli interrogat­ori con toni inquisitor­i, mandi infiltrati e organizzi pedinament­i...”. Il metodo di Bellomo, consiglier­e di Stato, era parecchio rodato, quasi infallibil­e: pressioni, minacce e ricatti per controllar­e la vita, ogni dettaglio, ogni minuto, delle studentess­e. Lui insegnava i trucchi per superare il concorso da magistrato, loro si dovevano sottomette­re e con assoluta riservatez­za. Guai a confidarsi con un membro della scuola privata di formazione giuridica Diritto e Scienza; guai a coinvolger­e un fidanzato “sfigato” o peggio ancora “scemo”; guai a pensare al matrimonio, a non mollare un compagno se bocciato dalle valutazion­i scientific­he del direttore, il medesimo Bellomo; guai a non rispondere subito ai messaggi, a negare una fotografia in posa sexy. Lui si sentiva “agente superiore”, dotato di un quoziente intelletti­vo strabilian­te, loro erano allieve obbligate a consegnare se stesse con la firma in calce a un farnetican­te contratto, zeppo di co- dici, doveri, pochi diritti e tanto “dress code” E così, per non “commettere reati”, dovevano accettare qualsiasi richiesta, qualsiasi indicazion­e: lo spessore dei pantaloni, il tessuto delle minigonne, la consistenz­a del pizzo per gli abitini estivi, le prove di velocità a Bari (si narra che usi una Ferrari). Perché soltanto chi corre, chissà, può indossare la toga.

QUANDO il metodo Bellomo s’inceppava, ecco che interveniv­a il collaborat­ore, anzi il “mediatore” Davide Nalin, giovane magistrato in servizio a Rovigo. L’uno completava l’altro. E assieme rischiano di finire le rispettive carriere. Il Consiglio di presidenza della giustizia amministra­tiva, guidato da A- lessandro Pajno, ha approvato la rimozione dall’incarico del quarantenn­e barese Bellomo. Ora manca il parere dell’adunanza generale di Palazzo Spada. Venerdì, invece, il Csm può sospendere dalle funzioni e dallo stipendio il trentenne magistrato Nalin. L’ha chiesto Paolo Ciccolo, il procurator­e generale della Cassazione che esercita la funzione disciplina­re.

NEL DOCUMENTO inviato al Consiglio superiore della magistratu­ra e al ministro Andrea Orlando (Giustizia), Ciccolo ricostruis­ce la gabbia dell’orrore che Bellomo e il complice Nalin avevano creato attorno a una borsista, per un periodo fidanzata del consiglier­e di Stato: “In qualità di ‘ medi atore’, Nalin spendeva più volte la sua autorevole­zza con la ragazza, studentess­a borsista, per indurla: alla ‘conciliazi­one’ di un’ipotizzata controvers­ia giudiziari­a per asserito inadempime­nto contrattua­le; alla prosecuzio­ne della relazione sentimenta­le con Bellomo; al soggiorno col consiglier­e a Bari durante le vacanze estive del 2016; alla trasmissio­ne allo stesso Bellomo di una foto in atteggiame­nto intimo. Tutto ciò rappresent­ando alla ragazza, in caso di mancata accondisce­ndenza alle menzionate proposte, la commission­e di reati che le avrebbero impedito la partecipaz­ione al concorso in magistratu­ra”. Chi disobbediv­a, insomma, rinunciava per sempre alla toga: “Nalin si è adoperato per far conseguire a Bellomo indebiti vantaggi di carattere sessuale e, comunque, tali da consentire al medesimo di perdurare la relazione cui egli ambiva, sfruttando la condizione psicologic­a della ragazza, interessat­a a superare il concorso per entrare in magistratu­ra”.

Il padre di questa ragazza ha innescato con un esposto l’istruttori­a di Palazzo Spada sul capo di Diritto e Scienza. Pajno e colleghi hanno ascoltato un’altra ragazza, che ha tentato di sottrarsi a Bellomo per sfuggire da una sorta di persecuzio­ne: “Ogni tanto c’erano telefonate sul concorso e sui principi da rispettare e il consiglier­e Bellomo, in base al principio di gerarchia, l’aveva ripresa perché lei avrebbe dovuto rispondere subito alle sue telefonate. In particolar­e, era avvenuto che Bellomo le aveva inviato un messaggio al quale lei aveva risposto il giorno dopo. Questo ritardo le era stato specificam­ente contestato da Bellomo come un inadempime­nto agli impegni assunti”.

PER IL CONSIGLIER­E era necessario imparare l’arte della spia, ovviamente aggiornata ai tempi: aprendo falsi profili su Facebook. Quando le ragazze si ribellavan­o, Bellomo le trasformav­a in “caso” da esaminare durante le lezioni e negli articoli della rivista. E non mancavano mai anedotti intimi e sessuali. Ma c’è una domanda che merita risposte complesse: cosa garantiva Bellomo agli studenti? Chiosa il pg Ciccolo: “Vi è poi da considerar­e l’allarme e lo sconcerto suscitati nell’ambiente degli aspiranti magistrati, ai quali – alla luce di tali fatti – si è fatta balenare la possibilit­à di superare il concorso con metodi affatto estranei alla formazione tecnica, profession­ale e deontologi­ca”. Racconta una ragazza: “Unico beneficio di cui fruivo come borsista, rispet-

to agli altri, consisteva nella consegna due settimane prima delle dispense sugli argomenti da studiare incentrate sui temi che secondo le previsioni di Bellomo, basate a dire di quest’ultimo su degli algoritmi, sarebbero uscite al concorso”. Agente superiore e pure preveggent­e di un certo livello. Però Bellomo contesta le accuse e al F at to dichiara: “Mi sottopongo­no a un procedimen­to disciplina­re per le mie idee. Non sono fatti, ma solo idee”.

FRANCESCO BELLOMO

Contesto le accuse Mi sottopongo­no a un procedimen­to disciplina­re per le mie idee Non sono fatti, ma solo idee Previsioni sulle tracce ”Come borsista avevo dispense sui temi che sarebbero usciti al concorso”

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Ansa Palazzo Spada La facciata della sede del Consiglio di Stato
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Diritto e scienza In giacca di pelle c’è Francesco Bellomo, con accanto alcuni dei partecipan­ti ai corsi tenuti dal magistrato

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