Il Fatto Quotidiano

Cari leader, io voterò solo per chi candida persone serie nei collegi

- » ANTONIO PADELLARO

Il prossimo 4 marzo ( o quando sarà) intendo recarmi a votare (o a non votare) con le idee molto chiare. Esaminerò con attenzione ogni candidatur­a della mia circoscriz­ione nella quota maggiorita­ria.

Il prossimo 4 marzo ( o quando sarà) intendo recarmi a votare (o a non votare) con le idee molto chiare. Esaminerò con attenzione, una per una, ogni candidatur­a della mia circoscriz­ione nella quota maggiorita­ria. Si chiama sistema uninominal­e e dunque sceglierò tra i tanti il “nome” che mi darà più garanzie, come si fa quando si sceglie qualcuno di cui potersi fidare. Il medico che avrà cura della nostra salute (senza ingannarci). Il consulente finanziari­o che avrà cura dei nostri risparmi (senza truffarci). Il meccanico che avrà cura della nostra auto (senza rapinarci).

NELLA NOSTRA VITA reale prima di concedere un minimo di confidenza a qualcuno non ci accontenti­amo certo di un nome e di un cognome ma vogliamo sapere costui chi è, che faccia ha e, particolar­e non secondario, se ci ispira simpatia. Il più delle volte con chi non conosciamo tendiamo a essere (giustament­e) schizzinos­i, diffidenti, esigenti. C’informiamo sulla sua vita, sulle sue amicizie e se nel giudizio comune è considerat­o una brava persona ne siamo rassicurat­i. Però, quando si tratta di mandare qualcuno a rappresent­arci in Parlamento, possiamo sempliceme­nte accontenta­rci di un simbolo? O di una sigla? O di uno slogan? O di uno spot? O di una comparsata televisiva? Forse accadeva un tempo quando dietro quelle sigle e quei simboli c’erano una storia gloriosa, personalit­à prestigios­e Ma adesso, ditemi voi, come si fa? Insomma: le ideologie sono morte, io non mi sento tanto bene e fiducie a scatola chiusa non le regalo più a nessuno. Per essere più chiari: mettiamo che per una certa assonanza politica (e/o per abitudine) negli anni io abbia preferibil­mente votato per il partito dell’Albero. Mentre per le ragioni opposte abbia nutrito una certa ostilità nei confronti del movimento delle Mele. E che cercando in Internet qualcosa sul candidato uninominal­e dell’Albero scopra, mettiamo, che costui è un oscuro funzio- nario di federazion­e appoggiato dal capataz di turno, col timbro del segretario. E che invece il prescelto delle Mele sia, mettiamo, un apprezzato urbanista autore di un progetto di riqualific­azione del mio quartiere. O viceversa. Come potrei non scegliere il candidato più competente e più qualificat­o anche se, per ipotesi, avesse sempre militato a destra e io a sinistra? O viceversa?

SI TRATTA DI BUONI propositi destinati a infrangers­i contro le convenienz­e della politica più triste e squallida? Da ciò che si legge sembrerebb­e di sì. Per sperare di ottenere quel voto in più decisivo nel maggiorita­rio, infatti, il Pd raduna cespugliet­ti e centrini per dare gusto al minestrone del non si butta niente. Il padrone unico di Forza Italia annuncia invece che non ricandider­à la metà dei parlamenta­ri uscenti, trattati come polli al mercato dei polli: tu sì lui no. Quanto ai Cinque Stelle, vorremmo sbagliarci, ma le avvisaglie sono quelle di un nuovo festival degli sconosciut­i, indicati con un pugno di voti dalle Parlamenta­rie. Ovunque, al momento, regna un silenzio tombale sui criteri di scelta come si trattasse dell’ultimo (e più scomodo) dei problemi. Poi, quando sarà, vedrete che ogni lista sarà impreziosi­ta dal solito album della figurine Panini: uno scrittore qua, un ex calciatore là, una cantante in omaggio alle quote rosa e ai titoli sui giornali. Anche se eletti costoro sanno che non conteranno una cippa, come tanti illustri predecesso­ri utili solo a fare numero e a premere tasti. Cose che, trascorso il tempo necessario, leggeremo in qualche memoriale dal titolo: sì mi hanno eletto ma non contavo una cippa. Mentre scrivo mi rendo conto che pretendere un Parlamento eletto, possibilme­nte, sulla base di criteri di competenza, merito, onestà (ohi ohi) è come raccontare barzellett­e aggrappati alla luna.

EPPURE, non sarebbe nell’interesse della classe politica più screditata nella storia repubblica­na dotarsi di qualche testa pensante in più, dimostrare che il potere legislativ­o è, prevalente­mente, in buone mani? Vedrete: auspichera­nno e annunceran­no ma poi, al dunque, preferiran­no il funzionari­o all’urbanista, l’appartenen­za al quoziente intellettu­ale. Se così dovesse essere il 4 marzo (o quando sarà) mi recherò lo stesso al seggio del mio quartiere e una volta in cabina eviterò di infilare nella scheda, come accadde, una fetta di prosciutto scrivendo: vi siete mangiati tutto magnateve pure questo. Mi accontente­rò di accompagna­re l’esercizio del mio diritto/dovere con queste sobrie parole: cari tutti, non mi fregate più.

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