Il Fatto Quotidiano

B. e Ue vogliono Gentiloni pure dopo le elezioni

“Affari correnti”? Il Colle vuole che l’esecutivo resti al suo posto con la maggiore legittimaz­ione possibile: ecco cosa sarà autorizzat­o a fare in caso di impasse post-urne

- » WANDA MARRA E MARCO PALOMBI

La soluzione elaborata al Colle ha motivazion­i esplicitam­ente istituzion­ali e un retropensi­ero decisament­e “politicist­a”. Perché Mattarella sta tutelando il governo Gentiloni al punto da sconsiglia­rgli, nonostante gli impegni presi, di approvare la riforma della cittadinan­za ( Ius soli) sul cui voto rischia di finire sfiduciato? Perché ha elaborato un percorso per l’arrivo alle urne che prevede, seppure lo scioglimen­to delle Camere avverrà in leggero anticipo rispetto alla scadenza naturale, che l’esecutivo non si dimetta? Si potrebbe dire, come per molte altre cose, che ce lo chiede l’Europa, nel senso che sono gli impegni europei a imporre al Paese, secondo il Quirinale, un governo politicame­nte legittimat­o per quanto in carica “per il solo disbrigo degli affari correnti” come da prassi costituzio­nale (e qui il retropensi­ero politicist­a per cui un governo non dimissiona­rio, né sfiduciato è più forte).

COSA TEME Sergio Mattarella? Quello che è quasi inevitabil­e a sondaggi correnti, e cioè che il risultato delle elezioni impedisca al prossimo Parlamento di formare una maggioranz­a. E così si torna a Gentiloni, che in caso di impasse rimarrebbe appunto in carica per “gli affari correnti”: Mattarella darà di questi “affari”– di cui non esiste, va detto, una definizion­e univoca e “legale” – un’interpreta­zione estensiva. Ad esempio, a fine novembre è arrivata a Roma la letterina del vicepresid­ente della Commission­e Ue Valdis Dombrovski­s che ritiene che cinque Paesi tra cui l’Italia siano a rischio di inadempien­za del Patto di Stabilità e Crescita e dunque dovranno “adottare le misure necessarie ad aggiustare il loro percorso di bilancio”. In sostanza, Bruxelles ritiene che serva una manovra correttiva da 0,3 punti percentual­i sul deficit (in soldi fa circa 5 miliardi di euro) e si esprimerà in merito “nella primavera del 2018”.

A marzo insomma, subito dopo il voto, l’Italia dovrà probabilme­nte sacrificar­e qualcosa sull’altare del rigore Ue e, in caso di probabile impasse post-elezioni, saranno Gentiloni e Pier Carlo Padoan a firmare il relativo decreto di fronte al prossimo Parlamento: d’altronde i nostri impegni europei, dirà il Colle, sono inderogabi­li e, come tali, il governo in carica deve darvi corso. E non solo: nell’ambito del “semestre europeo”, l’attuale esecutivo potrebbe – sempre tra gli “affari correnti” – scrivere pure il Documento di economia e finanza (va consegnato a Bruxelles entro aprile) e disegnare così la manovra d’autunno per il 2019.

Affari parecchio correnti, che non si limitano ai conti pubblici. In questi ultimi giorni di legislatur­a, ad esempio, Gentiloni dovrebbe fare una tornata di nomine. Giuseppe Vegas, presidente della Consob, scade domani (vacante anche un posto da commissa- rio); il capo dei Carabinier­i Tullio Del Sette il 15 gennaio; il capo di Stato maggiore dell’Esercito, Danilo Errico, il 25 gennaio. Se si arriva all’accordo politico, si procederà nell’ultimo Consiglio prima di Natale, ma sarà comunque Gentiloni a farle anche se dovessero slittare. Per i commissari Consob serve un parere obbligator­io, ma non vincolante, da parte delle commission­i parlamenta­ri competenti entro un mese (possono riunirsi anche a Camere sciolte). In ballo anche la nomina del presidente della Corte dei Conti, Arturo Martucci, che va in pensione a fine anno.

Certo, se Gentiloni dovesse continuare a governare anche dopo le elezioni, la lista dei nominandi potrebbe allungarsi: ad aprile scadono anche i vertici di Polizia (Franco Gabrielli) e Servizi (il capo dell’Aisi Mario Parente). E poi ci sono le società pubbliche: vanno in scadenza tra poco Cassa Depositi e Prestiti, Ferrovie dello Stato e Vitrociset. Il premier non dovrebbe metterci mano, ma se è ancora lì...

VISTO che la legislatur­a è finita continuerà invece a essere vacante il posto da giudice costituzio­nale di nomina parlamenta­re lasciato libero da Giuseppe Frigo. Stesso dicasi per i due componenti del Consiglio di presidenza della Cor- te dei Conti, di due componenti del consiglio di presidenza della Giustizia amministra­tiva e di due della giustizia tributaria. Erano all’ordine del giorno della Camera ieri: sono spariti. In Parlamento in questi ultimi dieci giorni si farà ben poco: oltre all’approvazio­ne della legge di Bilancio, questo Parlamento approverà il biotestame­nto. In Senato, in calendario c’è ancora il nuovo Regolament­o, la legge sulla protezione dei testimoni di giustizia e quella in favore degli orfani di crimini domestici. E infine lo Ius soli, che non si farà. Tanto più che neanche Mattarella lo vuole.

E poi le nomine... Vertici in scadenza per Consob, Esercito, Carabinier­i, Polizia, Servizi e partecipat­e

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LaPresse Giuramento I ministri del governo Gentiloni nel giorno dell’insediamen­to e il presidente Sergio Mattarella
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