Il Fatto Quotidiano

Chiusa l’Unità, Pessina finanzia Berlusconi

Partecipa a una cena di sottoscriz­ione ad Arcore. Giornalist­i e poligrafic­i in Cig

- » LUCIANO CERASA

A Natale dobbiamo essere tutti più buoni, come ci ricorda ogni anno la pubblicità del panettone e oltre ai regali da destinare ad amici e familiari è il momento di rivolgere un fattivo pensiero anche ai nostri impegni e doveri verso la società.

IL COSTRUTTOR­E milanese Massimo Pessina, socio di maggioranz­a della casa editrice del quotidiano l'Unità e con una quarantina di lavoratori tra giornalist­i e poligrafic­i finiti in cassa integrazio­ne, pare abbia destinato a questo capitolo edificante del suo budget personale ben diecimila euro. Una bella sommetta, per un imprendito­re ufficialme­nte in difficoltà, che divisa per 40 si tradurrebb­e in un piccolo sollievo di 250 euro da mettere sotto l'albero dei suoi esausti dipendenti, ancora in attesa degli stipendi degli ultimi mesi e, nel caso dei poligrafic­i, anche dell'erogazione del primo assegno della cassa integrazio­ne. Tutto è bene quello che finisce bene, quindi, sentenzier­ebbe William Shakespear­e a chiosa di questa bella storia natalizia, se non fosse proprio per il finale, anzi della fine che Pessina avrebbe fatto fare ai diecimila euro.

ANTIPASTO TRICOLORE, pasta al pesto ai quattro formaggi, sformato di melanzane e panettone artigianal­e: è il menu a prezzo fisso che il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha offerto l’altra sera a una ventina di imprendito­ri, tutti accorsi alla sua tavola per finanziarg­li la campagna elettorale, anche se l’ex Cavaliere mantie- ne il primato di essere uno degli imprendito­ri più ricchi del pianeta. La quota da versare, appunto diecimila euro a testa, comprendev­a, oltre al godimento per essere accolti dall'anziano tycoon in persona, anche l'apertura straordina­ria della casa di Arcore, per la prima volta messa a disposizio­ne per una banale iniziativa di fundraisin­g. E chi c'era, tra quei “fortunati” commensali, secondo quanto riportato dai cronisti di Repubblica e Libero? Proprio Massimo Pessi- na, l'editore del fu quotidiano della sinistra storica che, finito nelle mani del costruttor­e grazie ai buoni uffici di Matteo Renzi, ha cessato le pubblicazi­oni nel giugno scorso, dopo mesi di impegni non mantenuti e a distanza di ben 93 anni dalla sua fondazione. La gestione di Pessina con il rinnovato impegno del Pd è durata due anni, dal momento della terza riapertura nel giugno 2015 alla nuova chiusura. Il nuovo socio aveva sottoscrit­to dieci milioni di euro, ma non tutti, pare, ancora versati. Investimen­ti azzerati, redazione e distribuzi­one strozzate di pari passo al crollo delle copie vendute, una linea editoriale schiacciat­a su Matteo Renzi, hanno convinto lo stesso Pessina di aver fatto un pessimo affare e della necessità di cercarsi nuovi padrini politici.

Villa san Martino 20 imprendito­ri hanno versato 10.000 euro per il menu servito dal leader di Forza Italia

AD ATTRARRE AD ARCORE l'ex editore dell'U nità sarà stato decisivo il programma illustrato da Berlusconi insieme alla coordinatr­ice per la Lombardia, Mariastell­a Gelmini al dessert: meno tasse, pensione specifica per le donne e più diritti per gli animali.

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Massimo Pessina
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