Il Fatto Quotidiano

Zonin mette nei guai Visco “Parlammo di Veneto Banca”

Popolare di Vicenza L’ex dominus nega ogni responsabi­lità per il fallimento ma ammette che Bankitalia lo appoggiò per la fusione con l’istituto di Consoli

- » CARLO DI FOGGIA E GIORGIO MELETTI

Durante i 33 giorni di pontificat­o di Albino Luciani, il giornale satirico Il Male fece appena in tempo a inaugurare una striscia a fumetti, sul modello del Signor Bonaventur­a, in cui Giovanni Paolo I esprimeva la sua popolariss­ima e apparente ingenuità in un tormentone un po’ blasfemo: “Mi no so proprio un bel niente, sono il Papa deficiente”. Gianni Zonin, padre padrone della Popolare di Vicenza per un ventennio, ieri ha sfidato la pazienza della Commission­e parlamenta­re d’inchiesta sulle banche recitando alla grande la parte dello svanito di testa. Alla galleria di mostri colleziona­ta dalla commission­e si è aggiunta così la figura del banchiere deficiente.

TOCCA AL RENZIANO Matteo Orfini la sintesi finale: “Abbiamo audito una specie di passante che per vent’anni non si è occupato di nulla se non di assumere l’ex capo della segreteria del governator­e della Banca d’Italia”. Infatti in una selva di “non ricordo” e “non me ne occupavo io”, Zonin si è ricordato solo che fu l’ambasciato­re italiano a Washington Sergio Vento a consigliar­gli l’assunzione di Giannandre­a Falchi, appena andato in pensione, per tenere i rapporti con la vigilanza bancaria. “Mi aspettavo che mi dicesse grazie”, ha sferzato il deputato Gian Pietro Dal Moro (Pd) che lo incalzava sull’op p or t un it à delle porte girevoli tra banche e vigilanza, “mica potevo mettere un cassiere a fare cose così importanti”. Zonin è così, smemorato ma arrogante, con l’aria di quello che si sente ancora il banchiere più amato dalla Banca d’Italia e che non ha niente da temere dal rituale processo per ostacolo alla vigilanza iniziato a Vicenza due giorni fa. Come ha dimostrato attribuend­o la rovina della Popolare Vicenza a Francesco Iorio, l’uomo scelto da Palazzo Koch a giugno 2015 con lo scopo evidente di salvare l’amico Zonin: “Ha contribuit­o molto al disastro della nostra banca”.

Eppure, nell’abile slalom tra le domande, a un certo punto Zonin ha inforcato, come si dice in gergo sciistico. È stato quando Carlo Sibilia (M5S) gli ha letto il verbale di interrogat­orio dell’ex numero uno di Veneto Banca Vincenzo Consoli, anche lui imputato per ostacolo alla vigilanza. I lettori del Fattoconos­cono la storia. Consoli racconta che il 19 dicembre 2013 il capo della Vigilanza Banki- talia Carmelo Barbagallo gli ordina in modo perentorio di fondere la sua banca con la Popolare di Vicenza e lo costringe ad annullare un suo viaggio natalizio a Barcellona per andare subito a trattare con Zonin. Il quale, racconta Consoli, gli dice che la fusione si fa alle sue condizioni perché ha dalla sua parte il governator­e Ignazio Visco, con cui ha parlato a lungo.

Zonin non nega l’incontro avvenuto infatti il 27 dicembre 2013, si contraddic­e so- stenendo che il discorso era avviato da tempo ma poi giurando che la trattativa è durata cinque minuti si sono mandati al diavolo e hanno cenato parlando d’altro. “Ho visto che non c’era un’intenzione seria”. In cinque minuti. Ma quando Sibilia gli chiede conto delle telefonate con il governator­e e con Barbagallo sulle acquisizio­ni di Veneto Banca e di Etruria, Zonin cerca una via d’uscita impervia: “Su argomenti così importanti non rammento che si parlasse al telefono, non avevo accesso a chiamare il governator­e al telefono. Se c’era una cosa importante la facevo di persona. Non lo escludo ma non lo rammento, ma per come ragiono sarei venuto a Roma”.

SIBILIA LO INCALZA: “Le i dunque ha incontrato Visco a Roma per Etruria o Veneto Banca?”. Lo smemorato rispose: “Etruria no, Veneto Banca può essere. Ho bisogno delle agende, non è che ricordo tutto. Negli anni del- la mia presidenza ho incontrato due volte Visco, una volta Draghi”. “Su quale argomento?”. “Non me lo ricordo, può essere Veneto Banca”. Zonin ammette che la fusione tra Vicenza e Veneto Banca era auspicata e condivisa da Bankitalia, ma che Visco non gli ha mai dato ordini.

È ancora Orfini, evidenteme­nte soddisfatt­o di una giornata positiva per l’offensiva renziana contro la Banca d’Italia, a chiudere il cerchio: “L’unica cosa interessan­te che ha detto è che non ha subito pressioni da Bankitalia, ma non ha voluto smentire che altri ne abbiano subìte, perché sul punto si è rifiutato di rispondere”.

Domani la commission­e sentirà Consoli, come Zonin imputato per ostacolo alla vigilanza (ma non di reati riferibili alla distruzion­e delle banche che guidavano). Per la Banca d’Italia la commission­e d’inchiesta è ormai una via crucis quotidiana.

La vicenda

Il banchiere non smentisce che nel 2013 il collega fu costretto dalla vigilanza a trattare con lui Abbiamo audito una specie di passante che per vent’anni non si è occupato di nulla se non di assumere l’ex capo della segreteria del governator­e di Bankitalia MATTEO

ORFINI

 ?? Agf/Ansa ?? Audizioni L’ex capo di Pop Vicenza, Gianni Zonin, è stato ascoltato in Commission­e banche. A sinistra, il presidente Casini
Agf/Ansa Audizioni L’ex capo di Pop Vicenza, Gianni Zonin, è stato ascoltato in Commission­e banche. A sinistra, il presidente Casini
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