Rifiuti venduti come merce: perquisizioni all’Ilva
▶UN TRAFFICO
illecito di rifiuti pericolosi, messo a punto per risparmiare sui costi di smaltimento e, in alcuni casi, fare profitti a scapito della sicurezza. Meccanismo portato avanti da un’organizzazione criminale, finita nel mirino dei carabinieri forestali coordinati dalla Dda di Firenze. Gli indagati, 13 in tutto, sono accusati di associazione per delinquere e traffico illecito di rifiuti. Le aziende finite nel registro degli indagati sono sette, tra cui le acciaierie Aferpi di Piombino (Livorno), al momento al centro di una crisi. Toccata anche l’Ilva di Taranto, perquisita sebbene non indagata. Le perquisizioni e le ispezioni sono state effettuate in Campania, Lombardia, Liguria, Lazio, Puglia e Toscana. Tra gli indagati i titolari delle aziende, ma anche intermediari che avrebbero proposto alle ditte lo smaltimento low cost: personaggi attivi nelle province di Firenze, Livorno, Taranto, Brescia e Bergamo. I rifiuti ferrosi o legati al comparto delle acciaierie venivano dichiarati non pericolosi per evitare i costosi trattamenti. In alcuni casi si arrivava perfino a negare la loro natura di rifiuti, facendoli passare per materie prime o semplice merce, buona per essere venduta ricavando un guadagno.