Il Fatto Quotidiano

Le casette dei terremotat­i non reggono: col gelo scoppiano i boiler dell’acqua calda

- » SANDRA AMURRI

UN ALTRO NATALE sta per arrivare, il secondo dopo le devastanti scosse che ad Arquata del Tronto, il Comune marchigian­o più colpito, hanno ucciso 51 persone, ma Gesù Bambino nascerà ancora tra macerie non rimosse e disagi. Seppure quasi tutti gli sfollati siano tornati a vivere nelle 205 casette, per loro sembra non esserci pace. Le temperatur­e che di giorno sono di 2 o 3 gradi, di notte scendono fino a 8 gradi sotto lo zero e i boiler che vanno a energia solare, allestiti sui tetti, non reggono al gelo e scoppiano. “Forse credevano che Arquata fosse un Comune della costa adriatica e non hanno isolato i tubi”, è l'amara battuta del sindaco di Arquata del Tronto, Aleandro Petrucci. Tutte le rifiniture sono da ultimare. Le caldaie si bloccano, non funzionano gli scarichi dei sanitari. La Protezione civile ha attivato un numero verde dove far confluire le innumerevo­li lamentele. “Ci hanno promesso che faranno al più presto una revisione generale ma il tempo stringe, la neve tornerà a cadere e tutto diventerà più complicato. Le persone non ne potevano più di stare negli hotel della costa, sono volute tornare a tutti i costi. Ora, poverette, con cacciaviti e tenaglie cercano di aggiustare come possono quello che non funziona. Siamo ancora in trincea. Bisogna far ripartire la vita. Allestire dei centri di aggregazio­ne dove gli anziani possano ritrovarsi a giocare a carte, a fare due chiacchier­e”, spiega Petrucci che annuncia l'apertura, non ancora ufficiale, della fabbrica della Tod's che occupa 50 giovani: ”Non ci sono negozi, per comperare i generi di prima necessità, si deve andare ad Acquasanta che dista 10 km da qui e per gli anziani è un problema”.

La situazione è identica a Visso, in provincia di Macerata. Ne sanno qualcosa Andrea ed Elisa Carloni, genitori di una bambina di 7 anni e di un neonato che un giorno rientrando nella loro casetta hanno visto il boiler sul tetto spruzzare acqua come fosse una fontana, il gelo aveva fatto saltare le guarnizion­i e sono riamasti senza acqua calda. Ora vanno avanti con quella della caldaia che crea comunque problemi. Per ora sono solo 40 le casette consegnate, su sette agglomerat­i di Sae ne sono stati consegnati solo due; gli altri, assicurano, saranno pronti per Natale, neve permettend­o. “Ora hanno disattivat­o i boiler, fino a primavera, usiamo la caldaia a metano, ma quando arriviamo a meno 10 il rischio di restare senza acqua persiste perché si gela il tubo che esce fuori dalla terra di circa 7 cm”, racconta allargando le braccia Alessandro Morani, titolare di un negozio di telefonia che per oltre un anno ha vissuto nella roulotte. I commercian­ti che vendono salumi e formaggi sperano che per Natale riaprano la Val Nerina, la strada di congiungim­ento con l'Umbria e con Roma per permettere ai turisti di arrivare.

Ad Amatrice, nel Lazio, il “comitato 3.36” denuncia che le porte d'ingresso delle casette sono state montate con l'apertura verso l'esterno e non verso l'interno così quando la neve raggiunger­à il metro di altezza, le persone resteranno chiuse dentro.

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Imbiancate Le casette montate a Visso (Macerata) per i terremotat­i, a destra uno dei boiler già rotti dal gelo

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