Il Fatto Quotidiano

Autoritari­smo Italia, quanto è trendy e dannoso il paragone tra fascismo e Pci

- ALBERTO AIROLA A. PA. FRANCESCO BALDINI FABRIZIO D’ESPOSITO ALESSANDRO MARCIGOTTO MASSIMO MARNETTO FQ

Ho molto apprezzato l’intervento di Antonio Padellaro sulla satira in Rai. Per questo vorrei ricordare quanto successo poche settimane fa in commission­e di Vigilanza durante l’audizione di Mario Orfeo. All’attuale dg ho chiesto conto della scomparsa della satira dopo l’addio di Gazebo . Lui ha risposto così: “Ci sono gli artisti che fanno satira: Luca e Paolo, qualcuno di quelli che c’era prima tornerà, lo rivedremo in qualche programma. La satira è trasversal­e in tutti i programmi. Che vuol dire programma di satira? Onestament­e Zoro faceva d el l ’ informazio­ne. C’erano dei giornalist­i a Gazebo ”.

Ho fatto presente che fare satira non significa fare il clown, ma evidenteme­nte Orfeo non capisce, anzi non vuole capire. “Ci sarà la satira trasversal­e – ha spiegato – in tutti i programmi. Va bene ? In questo modo, non sta da una parte sola, ma sta dappertutt­o. Più satira per tutti...”, queste le sue parole rintraccia­bili anche nel resoconto stenografi­co. Ora sono due le opzioni rispetto alla satira trasversal­e di cui parla Orfeo: ci sarà un artista di satira in ogni programma oppure l’intera programmaz­ione Rai sarà un unicum satirico che purtroppo di satirico non ha nulla.

Mi sembra di rileggere Il nome della rosa di Eco, dove un immaginari­o testo di Aristotele sulla commedia e sul riso, viene tenuto gelosament­e nascosto poiché rivela che il ridere denota comprensio­ne, mentre gli uomini non devono comprender­e ma restare ignoranti e se ridono assomiglia­no alle scimmie. Caro Padellaro, sarà una risata a seppellirl­i. Neppure ai tempi di Berlusconi la satira faceva tanta paura ai padroni del vapore. Anzi, dai fratelli Guzzanti alla banda di “Avanzi” alle vignette di Vauro, per ricordarne solo alcuni, la fioritura di talenti Rai era accompagna­ta dal favore del pubblico che, come si dice, non vedeva l’ora. A quei tempi i ruoli della politica e- NELLE ULTIME SETTIMANE leggiamo di queste iniziative antifascis­te con lo scopo dichiarato di controbatt­ere alle reminiscen­ze fasciste. Ho da obiettare sul fatto che queste iniziative pretendano di opporsi all’autoritari­smo, alla violenza, che generalmen­te si attribuisc­e al fascismo. Come vi sono questi fenomeni fascisti vi sono quelli comunisti. Le vessazioni commesse dai sindacati in particolar­e la Cgil, che trasformò la lotta sindacale in una guerra al lavoro e alla produttivi­tà, negli anni Settanta e Ottanta a danno della Fiat sono una delle circostanz­e più conosciute. È famosa la “marcia dei quarantami­la” cioè i dipendenti della Fiat non legati alla Cgil che stufi di tutte queste vessazioni commesse dai lavoratori aderenti alla Cgil che non permetteva di lavorare e produrre scesero in piazza e nelle strade di Torino per protesta. Perciò il comunismo in Italia c’è stato ed è stato un fenomeno oppressivo.

Un altro aspetto è legato al terrorismo che c’è stato in Italia. C’è stato il terrorismo dell’estrema destra , ma c’è stato anche quello dell’estrema sinistra, legato al Partito comunista italiano, come le Brigate rosse. Vi è stata la strage della stazione di Bologna, come vi è stato l’assassinio di Aldo Moro. Perciò se si vuole combattere un fenomeno negativo, è necessario abbandonar­e l’ipocrisia e le ideologie, sgombrare la mente da tutto ciò ed essere obiettivi. Altrimenti l'antifascis­mo è solo un luogo comune . GENTILE BALDINI, lasci perdere questo stucchevol­e e dannoso giochino di tirare in ballo il comunismo laddove si parla di fascismo. Per un motivo semplice: restringen­do il campo del Novecento all’Italia, la nostra bella Costituzio­ne è nata antifascis­ta grazie al contributo di tutte le culture politiche del secolo scorso, tra cui quella comunista. Il Pci ha fatto tanti e gravi errori ma non è mai stato rano ben distinti. C’era il potere che faceva e disfaceva, in maniera anche violenta (vedi l’editto bulgaro). E c’era l’opposizion­e che, appunto, si opponeva anche con gli strumenti della satira. Oggi con il potere “trasversal­e” hanno inventato la satira “trasversal­e”, che solo a parlarne fa venire tristezza. Pensano così di farla franca ma non hanno capito di essersi trasformat­i nella satira vivente di se stessi. Un pensiero li fa tremare: una risata ci seppellirà? Grazie. una forza oppressiva: Togliatti scelse da subito la via parlamenta­re, e non rivoluzion­aria, e i comunisti hanno pagato un altissimo tributo di sangue nella lotta al terrorismo e alle mafie (dire che le Br furono legate al Pci è un’orrida balla). Lei cita la Cgil: in Italia lo Statuto dei lavoratori è stato fatto solo nel 1970 e da poco il suo fondamenta­le articolo 18 è stato smantellat­o in nome delle post-ideologie. Dove sono le vessazioni? Sull’antifascis­mo odierno: quanti gridano contro le squadracce neofascist­e ignorano in malafede che il ritorno della destra nostalgica del Duce è stato battezzato da Berlusconi nel 1993. Da colui, cioè, che da pregiudica­to è diventato padre della patria e del sistema delle larghe intese con Renzi. Tutti noi dovremmo spiegare a Renzi e Boschi un concetto semplice e forse per questo difficile. Chi ha prestato i denari di Banca Etruria? Il Partito democratic­o? La direzione della Banca d’Italia? Rispostina difficile: la direzione della banca stessa ossia anche il padre della ex ministra. Ergo la Bankitalia non c’entra nulla con la vicenda dei soldi persi perché altrimenti a ogni operazione fatta allo sportello della banca avrebbe dovuto darne l’autorizzaz­ione. Altra vicenda è la mancata sorveglian­za.

Le iperbolich­e promesse di B. a cui la stampa dà credito

Avendo sempre promesso di tutto senza mai onorare qualcosa, l’anziano leader ci riprova ampliando il repertorio: via le tasse sulla prima casa, sulla prima auto, sulla prima impresa, sulla prima dentiera... Possibili detrazioni sulla prima I privilegi producono astensioni­smo. Perché distruggon­o la credibilit­à dei politici. La modifica dei vitalizi poteva essere un’occasione di riconcilia­zione tra popolo e potenti. Ma è stata mancata. Con l’aggravante del raggiro. Cioè, aver fatto finta di voler cambiare le cose, ma consumando i giorni ad arte, per poi dire che mancava il tempo non la volontà. Morale: il vitalizio non viene ricalcolat­o. Il tutto mentre la retribuzio­ne altissima dei parlamenta­ri continua a essere una variabile indipenden­te dalla loro credibilit­à. Quando manca una politica pulita, arriva la scabbia del neo-fascismo. I NOSTRI ERRORI

Nella scheda film accanto all’intervista a Monica Guerritore, pubblicata ieri, abbiamo scritto che La Lupa di Lavia è un film del ’66. Ovviamente si tratta della pellicola del ’96. Ce ne scusiamo con gli interessat­i e con i lettori.

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Ansa La Costituzio­ne De Nicola con De Gasperi e Terracini

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