“Non rinnego Brandon Walsh Erano tempi molto innocenti”
Jason Priestley, da domani su Fox Crime con la seconda stagione, svela il dopo “Beverly Hills”
Chiamarsi Jason e sentirsi Brandon. Essere identificati con un personaggio interpretato per molto tempo è destino comune a molti protagonisti dello showbiz , ma per il 48enne signor Priestley (protagonista della seconda stagione di Private Eyes, da domani in onda su Fox Crime alle 21.10) lasciarsi alle spalle il giovane Walsh di Beverly Hills 90210, che nei primi Anni 90 fece impazzire schiere di adolescenti di mezzo mondo, avrebbe potuto essere anche pericoloso oltre che difficile. Jason Priestley, negli Anni Novanta i ragazzi di Beverly Hills non che fossero più famosi di Gesù, come John Lennon disse dei Beatles nel 1966, ma poco ci mancava... Quanto è stato difficile lasciarsi alle spalle Brandon Walsh? Quando interpreti un personaggio fortemente iconico, per di più in uno showche ha fatto la storia di un decennio – dato il successo globale che ha avuto – uscirne indenni non è mai semplice. Per quanto mi riguarda, tuttavia, non ho mai passato periodi difficili per questo motivo. Insieme con Brandon sono cresciuto anch’io e mentre ero Brandon in Beverly Hills ho continuato a studiare e a progredire nel mio mestiere. Sapevo di non dovermene staccare lavorando contemporaneamente anche altrove per avere qualche chance, dopo, in questo mondo… Insomma, sono stato fortunato e lasciarmelo alle spalle non è stato difficile.
Parliamo della seconda stagione di Private Eyes...
Chi ha amato la prima serie si divertirà ancora di più. È sempre un tuffo nel passato, in quella forma di poliziesco tv Anni Settanta/ Ottanta con cui è cresciuta buona parte della mia generazione. Abbiamo cercato di ricreare quel senso di leggerezza tipico di quel tipo di show e penso che l’obiettivo sia stato raggiunto. Per il resto il rapporto tra Matt e Angie (Matt Shade, interpretato da Priestley, ex giocatore di hockey che cambia vita associandosi con Angie Everett, interpretata da Cindy Sampson, per formare una improbabile centrale investigativa, ndr) continuerà a essere al centro delle vicende. Apriamo con un episodio nel mondo delle corse automobilistiche – che sento particolarmente mio – di cui ho curato anche la regia. Secondo me questa seconda serie è più divertente della prima, vedremo cosa ne penserà il pubblico.
È un momento magico per la tv. Non crede che ci sia un rischio di sovrapproduzio-
ne, troppe serie? Troppe serie? Non credo, l’offerta è adeguata alla grande quantità di piattaforme in cui oggi possiamo consumare il prodotto, guardiamo la tv – o quello che è diventato – dovunque. E si consuma velocemente, dun- que c’è bisogno di quantità. Non vedo pericoli, ci stiamo divertendo, è un momento bellissimo per lavorare in tv.
Immagini di dover tornare dietro al macchina da presa per girare un episodio di Beverly Hills 90210 a m-
bientato nel 2017...
Non potrei girare nemmeno una scena. Beverly Hills appartiene a un’epoca molto, molto più innocente di quella odierna. Non potrebbe più esistere perché il mondo da allora è troppo cambiato. Viviamo in tempi molto più sofisticati e pericolosi, quindi anche più difficili da raccontare efficacemente. Progetti futuri, film o serie già in cantiere?
Per il momento no, però mi piacerebbe tornare a teatro e recitare Shakespeare, una passione che ho da quando avevo dieci anni. Adesso mi sto dedicando alla mia famiglia.
A proposito di famiglia, lei ha due figli: hanno mai visto Brandon?
No, non ancora. Non penso che glielo farò vedere. Perché? Non rinnegerà mica il passato?
Macché, il motivo è molto più semplice. Tempo fa ho partecipato a uno showche si chiamava The Wonderful Wayneys , sostanzialmente per bambini, dove io e Molly Ringwald eravamo una coppia di genitori. Ho fatto veder loro un paio di episodi e si sono annoiati a morte e non vedevano l’ora di tornare ai loro giochi. Mi sono sentito molto triste ( ride).
Jason Priestley: rimpiange i suoi vent’anni?
No, non li rimpiango affatto, no davvero. No.