“Arezzo è martire dei Boschi, basta con la ex ministra”
AlessandroGhinelli Il sindaco aretino di centrodestra accusa il “giglio magico” di aver distrutto la comunità: “Perché Firenze è rimasta illesa?”
EPiero della Francesca? E il Petrarca? E il crocifisso di Cimabue? Arezzo è irriconoscibile, svergognata per via di Banca Etruria, arrossisce tutti i giorni. La città etrusca, il luogo in cui l’oro dell’arte si coniuga a quello delle botteghe, è sulla bocca di tutta Italia e prende schiaffi a ogni ora. Rinchiuso nel Palazzo dei Priori c’è il sindaco Alessandro Ghinelli. Sessantatré anni, professore universitario di geotecnica e ingegnere, ha fregato per un soffio due anni fa al centrosinistra, ma sarebbe meglio dire al renzianissimo sfidante, la poltrona. È di centrodestra, lato nostalgia. Il suo babbo un fervente avvocato missino.
“Io lo so perché siamo in questa condizione. C’è un nome e un cognome che ha portato tante rogne a questa città: si chiama Maria Elena Boschi. Altro che luce, altro che spinta, i danni che ha procurato lei sono ineguagliabili”. Lo dice perché l’onorevole Boschi è stata una sua fiera avversaria?
Lo dico perché i fatti sono qui a testimoniare una condizione assurda. Arezzo, senza meritarselo, è divenuto crocevia d’affari melmosi. Arezzo ha perso la sua banca, che era un presidio civile per la comunità. Ha presente la chiesa, la stazione dei carabinieri, il farmacista? Ecco l’Etruria. Non una banca, ma il luogo in cui si depositavano i progetti di vita.
La banca non c’è più.
Che pena vedere smontare le insegne. E che dazio paghiamo al Giglio magico. Arezzo è il saldo negativo della loro incompetenza, è la città martire della loro disfatta. Meglio che la Boschi ci lasci in pace. Non si faccia più vedere in città. Se Montepaschi è viva, pur avendo cento o mille volte di più le responsabilità e i conti in rosso della nostra banca, è perché l’Etruria è stata mitragliata da Boschi&Company per ripulire il proprio vestito sporcato dalle accuse. Signor sindaco martire, perbacco.
Lo dico forte.
Ma Boschi è di Arezzo. Laterina, per la precisione. Avete goduto dei vantaggi e ora pagate il pegno del declino della classe dirigente. Mi elenchi i vantaggi. Qua niente si è visto prima, e solo orride vicende si sono scritte dopo. La conclusione è che Firenze, dove il cerchio si è stretto, è rimasta illesa. Arezzo, capitale della provincia toscana operosa, esce dalla fantasmagorica scalata al po- tere con le ossa rotte.
La Boschi ha frequentato il liceo in città, una delle più brave allieve aretine.
Ma la sua vita e la sua carriera si sono sviluppate altrove. E avremmo tutti piacere...
Avreste piacere?
Se ci lasciasse in pace. Sta facendo polpette di questa città.
La sua è acrimonia.
La ricordo all’inaugurazione del teatro Petrarca. Arrivò e rifiutò di stringere la mano al sindaco, che per dovere isti- tuzionale si era alzato e attendeva di porgere al ministro il saluto della città.
Vede? Questioni personali. No, questa è una minima clausola di stile.
Non addossi alla sottosegretaria le colpe di una città infiltrata dagli affari loschi e dalla massoneria, già sede sociale della P2, custode delle gesta di Licio Gelli. Che gli amministratori della banca abbiano fatto strame del diritto non c’è alcun dubbio.
Chissà quanti imprenditori hanno goduto dei soldi concessi per fratellanza.
Non dubito.
Qui si lavora l’oro. E c’è una proverbiale capacità aretina di produrre ricchezza nascondendola al fisco. Cosa vuol dire?
Voglio dire che in tanti avrebbero versato, e in contanti. Con la bancarotta tutti quei soldi in nero non si sono potuti nemmeno piangere pubblicamente.
Può essere.
Bisogna riabilitare Arezzo. Consegnarle l’obiettivo di guadagnare la palma d’or o della cultura. Piero della Francesca, Cimabue, le torri, le chiese. Questo è l’oro. Vedo che ha due Vasari che le tengono compagnia. Noti anche l’aggiunta personale: un’opera di Fortunato Depero, maestro del futurismo italiano.
Purtroppo Arezzo si è fatta traviare dai soldi.
Siamo nati mercanti. Dapprima mezzadri, poi artigiani.
Poi banchieri.
Non mi faccia pensare all’Etruria per favore.
Che dispiacere.
Un colpo al cuore.
A proposito, lei è ingegnere e progetta tunnel. Insegno geotecnica.
Sa chi mi ricorda? Lunardi, il ministro fantuttone. Cioè?
Non è che progetta e poi... Ma per chi mi ha preso?
Appunto.
Appunto.
Mps è viva, pur avendo mille volte di più i conti in rosso di banca Etruria: è tutta colpa della sottosegretaria e della sua compagnia