Banca Etruria Come il Giglio Magico ha imparato da B. il “che male c’è”
Cara Associazione italiana editori e cari ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, assessore regionale alla Cultura Lidia Ravera e assessore comunale alla Cultura Luca Bergamo, vorrei riferirvi le parole di alcuni clienti della mia libreria Nuova Europa I Granai nei giorni di dicembre nei quali si è svolta alla Nuvola la fiera “Più libri più liberi”.
Uno alla cassa: “Allora prendo questo, questo, ma questo lo tolgo perché lo compro a ‘Più Libri più Liberi’ visto che fanno il 20% di sconto”. E ancora. “Questa è la mia libreria, quanto siete bravi, quante cose fate”.
Le librerie come la mia sono aperte 358 giorni all’anno, impegnate a proporre la qualità e il massimo del pluralismo per la narrativa e la saggistica lasciando al lettore la sua libertà di scelta e di giudizio. Il lavoro di un anno intero, con l’ansia di quadrare i conti a causa del mercato asfittico, è sostenuto e addirittura consentito dal fatidico mese di dicembre, quando grazie al Natale finalmente si vende di più. Quel mese in cui anche chi non entra mai in libreria durante l’anno un saltino lo fa.
Quel mese che ti fa tirare il fiato per ricominciare il nuovo anno con eventi, cene insieme agli scrittori, gruppi di lettura, laboratori di ogni tipo e perché no anche uno di filosofia antica sulla felicità. E poi succede che si continui a scegliere proprio dicembre per lo svolgimento della fiera: le librerie subiscono una concorrenza impari sotto tutti i punti di vista, a cominciare dagli sconti praticati dagli editori grazie alla vendita diretta e quindi possibili solo da parte loro. Fra l’altro “Più libri più liberi”, che è la fiera nazionale della piccola e media editoria, ospita anche autori importanti, stranieri oltre che italiani, dei grandi gruppi editoriali.
So che il male non è la fiera in quanto tale, anzi so benissimo quanto sia importante ogni mezzo per la divulgazione e promozione della BASTA, NON SE NE PUÒ PIÙ. Telegiornali, media parlano continuamente del fallimento della Banca Etruria dove il padre della Boschi era vicepresidente. Sentita da chi didovere eda altre fonti, vedi ministro Padoan, quello che Maria Elena Boschi omette di dire è che tutti questi contatti ormai certificati, aventi la Banca Etruria come oggetto, avrebbero potuto procurarle anche guadagni materiali. Nel conteggio delle azioni familiari detenute dalla sua famiglia, nel caso i suoi contatti fossero andati a buon fine, la famiglia Boschi avrebbe potuto trarre vantaggio economico dalla fusione o dall’acquisto della banca: magari il fratello non si sarebbe licenziato e avrebbe fatto una brillante carriera, il padre avrebbe avuto più elasticità nel manovrare, dirigere i conti finanziari del territorio. Non sta ame giudicare, né tantomeno di preciso possiamo sapere cosa sarebbe successo se, con “i fatti esposti” dalla ministra a presidenti di gruppi bancari e allo stesso Vegas (che nega possibili interventi della Consob, per palese mancanza di competenze sul tema aggregazioni bancarie), le sorti di Banca Etruria fossero state modificate. Anzi dalle dichiarazioni di Vegas, capiamo che la ministra anticipò l’imminente nomina di suo padre a vicepresidente della banca aretina. Anche in questo caso la cronologia è sostanziale. IL SUO GIUDIZIO, caro Andrea, è totalmente condivisibile: non se ne può più. È incredibile davvero che i lavori di una commissione parlamentare d’inchiesta si siano polarizzati su una vicenda così semplice anziché su questioni molto più importanti. Che il comportamento della ministra Boschi fosse stato quantomeno improprio era già chiaro da sei mesi, con l’uscita del libro di Ferruccio de Bortoli che raccontava della richiesta a Federico Ghizzoni di Unicredit e con l’incontro a Laterina con i vertici di lettura, ma la mia libreria come tutte le altre non può competere con una fiera gigantesca. Siamo tutti sicuri che “Più libri più liberi” debba aver luogo a ridosso del Natale, fagocitando le vendite dell’unico periodo accettabile? Vorrei permettermi di invitare gli editori e le istituzioni che sostengono la fiera a riflettere sul cambiamento del periodo di svolgimento. Etruria e Veneto Banca rivelato dal Fatto. La responsabilità è degli strateghi (o dello Stratega) del Giglio Magico, che ha preso in ostaggio la commissione sperando che la ministra ne uscisse chissà come vincitrice. Tutto questo discutere sulle parole e sulle sfumature segnala solo che, sul conflitto d’interessi, il Giglio Magico ha fatto sua la cultura di Silvio Berlusconi. Non vogliono capire ciò che è chiaro a tutti gli italiani: un ministro non deve parlare con alte autorità dello Stato o grandi banchieri dell’istituto di cui il padre è vicepresidente, neppure per chiedere informazioni. Non deve parlarne e basta. Tutto il resto è comprensibile disperazione di chi vede in pericolo una carriera politica ancora giovane. La Boschi si difende affermando di non aver mai mentito al Parlamento. Evidentemente usa il verbo “mentire” in senso letterale (dire intenzionalmente cose false). Di sicuro, però, non ha detto tutta la verità e dal lato etico (come anche da quello giuridico) non c’è alcuna differenza tra i due casi, perchè il fine che si persegue è, comunque, quello di ingannare l’interlocutore. Il comportamento della mini- stra non può, quindi, essere giustificato e la Boschi dovrebbe ritirarsi a vita privata, tanto più che, a leggersi bene la trascrizione del suo intervento, almeno una bugia l’ha detta: il padre non ha mai pagato la sanzione che gli era stata comminata dalla Banca d’Italia.
Alla fine pagheranno soltanto i correntisti
La manfrina della Commissione Banche, presieduta – dopo averla Non è carino da dire, lo so! Mi sono goduta la bocca impastata e la saliva azzerata della Boschi quando si autodifendeva sapendo di essere indifendibile. L’arra mpicata, di bassissimo livello, su un’attrice “poco vestita” che la imitava nei teatri con Travaglio, è stata il segnale palese della sua mancanza di argomentazioni: un tentativo goffo di sviare l’a tt enzione del telespettatore sul gossip perché non percepisse molto il fatto che lei, ministra per i Rapporti con il Parlamento, andasse a parlare di banche con chi le banche le doveva controllare, cosa che non le competeva. Il narcisismo della renziana al femminile non ha fatto i conti con la competenza anche giuridica di chi si trovava davanti e pure le balle sulla Raggi sono state smentite dai fatti. Non avendo più frecce al proprio arco, la Boschi ha provato pure a dire che non le si dovrebbero chiedere le dimissioni dato che non è indagata. Ha solo messo becco lì dove non doveva. E questa signora sarebbe laureata in Giurisprudenza. E questi renziani sarebbero i competenti, e con loro oggi saremmo cresciuti.