Fisco, controlli leggeri su chi ha fatto condoni
La circolare Dalla Guardia di Finanza direttive ai reparti per non ostacolare chi collabora con l’Agenzia delle Entrate
Vietato accanirsi sull’esportatore di capitali all’estero “condonato” o più semplicemente disturbare oltremodo il cittadino che sta meditando di pagare oppure no le imposte e le sanzioni che gli sta contestando bonariamente e senza approfondire troppo, l’Agenzia delle Entrate. Irrompe anche nel nuovo manuale operativo in materia di contrasto all’evasione e alle frodi fiscali elaborato dalla Guardia di Finanza il nuovo corso del fisco italiano, introdotto nel 2014 dal governo Renzi per cercare a tutti i costi di far cassa davanti all’evasione dilagante.
“Una riforma radicalmente differente dalle precedenti in quanto volta – prima che ad introdurre nuovi istituti e disposizioni normative – a realizzare un profondo cambiamento di carattere culturale, riguardante un diverso approccio al rapporto fra Amministrazione fiscale e cittadini”, scrive nella presentazione il comandante generale delle Fiamme gialle, Giorgio Toschi.
DOPO DIECI ANNI da ll’ul ti ma versione, il comando generale della Gdf ha diramato le nuove indicazioni ai reparti operativi con la prima circolare del 2018. Un testo corposo, 1200 pagine divise in quattro volumi, che sarà la nuova bibbia dei reparti n el l’esecuzione delle verifiche, dei controlli fiscali e delle indagini di polizia economico-finanziaria. In base agli atti d’indirizzo del governo e “in una prospettiva di forte stimolo alla compliance fiscale”, come viene sottolineato più volte nella circolare, la Guardia di Finanza ha emanato direttive “in modo da non ostacolare in alcun modo” l’adesione degli operatori economici alle nuove forme di cooperazione rafforzata con l’Amministrazione finanziaria, tra le quali viene elencata la disciplina della cosiddetta voluntary disclosure. Di fatto un condono che consente ai contribuenti che detengono capitali al l’estero di regolarizzare la propria posizione fiscale a fronte del pagamento delle imposte evase, beneficiando dell’impunità sui reati tributari e le conseguenti attività di riciclaggio e di autoriciclaggio e che il governo Gentiloni ha allargato nel 2016 anche ai capitali nascosti in patria.
MA SI CITANOanche “le nuove e più avanzate forme di comunicazione con i cittadini”, tra cui rientra l’invio a pioggia delle cosiddette “lettere d’invito alla compliance”, con cui l’Amministrazione finanziaria segnala errori od omissioni al contribuente emerse dall’esame computerizzato delle dichiarazioni e invita a mettersi in regola. Tra il 2015 e il 2016, sommando le comunicazioni di irregolarità inviate dall’Agenzia delle Entrate si arriva a più di 600 mila comunicazioni. Dati ufficiali non ci sono ma a quanto risulta molte non si sono rivelate corrette, so- lo di intralcio al contribuente. E anche il livello dei versamenti non supera quanto si sarebbe recuperato con le normali cartelle esattoriali. Nel manuale della Guardia di Finanza si dispone che i reparti del Corpo evitino di avviare controlli nei confronti dei contribuenti destinatari delle lettere prima del termine concesso loro per adeguarsi con il ravvedimento e di non utilizzare i dati contenuti nelle comunicazioni per ulteriori ispezioni.
Analoghe disposizioni, rivolte sostanzialmente a non duplicare il lavoro prezioso della Gdf sulla stessa contestazione tributaria, sono previste per coloro che hanno aderito alla Voluntary disclosure, nelle due edizioni del 2014 e del 2016. Prima di intraprendere qualsiasi attività di verifica o controllo, i Finanzieri dovranno riscontrare, d’ora in poi se il contribuente selezionato abbia presentato o meno istanza di collaborazione volontaria e togliere dalla lista le violazioni autodenunciate, prima di procedere sugli altri elementi di sospetta evasione eventualmente acquisiti.
Resta da capire se per l’Amministrazione finanziaria “l’emersione” del contribuente con l’adesione spontanea costituisca un motivo in più per avviare ulteriori verifiche o un elemento in meno tra quelli che inducono a inserire un contribuente n e ll ’ elenco dei controlli programmati. Un criterio che viene applicato nell’approccio ispettivo delle unità operative sicuramente nei riguardi delle “multinazionali o delle grandi imprese con attività internazionale”, per le quali il manuale prescrive che si debba sempre tenere conto d e ll ’ eventuale adesione agli strumenti di cooperazione rafforzata con l’Amministrazione finanziaria “nella consapevolezza che l’accesso a tali regimi, in mancanza di ulteriori profili di criticità, comporta sempre un minore interesse ai fini della selezione per l’eventuale avvio di un’azione ispettiva”.