Rifiuti in Emilia, lo ha chiesto Zingaretti
È stata la Regione Lazio, non il Comune, a fare l’accordo
La
disputa sui rifiuti romani inviati in Emilia Romagna non è la prima e, con ogni probabilità, non sarà l’ultima. A breve circa 15 mila tonnellate partiranno nell’arco di due mesi dalla Città Eterna verso la pianura padana, ma i reali problemi dello smaltimento della mondezza della Capitale, nati altrove, sono molto più complessi per risolversi in una polemica ‘da panettone’. In assenza di un ciclo di trattamento elastico e autosufficiente, e quello ereditato da Virginia Raggi non lo è, Roma continuerà a trovarsi in sofferenza al primo disservizio.
LE RADICI del problema. Roma deve ancora trovare un’alternativa efficiente alla discarica di Malagrotta, di proprietà del consorzio Colari di Manlio Cerroni, oggi sottoposto a interdittiva antimafia, che per 40 anni ha accolto i rifiuti cittadini. Chiusa la discarica nel 2013, oggi le 4.500 tonnellate di rifiuti prodotte ogni giorno in città vengono smaltite da quattro impianti di trattamento a freddo ( Tmb), due di Cerroni e due di Ama (partecipata del Campidoglio), con degli scarti di lavorazione dei rifiuti che poi vanno in Friuli, Veneto, Emilia Romagna e Austria. Ma gli impianti sono datati, vanno spesso in sofferenza, e non bastano a rendere il ciclo autosufficiente. A settembre l’Ama, per prevenire possibili disagi, ha lanciato un bando chiedendo di conferire in strutture di altre Regioni, seguendo un principio di vicinanza territoriale che privilegia, nell’ordine, Abruzzo, Toscana ed Emilia. Chiuso il bando, sono partite le trattative con l’Abruzzo, ancora in corso, mentre con la Toscana l’interlocuzione è andata a buon fine ma poi l’intesa si è arrestata per un intervento de magistrati su un impianto toscano. Solo a questo punto si è arrivati all’Emilia, che prima di Capodanno ha accolto la richiesta della Regione Lazio, ente titolato per legge a trattare in materia di rifiuti, autorizzando il conferimento dei sacchetti provenienti dalla Capitale nei suoi impianti. Con buona pace del governatore emiliano Stefano Bonaccini, che nei giorni precedenti aveva sentenziato: “Se ci fossero atteggiamenti meno arroganti dalla sindaca Raggi forse questo aiuterebbe ad avere un rapporto istituzionale meno complicato”. Perché, tra Emilia e Campidoglio non c’è stata interlocuzione, non essendo prevista dalla legge.
Per chiudere il ciclo, ad Ama servono nuovi impianti efficienti. A gennaio verranno depositati i progetti per due strutture dedicate allo smaltimento dell’organico e una al riuso dei materiali. Per realizzarle serviranno almeno due anni e un accordo con i territori chiamati ad ospitare le strutture.