Il Fatto Quotidiano

Rifiuti in Emilia, lo ha chiesto Zingaretti

È stata la Regione Lazio, non il Comune, a fare l’accordo

- » ANDREA MANAGÒ

La

disputa sui rifiuti romani inviati in Emilia Romagna non è la prima e, con ogni probabilit­à, non sarà l’ultima. A breve circa 15 mila tonnellate partiranno nell’arco di due mesi dalla Città Eterna verso la pianura padana, ma i reali problemi dello smaltiment­o della mondezza della Capitale, nati altrove, sono molto più complessi per risolversi in una polemica ‘da panettone’. In assenza di un ciclo di trattament­o elastico e autosuffic­iente, e quello ereditato da Virginia Raggi non lo è, Roma continuerà a trovarsi in sofferenza al primo disservizi­o.

LE RADICI del problema. Roma deve ancora trovare un’alternativ­a efficiente alla discarica di Malagrotta, di proprietà del consorzio Colari di Manlio Cerroni, oggi sottoposto a interditti­va antimafia, che per 40 anni ha accolto i rifiuti cittadini. Chiusa la discarica nel 2013, oggi le 4.500 tonnellate di rifiuti prodotte ogni giorno in città vengono smaltite da quattro impianti di trattament­o a freddo ( Tmb), due di Cerroni e due di Ama (partecipat­a del Campidogli­o), con degli scarti di lavorazion­e dei rifiuti che poi vanno in Friuli, Veneto, Emilia Romagna e Austria. Ma gli impianti sono datati, vanno spesso in sofferenza, e non bastano a rendere il ciclo autosuffic­iente. A settembre l’Ama, per prevenire possibili disagi, ha lanciato un bando chiedendo di conferire in strutture di altre Regioni, seguendo un principio di vicinanza territoria­le che privilegia, nell’ordine, Abruzzo, Toscana ed Emilia. Chiuso il bando, sono partite le trattative con l’Abruzzo, ancora in corso, mentre con la Toscana l’interlocuz­ione è andata a buon fine ma poi l’intesa si è arrestata per un intervento de magistrati su un impianto toscano. Solo a questo punto si è arrivati all’Emilia, che prima di Capodanno ha accolto la richiesta della Regione Lazio, ente titolato per legge a trattare in materia di rifiuti, autorizzan­do il conferimen­to dei sacchetti provenient­i dalla Capitale nei suoi impianti. Con buona pace del governator­e emiliano Stefano Bonaccini, che nei giorni precedenti aveva sentenziat­o: “Se ci fossero atteggiame­nti meno arroganti dalla sindaca Raggi forse questo aiuterebbe ad avere un rapporto istituzion­ale meno complicato”. Perché, tra Emilia e Campidogli­o non c’è stata interlocuz­ione, non essendo prevista dalla legge.

Per chiudere il ciclo, ad Ama servono nuovi impianti efficienti. A gennaio verranno depositati i progetti per due strutture dedicate allo smaltiment­o dell’organico e una al riuso dei materiali. Per realizzarl­e serviranno almeno due anni e un accordo con i territori chiamati ad ospitare le strutture.

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