Altre tre toghe nei guai per le sentenze pilotate
C’è anche l’ex senatore Bobbio nel fascicolo che ha portato all’arresto del giudice Pagano. E Rotondi intercettato dice: “Attenti”
Inuovi indagati dell’i nchiesta sulle sentenze pilotate nel salernitano sono magistrati di peso: il procuratore regionale della Corte dei conti campana Michele Oricchio, l’ex senatore An dell’emendamento anti-Caselli all’Antimafia Luigi Bobbio (ora giudice del lavoro a Nocera Inferiore), il presidente di sezione lavoro del Tribunale di Salerno Nicola De Marco.
La trama delle indagini della Procura di Napoli si infittisce ed aumenta il numero delle toghe rimaste impigliate nelle maglie tessute dal giudice civile di Salerno Mario Pagano, arrestato a dicembre con accuse di corruzione e associazione a delinquere. L’iscrizione di Oricchio, Bobbio e De Marco emerge dagli atti a sostegno dell’ordinanza di arresto di Pagano. L’ipotesi di reato è concorso in abuso d’ufficio, non sono note le circostanze.
I LORO NOMI si aggiungono a quelli del pm di Nocera Inferiore Roberto Lenza (indagato per rivelazione di segreto), del giudice fallimentare di Salerno Maria Elena Del Forno (indagata per rivelazione di segreto e abuso d’ufficio) e dell’ex giudice onorario Augusta Villani (indagata per associazione a delinquere). Mentre non risulta indagato il pm di Salerno Vittorio Santoro, intercettato al telefono mentre sollecita Pagano e l’onorevole di Rivoluzione Cristiana Gianfranco Rotondi a segnalarlo presso il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri e il Guardasigilli Andrea Orlando. Puntava ad ottenere, senza riuscirci, l’incarico di ispettore del ministero di Giustizia e il trasferimento a Roma.
Intorno ai rapporti tra il pm e il politico ex democristiano – che lo presenterà ad Orlando – ruota la storia degli amici imprenditori di Santoro invitati dal magistrato ad una cena a Baronissi con Rotondi e il suo sodale Franco De Luca, ex parlamentare Pdl. Durante la cena furono raccolti 6mila euro per la Fondazione culturale riconducibile a Rotondi, che ha sede in un appartamento sul quale pende un mutuo.
Le intercettazioni della Squadra Mobile finite sul tavolo dei pm Celestina Carrano ed Ida Frongillo, coordinati dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, anticipate nei giorni scorsi sulle pagine napoletane di Repubblica, registrano le preoccupazioni di Rotondi che invita De Luca alla prudenza quando parla al telefono: “Di tutte queste questioni lecite, lecitissime, corrette, non me discutiamo più al telefono, è oggettivamente in atto una violentissima resa dei conti”. Rotondi parla della vicenda di Santoro e della raccolta fondi: “Nell’immediato siamo prudenti, perché pure una raccolta fondi per ripianare il debito di un finanziamento, chi ti intercetta te la mette come traffico di influenza. Ti prendono, ti portano e non te ne accorgi nemmeno”. Le intercettazioni di Rotondi, coperto dalle guarentigie parlamentari, sono indirette. Il telefono sotto controllo è quello di De Luca, che in un altro paio di telefonate alla segreteria dell’o n orevole interpreta a modo suo le funzioni e i ruoli delle fondazioni: “Tu vedrai fra qualche anno quello che succederà con le fondazioni, ricordati del ‘92, tangentopoli, vedrai stanno facendo delle schifezze”. Ed ancora: “Le fondazioni oggi sono le società di pagamento dei piaceri, delle tangenti e di queste cose qua”. Le conversazioni risalgono tra marzo ed aprile 2016 e sono successive alla cena di Baronissi, avvenuta a gennaio. Di quella occasione conviviale ne parlò al telefono anche Santoro. Viene intercettato mentre dice di esse- re stato “con Gianfranco (Rotondi, ndr) pure a cena” e che sarebbero “andati a parlare con il ministro, io tu e Franco... È stato affettuoso, però gli devo fare questa raccolta di fondi, mi ha pregato… Io dico che raccolgo pure quattro, cinquemila euro... ha detto lui mi servono perché devo finanziare il partito, dammi una mano... ho detto sì per quello che posso…”.
Santoro in seguito conversò con Pagano per sollecitarlo: “Adesso ti devi impegnare, tu e Gianfranco. Io ho chiamato gli amici miei, ho confermato la cena...”.
IN UNA LETTERA al Fatto Quotidiano, Rotondi ha precisato di non aver chiesto a Santoro di finanziare la Fondazione e comunque il pm non ha versato neanche un euro anche se “avrebbe potuto ben farlo, non trattandosi di una fondazione politica”. Sull’intera vicenda si indaga ipotizzando il reato di finanziamento illecito ai partiti. Sono in corso accertamenti che chiariranno le singole posizioni, e Rotondi ha già chiesto di essere ascoltato in Procura.
Il nome di Oricchio, capo della Corte dei conti in Campania e reggente della commissione tributaria, era emerso nelle carte dell’ordinanza di Pagano. Il Gip Laura Toscano dopo aver letto le intercettazioni tra Pagano e Oricchio ha scritto che “sono stati accertati contatti che dimostra- no una consuetudine di rapporti caratterizzati dal reciproco aiuto nell’illecita attività di condizionamento delle decisioni giudiziarie in favore di persone “ami che ” e “un continuo scambio di richieste di illecite interferenze tra i due soggetti”. Il giudice cita reciproche richieste di interventi su diverse vicende, via sms o mail: su una causa di separazione, su una commissione per l’abilitazione alla professione di avvocato, su una causa di una società amica di Pagano. “Solo fuffa, sono allibito che sia stata data tanta importanza a messaggi di cinque anni fa, avrò chiesto informazioni come le si chiede tra colleghi che lavorano nello stesso ufficio” ha commentato Oricchio in un’intervista rilasciata quando il suo status di indagato non era ancora noto.
L’aiutino
Il pm Santoro chiedeva all’ex Dc di segnalarlo al ministro Orlando GIANFRANCO ROTONDI
Siamo prudenti, perché pure una raccolta fondi per ripianare un finanziamento, chi ti intercetta te la mette come traffico di influenza