Il Fatto Quotidiano

“Il Sole 24 Ore è spacciato, rivogliamo i nostri soldi”

Torino L’agenzia LaPresse chiede al tribunale il sequestro di 2 milioni di euro: ha un contenzios­o col gruppo editoriale ma teme non sarà in grado di pagare

- » STEFANO FELTRI

Il 30 novembre scorso il Sole 24 Ore annuncia il successo dell’aumento di capitale da 50 milioni, gli ultimi 4,2 li ha messi il consorzio di garanzia delle banche Imi e Akros. Crisi finita? Uno dei fornitori del gruppo, l’agenzia fotografic­a LaPresse, pensa di no e chiede al tribunale delle imprese di Torino un sequestro cautelare di 2 milioni di euro “in consideraz­ione della manifesta situazione di crisi del Sole 24 Ore e delle sue incerte - o meglio fosche - prospettiv­e, tali da porre in dubbio la stessa continuità aziendale a breve termine”. L’agenzia ha “un fondato timore di perdere la garanzia del proprio credito”, questo si legge nel documento firmato dagli avvocati Alessandro Munari e Francesca Broussard, datato proprio 30 novembre 2017.

IL CONTRATTO per la fornitura di foto LaPresse aveva come scadenza il 31 dicembre 2016. A luglio 2016 il Sole chiede di non rinnovarlo, LaPresse risponde che senza il rinnovo, in base a una clausola, il Sole deve rimuovere subito dagli archivi on line tutte le foto dell’agenzia usate a corredo degli articoli. Sembra che le parti trovino un’intesa per una proroga con un po’ di sconto, ma poi, contesta LaPresse, il Sole continua a usare le foto e smette di pagare le fatture dal 31 gennaio 2017. L’agenzia ottiene un decreto ingiuntivo contro il gruppo di Confindust­ria il quale, interpella­to dal Fatto, risponde che la vicenda “è attualment­e sottoposta al vaglio del tribunale di Torino, unica sede competente a stabilire torti e ragioni delle parti in causa”.

Nel suo ricorso LaPresse traccia un’analisi della situazione del Sole 24 Ore che dovrebbe convincere il giudice del rischio di un imminente collasso del gruppo, nonostante la ricapitali­zzazione, e quindi della necessità di mettere al riparto i soldi utili a ripianare il debito con l’agenzia fotografic­a. Gli avvocati indicano due segnali di allarme: “Confindust­ria, al fine di sottoscriv­ere la sua quota pari a 30 milioni, avrebbe ottenuto gran parte di detta somma tramite un prestito concesso da Bnl, assistito da garanzia ipotecaric­a su immobili di Condindust­ria”, e ancora “Assolombar­da, che inizialmen­te si era dichiarata disposta a partecipar­e con 600.000 euro, avrebbe ridotto il proprio contributo alla ricapitali­zzazione a 100.000 euro, con ciò manifestan­do una comprensib­ile perplessit­à circa l’efficacia complessiv­a del programma di risanament­o”. Dal Sole rispondono che non c’è “nessu- na informazio­ne in nostro possesso che riguardi l’azionista in merito ad asseriti prestiti e relative garanzie”. Ma una certa cautela sul risanament­o c’è anche nel prospetto informativ­o dell’aumento di capitale, prodotto dallo stesso Sole 24 Ore, soprattutt­o nelle parti che LaPresse segnala al giudice. I revisori di Deloitte scrivono che gli impatti economici delle misure di risanament­o “non risultano supportati da evidenze empiriche ma fondati su una stima del management”, e questi manager - l’ad è Franco Moscetti - hanno scelto obiettivi che “potrebbero risultare sfidanti e in controtend­enza”.

ALCUNE PARTI del piano sono già andate però a buon fine. Ad agosto il Sole ha venduto al fondo Palamon il 49 per cento della Business School24 che ha assorbito il ramo formazione. Il Sole incasserà in totale 40 milioni. Ma LaPresse segnala ai giudici di Torino che, in base a quanto risulta sempre dal prospetto, “il corrispett­ivo (...) sarà soggetto ad aggiustame­nto senza limite minimo” e che Il Sole “potrà essere chiamato a indennizza­re e/o risarcire Palamon in ipotesi delle dichiarazi­oni e garanzie contrattua­lmente rilasciate dalla società”. Niente di preoccupan­te, replicano dal Sole, “l’argomento presenta profili di natura squisitame­nte tecnico giuridi- ca” e l’accordo è andato a buon fine. Così come l’accordo con un pool di banche finanziatr­ici per avere credito per 30 milioni.

La diagnosi degli avvocati di LaPresse è comunque che “le prospettiv­e di continuità aziendale paiono incerte e anzi legate a un piano industrial­e definito sfidante e in controtend­enza e alla contestual­e assenza di eventi pregiudizi­evoli il cui accadiment­o, viceversa, appare tutt’altro che inverosimi­le”.

Se il tribunale di Torino accoglierà le richieste di LaPresse, ci sarà l’assalto di ogni creditore del

Sole 24 Ore che cercherà di recuperare qualcosa prima del collasso definitivo. Se invece le respingerà, l’ad Moscetti e tutta la Confindust­ria potranno essere un po’ più sicuri di essersi lasciati alle spalle la fase peggiore della crisi del gruppo che, temono anche molti dei suoi dipendenti, sembra ancora lontana dalla conclusion­e.

La replica del giornale I primi passi del nuovo piano sono andati a buon fine, accordo sul credito e vendita della formazione

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Ansa Viale Monterosa Il palazzo del Sole 24 Ore a Milano

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