Predoni di guerra Armiamoli e giriamo le spalle: il male dell’Occidente
“E COSA È LA GUERRAse non l’omicidio indiscriminato dei molti, e un latrocinio tanto più scellerato quanto più esteso?” afferma Erasmo da Rotterdam nei suoi Adagia ( dulce bellum enexpertis). Del ladro si dice, a ragione, che è ladro sia chi ruba sia chi tiene il sacco. E quel che vale per il furto, ancor più per l’omicidio: chi vende armi uccide come chi le usa. Si dice: “noi non mandiamo scarponi sul terreno”, a fare la guerra; ma mandiamo fucili, proiettili, carri armati, navi, aerei, bombe, tecnici, soldi che servono per fare la guerra, cioè per uccidere; dunque siamo complici a pieno titolo degli assassinii, come complice del furto è chi tiene il sacco. Perché le armi che produciamo e vendiamo uccidono tre volte: quando si producono, perché tolgono risorse per il pane, per le medicine, per gli ospedali e per questo molta gente muore; quando si usano in guerra, con stragi sempre più indiscriminate; uccidono anche finita la guerra, con lunghe agonie di feriti, mutilati, contagiati da sostanze tossiche e radioattive. “Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?”, si chiede Marco Lombardo nel canto XVI del Purgatorio di Dante. Ci sono le leggi, a cominciare da quella suprema Non uccidere, c’è l’art. 11 della Costituzione, c’è lo statuto dell’Onu, c’è la legge 185 sul divieto di esportare armi in paesi in guerra… Ma ad esse non si pone mano da parte di governi, partiti, potentati economici e militari, istituzioni, per farle rispettare, bensì per violarle e disattenderle. Chi pon mano ad esse, dunque, per farle rispettare? La domanda riguarda ognuno di noi (e anche quando andiamo a votare).
Giustamente Erasmo definisce la guerra come omicidio e latrocinio: entrambi hanno bisogno di molti complici, non ultimi il silenzio, la menzogna, l’ipocrisia, l’indifferenza, la cattiva coscienza.