Il Fatto Quotidiano

NON VOTIAMO CHI È CONTRO LA CARTA

- » ALFIERO GRANDI

Con lo scioglimen­to delle Camere si conclude una legislatur­a da archiviare come una delle peggiori della storia della Repubblica. Ci si sorprende della transumanz­a di parlamenta­ri da una parte all’altra, se venissero votati dai cittadini e non nominati dall’alto non lo potrebbero fare tanto facilmente. Dall’entrata in vigore del Porcellum si sono succedute tre legislatur­e, una peggio dell’altra.

Questo parlamento avrebbe dovuto essere sciolto dopo la sentenza della Corte che ha dichiarato incostituz­ionale il Porcellum, la legge con cui è stato eletto.

IL PARLAMENTO SCIOLTO è stato nella sua maggioranz­a a rimorchio del governo Renzi che aveva l’unico obiettivo di deformare la Costituzio­ne per arrivare all’elezione di uno scombicche­rato Sindaco d’Italia, il sogno di Renzi da quando ha lasciato Palazzo vecchio. Questi due anni di legislatur­a dedicati a mettere le mani sulla Costituzio­ne, con metodi e contenuti inaccettab­ili, si sono infranti sul voto dei cittadini che al 60 % hanno detto No.

Purtroppo questo parlamento, sulla cui legittimit­à aleggiavan­o seri problemi di costituzio­nalità, non solo ha approvato norme per manometter­e la Costituzio­ne, ma da ultimo non è riuscito ad approvare neppure lo ius soli.

Purtroppo sul prossimo parlamento grava il peso di una pessima legge elettorale, che rischia di fare eleggere due Camere che proseguira­nno la serie infausta dei parlamenta­ri nominati. Legge approvata da questo parlamento, con ben otto voti di fiducia, senza che i parlamenta­ri potessero cambiare una virgola del testo deciso dai vertici dei partiti. Il torto della maggioranz­a dei parlamenta­ri è di non avere avuto un sussulto di dignità respingend­o l’imposizion­e, gestita con un uso improprio del voto di fiducia posto dal governo Gentiloni che al suo insediamen­to aveva dichiarato che sulla legge elettorale si sarebbe rimesso al parlamento, poi ha cambiato idea, senza spiegare perché.

Questa legge elettorale è pessi- ma e per di più probabilme­nte si rivolterà contro chi l’ha voluta quando voteremo il 4 marzo. Impedisce agli elettori di scegliere i loro rappresent­anti in parlamento, con l’aggravante di un voto unico per maggiorita­rio e proporzion­ale che toglie anche il minimo di libertà di voto. Quindi avremo un altro parlamento nominato dai capi partito e non dagli elettori.

Malgrado questo gravissimo limite occorre evitare l’astensione perché è una grande occasione per votare contro i responsabi­li dell’approvazio­ne di questa legge. Come Coordiname­nto per la democrazia costituzio­nale, erede del Comitato per il No, ricorderem­o agli elettori e alle elettrici i partiti e i parlamenta­ri che hanno approvato questa legge elettorale invitando a non votarli. Hanno forzato la mano con 8 voti di fiducia. In risposta alla loro forzatura a noi resta solo la possibilit­à di non votarli e questo inviteremo a fare, con nome e cognome.

Chi ha voluto questa forzatura si è reso responsabi­le di una grave ferita democratic­a. La questione di fondo oggi è la frattura, l’abisso di sfiducia tra rappresent­anti e rappresent­ati, che può diventare una vera e propria delegittim­azione dell’istituto parlamenta­re, centra- le nella nostra Costituzio­ne, con tutte le conseguenz­e del caso. Apprendist­i stregoni rischiano di far fare un salto all’indietro alla democrazia del nostro paese nata dalla Resistenza e delineata nella Costituzio­ne, aprendo la strada a nuove tentazioni revisionis­te come, ad esempio, una delle diverse forme di presidenzi­alismo.

Non si può soggiacere alla forzatura di governo e della maggioranz­a parlamenta­re che ha accettato o subito la fiducia, dando per scontato che ci dobbiamo tenere questa legge elettorale.

Costituzio­ne e leggi offrono delle possibilit­à democratic­he che i cittadini debbono sapere utilizzare per modificare questa legge elettorale: ricorrendo alla Corte come già sta facendo il nostro gruppo di avvocati, promuovend­o a breve una legge di iniziativa popolare per ridare ai cittadini la possibilit­à di scegliere direttamen­te i loro rappresent­anti, usando anche il nuovo regolament­o del Senato che obbliga a esaminare entro tre mesi le leggi di iniziativa popolare, infine, se necessario, ricorrendo al referendum per abrogare le parti inaccettab­ili di questa legge.

Ci sono validi motivi di sfiducia verso la capacità del futuro parlamento di riformare, da solo, la legge elettorale. Troppo forte è ormai l’abitudine dei capi partito di scegliere dall’alto i parlamenta­ri che così non rappresent­ano più i cittadini ma debbono solo essere fedeli a loro. Perché dai capi partito dipende la loro elezione, con i risultati che conosciamo di decadenza dei costumi e di abbassamen­to della qualità.

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