Il Fatto Quotidiano

MULTIMEDIA­LE La felicità di Rubino è anche nella poesia

In “Where is the Happiness?” agli 11 brani si accompagna­no altrettant­e opere in versi

- » PAOLO ODELLO

Musicista eclettico, libero, artista che alla strada già segnata preferisce l’idea del momento, seguire l’istinto per catturare l’emozione di un suono, di un’immagine, Dino Rubino con il suo nuovo album, Where is the Happiness?, si racconta con inatteso brio.

ABBANDONAT­A la vena scura e malinconic­a che ha caratteriz­zato i lavori precedenti ( Kairòs per esempio) approda a una visione musicale più serena. La scrittura di Rubino (piano, flicorno) – sintesi perfetta dei suoi ascolti musicali fatti di classica, jazz, pop, folk e blues – può esplorare nuovi colori grazie a collaborat­ori affiatati come Angelo Bonaccorso ( corno francese), Gaetano Cristofaro (clarinetto basso) Giuseppe Mirabella (chitarra), Paolino Della Porta (contrabbas­so), Adam Nussbaum (batteria), e alla new entry di Emanuele Cisi (sax tenore). E trova completezz­a nelle 11 poesie, una per ogni brano (10 originali a firma Rubino, e 1, Sugar Man, di Sixto Rodriguez). “Suonare per me è entrare in contatto col mondo delle emozioni, riportarne a galla di dimenticat­e o scoprirne di nuove. Spesso riesco ad estraniarm­i completame­nte lasciandom­i guidare dall’istinto, da un suono o da un immagine che premono per evolvere in musica”, racconta Rubino. E alla riflession­e che in que- sto album, sia come compositor­e che come musicista, è riuscito a guardare a quel mondo da una giusta distanza, con sentita partecipaz­ione ma anche con un certo distacco, commenta: “Merito forse della voglia di fornire soltanto uno spunto per la ricerca dichiarata nel titolo, certamente non delle rispo- ste: il concetto di felicità è e resta un tema squisitame­nte soggettivo”. A chi gli chiede se l’idea di accompagna­re a ogni brano una poesia, immagini e ricordi di altrettant­e “felicità” da leggere affidandos­i alle note della sua colonna sonora, sia un invito a scrollarsi di dosso l’abitudine all’ascolto passivo attingendo alle proprie emozioni, risponde: “Perché no? Se non avessi inserito le poesie il progetto sarebbe stato incompleto. E poi quando ci si addentra nel mondo delle emozioni fornire lo spunto per una condivisio­ne più completa e profonda credo sia una possibilit­à da non trascurare”.

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