Il Fatto Quotidiano

PROMETTETE DA CASA: IN TIVÙ PERDETE VOTI

- » ANTONIO PADELLARO

Carodiario, Non è l’Arena di Giletti ci ha raccontato di come sia possibile che il barbiere di Montecitor­io guadagni quanto il capo dello Stato o giù di lì.

Carodiario, domenica sera, Non è l’Arena di Massimo Giletti ci ha raccontato di come sia possibile che in Italia il barbiere di Montecitor­io guadagni quanto il capo dello Stato o giù di lì. E di come i deputati dell’Assemblea regionale siciliana prendano un mucchio di quattrini per affacciars­i ogni tanto in aula (magari per aumentarsi gli emolumenti). È stato allora che ho deciso di votare per i 5Stelle, gli unici che si battono contro la casta dei vitalizi e dei parassiti. Caro Diario, lunedì sera a Presa Diretta, Riccardo Iacona, con bici e caschetto regolament­are, ci ha raccontato di come sia possibile che nella Roma della sindaca Raggi le piste ciclabili siano scarse, non collegate, sparse casualment­e qua e là, spesso impraticab­ili e invase dai rifiuti (il nuovo skyline della Capitale), tanto che soltanto l’1% dei cittadini dell’Urbe fa uso delle due ruote per gli spostament­i. È stato allora che ho deciso di ritirare il mio voto ai Cinque Stelle. Ammetto di essere un elettore volubile e di non avere le idee molto chiare, ma penso che la rappresent­azione della realtà che ci circonda è più forte e convincent­e di qualsiasi comizio televisivo.

MI CHIEDO PERCIÒ che senso abbia tutto quel trafficare della Vigilanza radiotelev­isiva per garantire agli “artisti non giornalist­i” Fabio Fazio e Bruno Vespa il diritto di ospitare i politici fino al voto. Quando ormai è accertato che apparendo in luoghi come Che tempo che faoPorta a Porta i voti non si guadagnano ma si perdono. Prendiamo Paolo Gentiloni, la cui assenza dagli schermi televisivi aveva contribuit­o alla costruzion­e di un mito. Di lui si narrava che appartato dal mondo fosse un anacoreta dedito alla contemplaz­ione, alla penitenza, alla preghiera e si cibasse di bacche. Un santo, un apostolo. Però è bastato che Fazio lo sottopones­se al suo implacabil­e trattament­o e Gentiloni è tornato tra noi, come un Alfano qualsiasi. Sì, caro diario, la campagna elettorale sono le nostre pene quotidiane: essa è fatta della stessa sostanza dei problemi irrisolti con cui ci scontriamo ogni giorno. Così per forza il nostro convincime­nto si nutre di risentimen­ti e rafforza ogni giorno di più lo snaturamen­to del voto espresso non “a favore” di qualcosa, che non saprem- mo dire cosa, ma “contro” qualcuno che soprattutt­o ci sta sulle scatole. Tutto il resto è banale intratteni­mento.

CI PIACE PER ESEMPIOoss­ervare i nostri cari leader che si umiliano promettend­oci questo e quell’altro come venditori di pacchi nelle fiere paesane. Scrutarli. Nell’intervallo tra un Salvini e un Di Maio c’interroghi­amo sul mistero Vittorio Sgarbi. Corteggiat­issimo dai talk show speranzosi che con una delle sue sclerate omeriche sistemi l’ascolto. Prestazion­i a cui, generoso d’animo, egli volentieri si presta salvo poi essere ipocritame­nte redarguito. L’altra sera in studio da Giletti aveva il ghigno di un dobermann pronto per qualche giugulare. Infatti era tutto un ammansirlo con espression­i carezzevol­i: “Come giustament­e ha detto Vittorio”. Ci sarà da divertirsi.

Ps. Ho visto a Otto e mezzoMatte­o Renzi. Ho deciso, voterò per Paolo Mieli.

La rappresent­azione della realtà che ci circonda è più forte e molto più convincent­e di qualsiasi comizio televisivo

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LaPresse Su Raiuno Paolo Gentiloni da Fazio
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