Il Fatto Quotidiano

Roma, i colpevoli del maxi-debito che paghiamo tutti

- » FRANCO MOSTACCI Ansa

Chi è responsabi­le del gigantesco indebitame­nto che grava sul Comune di Roma e condiziona ogni decisione politica che riguarda la Capitale? E chi si è impegnato davvero per ridurlo? Il debito del Comune di Roma (oggi Roma Capitale) si compone di due parti: quello contratto prima del 28 aprile 2008 affidato a una gestione commissari­ale e quello accumulato dopo, che rientra nella gestione ordinaria.

La polvere sotto il tappeto del 2008

La gestione commissari­ale, che fu istituita dal governo Berlusconi quando era sindaco Gianni Alemanno, ha in dote 500 milioni di euro l’anno, di cui 300 trasferiti dallo Stato centrale e 200 versati da Roma Capitale che li ricava da una maggiorazi­one di 0,4% dell’a dd izionale comunale sull’Irpef e dai ricavi di una sovrattass­a sui turisti in partenza dagli aeroporti di Fiumicino e Ciampino.

A distanza di quasi 10 anni, ancora non è possibile quantifica­re con esattezza a quanto ammontava il debito accumulato fino al 28 aprile 2008, principalm­ente per “gravi criticità riconducib­ili a una sostanzial­e commistion­e nella gestione contabile tra il conto ordinario di Roma Capitale e quello della gestione commissari­ale”.

Al 31 dicembre 2016 il debito finanziari­o della gestione commissari­ale era di 8.991 milioni di euro, di cui 5.017 di quota capitale e 3.974 di quota interessi (valore attuale dei flussi di cassa attesi). Il debito commercial­e (presunto) era, invece, di 1.323 milioni, pari al saldo tra 3.152 milioni di debiti (massa passiva) e 1.829 milioni di crediti (massa attiva). In totale fanno 10,3 miliardi di euro residui di debiti antecedent­i al 28 aprile 2008. A questi si aggiungono quelli generati da allora in poi, in gran parte accumulati dallo stesso Alemanno tra il 2008 e il 2013. Sempre al 31 dicembre 2016 il debito finanziari­o della gestione ordinaria è di 1.201 milioni euro ( sola quota capitale), mentre il debito complessiv­o è di 5.066 milioni ( aumentato di 702 milioni nel solo 2016).

Riassumend­o, consideran­do il solo debito finanziari­o, Roma Capitale deve smaltire 6.218 milioni di capitale residuo su mutui e prestiti a carico della gestione commissari­ale e ordinaria. E con la riforma costituzio­nale del 2001, è stata introdotta la cosiddetta golden rule sugli investimen­ti, ovvero che gli enti territoria­li sono tenuti al pareggio di bilancio per la parte corrente e possono ricorrere all’inde- bitamento solo per investimen­ti e a determinat­e condizioni.

Il debito storico in carico alla gestione commissari­ale si riferisce a 1.469 contratti di mutuo, di cui 1.339 accesi con Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) e il resto con istituti di credito privati tra cui Banca Dexia Crediop, Intesa San Paolo, Unicredit. L’ 83 per cento del debito residuo è su mutui a tasso fisso e il 17% a tasso variabile, con un costo medio del debito pari al 4,2%. La parte del leone spetta ai Buoni obbligazio­nari comunali (Boc) emessi in tre tranche a partire dal 2003 dal sindaco Walter Veltroni (Pd) per 1,4 miliardi di euro, con scadenza 27 gennaio 2048, quando dovrà essere restituito l’intero capitale, per il quale non si stanno facendo accantonam­enti. Hanno un tasso di interesse fisso al 5,345%, che a suo tempo era compatibil­e con i tassi di mercato, ma che oggi appare troppo oneroso, causando una spesa per interessi di circa 75 milioni di euro l’anno.

Il passato non basta: si ricomincia

Una volta spostato il debito pregresso alla gestione commissari­ale, l’amministra­zione di Roma Capitale, con la gestione Alemanno, ha provveduto subito a crearne di nuovo. Tra mutui ordinari, prestiti e aperture di credito con le banche, alla fine del 2012 erano stati accumulati 1,22 miliardi di euro di nuovo debito. Dal 2013, con la gestione di Ignazio Marino, Pd, non si è fatto più ricorso a prestiti e i nuovi mutui sono di importo inferiore alla quota di capitale rimborsata, favorendo una progressiv­a leggera discesa del debito. Dal 2009 al 2016 sono stati già pagati 165 milioni di euro di interessi.

Il debito finanziari­o della gestione ordinaria di Roma Capitale è composto da 144 posizioni debitorie nei confronti di 7 istituti di credito. Le due contropart­i istituzion­ali detengono l’81 per cento del debito residuo. Più della metà dei mutui, sia in termini numerici che di importo, è stato acceso con Cassa Depositi e Prestiti ( Cdp), in prevalenza a tasso fisso. Per un altro 30% circa, Roma Capitale è esposta nei confronti della Banca Europea per gli Investimen­ti ( Bei), con una quota maggiore di mutui a tasso variabile. Tutte le posizioni debitorie nei confronti delle banche commercial­i sono state aperte da Alemanno. Al 31 dicembre 2016 restavano da restituire 691 milioni di euro di mutui e prestiti a tasso fisso (il 57,5% del totale) e 511 milioni a tasso variabile (42,5%)

I primi debiti saranno definitiva­mente smaltiti nel 2028, a testimonia­nza della lunga durata delle obbligazio­ni assunte dalle amministra­zioni di Roma Capitale. Bisognerà attendere il 2044 per vedere l’estinzione di tutti gli attuali debiti finanziari, quando andranno in scadenza i 27 mutui concessi da Cassa Depositi e Prestiti, tutti a tasso fisso con un interesse medio del 4,46% annui. Il tasso di interesse pagato sui debiti finanziari al 31 dicembre 2016 è mediamente del 2,24%. Per i mutui e prestiti a tasso fisso la media è del 3,59%, variando tra un minimo di 1,82% per un mutuo di 28 milioni di euro concesso dalla Banca europea degli investimen­ti a un massimo di 4,49% annui per 12 mutui con Cassa Depositi

LA ZAVORRA Tasse sui turisti, Irpef maggiorata, trasferime­nti dallo Stato, 80 milioni annui dal budget comunale: ci vorranno ancora 30 anni per ripianare l’enorme “buco” della Capitale TASSO AL 5,3% Nel 2048 vanno restituiti 1,4 miliardi di euro, obbligazio­ni contratte da Veltroni per cui non sono stati fatti accantonam­enti

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 ??  ?? Chi spende Gianni Alemanno, sindaco di Roma dal 29 aprile 2008 all’11 giugno 2013
Chi spende Gianni Alemanno, sindaco di Roma dal 29 aprile 2008 all’11 giugno 2013

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