“Polpette” avvelenate: Cesaros padre e figlio, parodia dei Savastano
Il papà Luigi in lista al Senato, ma l’erede Armando scalpita e vuole la Camera
Edipo Re a Sant’Antimo, paesone sgarrupato a nord di Napoli. Il figlio che vuole uccidere il papà, ma il papà resiste strenuamente. Una metafora ovviamente. Ma perdere un seggio è un po’come morire, non solo da queste parti.
Benvenuti a Cesaroland, il feudo della famiglia azzurra più potente in Campania. Il capostipite politico è il famigerato Giggino ’a Purpetta, deputato della Repubblica italiana. Cioè, Luigino la Polpetta, dove per Polpetta si sottintende qualcosa di poco edificante nel gioco fatale del do ut d es . Suo figlio Armando ha 33 anni ed è consigliere regionale di Forza Italia nonché amicone di Francesca Pascale, fidanzata “uffic iale” d ell’ex Cavaliere ottuagenario.
PER LA STAZZA, spiega un informato parlamentare berlusconiano, “Armandino è tale e quale a Genny Savastano”. Ossia il figlio di don Pietro Savastano, la famiglia protagonista delle tre stagioni di Gomorra.
Risata maligna e giù con le allusioni pesanti, anche perché papà Polpetta è tuttora indagato dall’Antimafia di Napoli e si porta cucita addosso una tremenda frase del vecchio boss Raffaele Cutolo: “Cesaro è stato il mio avvocato e mi faceva pure da autista”. Ecco. L’epilogo edipico nasce allora dalla tormentata composizione delle liste in Campania per Camera e Senato, tra collegi plurinominali (proporzionale) e uninominali (maggioritario). L’altro giorno ad Arcore è pervenuta una prima bozza coi nomi e Berlusconi ha trovato il nome di Luigi Cesaro al Senato. Capolista blindato in un collegio plurinominale. Accanto al suo, sempre per Palazzo Madama, anche le indicazioni dell’isc hita no Domenico De Siano (rinviato a giudizio per corruzione) e della nuova donna forte del cerchio magico di B.: Licia Ronzulli.
Ieri però la sorpresa. Intervistato dall’edizione locale di un quotidiano, Armando Cesaro ha detto che il padre è stanco del fiume di fango di questi anni e che lui, il figliolo, è pronto a prenderne il posto alla Camera. Così, dentro Forza Italia, il passa- parola è stato frenetico ma non ha chiarito nulla. Anzi. Una vera fiction noir. E a quel punto qualcuno ha persino evocato una delle scene madri della seconda stagione di Gomorra. Quando don Pietro, latitante in esilio teutonico, viene salvato dal figlio in un attentato e per tutta risposta alla fine lo scarica con una frase di freddo congedo. Tradotta dal napoletano: “Ognuno per la sua strada. Io devo fare ancora la mia parte. Poi verrà il tuo tempo”. Genny è furioso, ma reprime la rabbia. Ed è quello il momento che matura la vendetta più atroce: ammazzare il padre.
STA ACCADENDO questo a Cesaroland? A meno che non sia tutta una sceneggiata ben congegnata. A rivelarla è un’altra fonte di rango degli azzurri: “Per come stanno studiando le liste è possibile che Gigginola- sci il suo nome al Senato e al l’ultimo momento tenti il blitz per piazzare Armando alla Camera”.
Tutto è possibile nell’ultimo capitolo dei Ce sa ro s da Sant’Antimo.
Del resto, il capostipite Luigino, noto anche il suo perenne corpo a corpo con la lingua italiana, continua ad avere una tremenda paura del carcere. Qualche anno fa, di fronte a questa prospettiva in un’altra inchiesta dell’Antimafia, poi archiviata, promise solennemente: “Non mi candido più”. Adesso, però, con due fratelli in galera dal maggio dello scorso anno, Aniello e Raffaele, il terrore è tornato e l’immunità del seggio può dare un po’ di serenità. Facendo, beninteso, i conti con le ambizioni del figlio.
Già storico sodale di Nicola Cosentino, condannato tra l’altro per concorso esterno alla camorra dei Casalesi, oggi Cesaro gestisce Forza Italia in Campania con l’ausilio del già citato De Siano. Entrambi hanno escogitato un sistema per piazzare i loro uomini o garantire gli uscenti (tra cui Paolo Russo e Carlo Sarro): dare cinque posti da capolista a Mara Carfagna e piazzare al secondo posto i loro fedelissimi da eleggere con il giochino delle opzioni. Per questo motivo, Alessandra Caldoro, sorella dell’ex governatore Stefano, ha accusato Carfagna di “lavorare, come sempre, per favorire gli uomini”. Accuse pesanti.
Ma il patto Cesaro-Carfagna, benedetto dalle due donne del cerchio magico, Ronzulli e Pascale, dovrebbe reggere. Sempre che non si verifichi un ribaltone finale. Come quello di cinque anni fa, quando Cosentino, escluso, scappò con le liste inseguito da Denis Verdini e Nitto Palma.
Patto con Carfagna L’ex ministra cinque volte capolista per garantire uscenti e fedelissimi