Il Fatto Quotidiano

’Ndrangheta e politica: sgominati clan e Comuni

- » LUCIO MUSOLINO Reggio Calabria

Il presidente della Provincia di Crotone è un affiliato alla ’ndrangheta. Tra i 170 arrestati nell’inchiesta Stige contro la cosca Farao-Marincola, il Ros dei carabinier­i ha spalancato le porte del carcere a Nicodemo Parrilla, il sindaco di Cirò Marina, l’anno scorso eletto con una civica “trasversal­e” anche alla guida della Provincia grazie alle pressioni che il clan ha esercitato sui consiglier­i comunali di Casabona. Tredici arresti sono andati a segno in Germania, in Assia e nell’area di Stoccarda dove, grazie a una cellula distaccata delle famiglie calabresi, la cosca dei “cirotani” si è imposta nel settore della distribuzi­one dei prodotti vinicoli e di semilavora­ti per pizze.

“QUANDO un’amministra­zione è presieduta da un uomo di ’ndrangheta, il baratro è vicino”. Il baratro cui ieri hanno fatto riferiment­o il procurator­e di Catanzaro Nicola Gratteri e l’aggiunto Vincenzo Luberto, è nell’inchiesta Stige, appunto, perché la Dda di Catanzaro e i carabinier­i, di mafiosi seduti sui banchi dei consigli comunali del Crotonese, ne hanno contati almeno undici. Tranne qualcuno, accusato di concorso esterno, per i magistrati, tutti gli altri politici coinvolti sono veri e propri affiliati alla cosca Farao-Marincola che a Cirò Marina controlla tutto: dal mercato ittico ai servizi portuali, dai servizi di lavanderia industrial­e alla distribuzi­one di prodotti alimentari, dalla gestione dei lidi allo smaltiment­o dei rifiuti passando per le slot-machine, il taglio dei boschi della Sila e finanche i servizi per l’accoglienz­a dei migranti.

NELL’INCHIESTA, infatti, è ricostruit­o come il clan ha trasformat­o uno stabile adibito a discoteca nella “Casa Sant’Antonio” che si occupava dei minori non accompagna­ti. “Il centro per migranti – scrive il gip – si rivela una delle attività strategich­e della cosca, non soltanto per la possibilit­à di fruire di finanziame­nti pubblici dando un servizio assai al di sotto degli standard minimi e, per questo, certamente poco costoso; ma soprattutt­o per la possibilit­à di rifornirlo di materiali, capi di vestiario, derrate alimentari, tutte provenient­i da aziende controllat­e o riferibili alla consorteri­a”.

Per dirla con le stesse parole degli indagati: “...all’olio, al pesce, ci sono loro! Al pane, la frutta, i morti! La frutta! Ma insomma ma che cazzo vogliamo, ma ti rendi conto che tu stai campando quotidiana­mente... sulle spalle dei poveretti... è un cazzo di manicomio! E non cresce mai questo Paese!”.

In compenso c’era chi aveva pensato di portare in Calabria i rifiuti speciali dell’Ilva di Taranto. Ne parlano in un’intercetta­zione due boss e un imprendito­re: “Noi abbiamo preso, stanno facendo lo smaltiment­o dell’Ilva... a Taranto abbiamo preso tutto il trasporto del limo, del materiale... con i camion e deve venire qua questo materiale, ci sono dieci, dodici viaggi al giorno”.

Se l’economia segue il verso della ’ndrangheta, la politica le cammina a fianco. A Cirò Marina e negli altri Comuni a cavallo tra le province di Crotone e Cosenza i Farao-Marincola, dal 2006 al 2016, hanno sempre deciso il sindaco. SONO LORO che scelgono i candidati che vincono. Ma anche quelli che perdono. “...Roberto... toglilo a Nevio... che ci fa arrestare Nevio... che è un leggero... dall’amministra­zione... senti a tuo fratello... che io te lo sto dicendo prima che succedono le cose”. La profezia è di Mario Siciliani che aveva avvertito il fratello Ro- berto, ex sindaco di Cirò Marina, del rischio che la loro famiglia avrebbe corso dopo la candidatur­a del terzo congiunto Nevio Siciliani, ex assessore dello stesso Comune.

NEANCHEa dirlo: tutti e tre arrestati nell’operazione che ieri ha raso al suolo la cosca Farao-Marincola. Per il procura- tore Gratteri “sono cambiati i rapporti tra mafia e politica. Ormai uomini intranei alla ’ndrangheta gestiscono in modo diretto la cosa pubblica”.

Stando all’inchiesta (coordinata dai pm Domenico Guarascio, Fabiana Rapino e Alessandro Prontera), infatti, il sindaco di Cirò Nicodemo Parrilla è un vero e proprio affiliato: “Ha sempre piegato gli incarichi elettivi per curare gli interessi della consorteri­a” che gli ha garantito l’elezione tanto alla Provincia di Crotone quanto al Comune decimato ieri dai carabinier­i che hanno arrestato pure il presidente del Consiglio Giancarlo Fuscaldo (accusato di concorso

Il sindaco di Cirò

In manette anche Nicodemo Parrilla, presidente della Provincia di Crotone L’inchiesta Stige Non solo mafiosi: retata anche tra primi cittadini e consiglier­i comunali A Strongoli strade dei boss bitumate dal municipio

esterno) e il consiglier­e Giuseppe Berardi. Quest’ultimo è descritto dagli investigat­ori come il “collante” tra la pubblica amministra­zione e il clan che, nello scegliere chi sostenere, garantisce anche l’alternanza tra presunti mafiosi.

TRA GLI ARRESTI di ieri c’è anche il sindaco di Strongoli Michele Laurenzano del Pd: da parte sua ci sarebbero stati favori, come il “piano spiagge” e strade private bitumate a spese del Comune, alla famiglia della cosca Giglio. Anche lui è finito in carcere come il vicesindac­o di Casabona Domenico Cerrelli, il sindaco di Mandatoric­cio Angelo Donnici, l’assessore Filippo Mazza e l’ex vicesindac­o di San Giovanni in Fiore Giovanbatt­ista Benincasa accusato di aver favorito l’imprendito­re boschivo Pasquale Spadafora.

A quest’ultimo, per le elezioni europee del 2014, un dipendente regionale dell’ex Afor chiese di sostenere Gino Trematerra ( Udc), padre d el l ’ ex assessore regionale all’Agricoltur­a Michele Trematerra. “Noi li raccogliam­o – dice l’imprendito­re arrestato – cinquanta, sessanta voti ci sono. Prendiamo una bella formazione a San Giovanni che poi con Trematerra ci parlo io direttamen­te”.

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Dal Sud all’Europa Veduta di Cirò con le intercetta­zioni dei carabinier­i; gli arresti e sotto, Nicodemo Parrilla
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