La Procura riapre l’indagine sul via libera al gasdotto Tap
Riparte l’i n da g in e sull’iter autorizzativo del gasdotto Tap, che dall’Azerbaijan arriverà in Salento, a Mel e n du g n o (Lecce), per connettersi alla rete
Snam consentendo così la vendita del gas in Europa. L’inchiesta, che ipotizzava i reati di abuso d’ufficio e falso, era stata archiviata. Ora, anticipa il Quotidiano di Puglia, il procuratore di Lecce Leonardo Leone De Castris e la pm Valeria Farina Valaori la riaprono dopo l’esposto di otto sindaci della zona alla luce di nuovi elementi: il frazionamento del progetto del terminale di ricezione da cui è stato escluso il tratto Snam e il presunto cantiere che Tap nel 2016 avrebbe utilizzato per dimostrare l’inizio dei lavori alla Commissione Ue. Il frazionamento, secondo i sindaci, ha determinato la mancata applicazione della direttiva Seveso, che riguarda gli impianti a rischio di incidente rilevante e che, oltre a maggiori vincoli sulla sicurezza, avrebbe imposto la consultazione popolare. A richiederne l’applicazione era stato il ministero dell’Ambiente in sede di Valutazione di impatto ambientale. Con la Conferenza dei servizi del 3 dicembre 2014, però, l’applicazione della direttiva Seveso veniva esclusa con un’in terpre tazio ne, apparsa singolare, del parere della Commissione Ue. Tap ribadisce “piena fiducia” nella magistratura, in ambienti dell’azienda rassicurano sull’uso delle “migliori tecnologie” e sui “massimi standard di sicurezza” e ribadiscono la validità dell’“interpretazione autentica” di Bruxelles che esclude dalla direttiva Seveso “le infrastrutture di trasporto del gas”.
Sul progetto uno dei maggiori esperti di ingegneria energetica, Umberto Ghezzi del Politecnico di Milano, ha parlato di “rischi estremamente rilevanti, esplosioni e incendi”. Anche un documento Tap tempo fa riconosceva “rischi medio alti”. C’è un altro esposto da parte di famiglie della zona.