Il Fatto Quotidiano

Artisti Viva la libertà di Vespa e Fazio, ma il tema non è la censura: è la legge

- FERDINANDO SPERA MASSIMO MARNETTO ALESSANDRA SAVINI CARLO TECCE GIAMPIERO BUCCIANTI PATRIZIA DE RUBERTIS

In questi giorni tutti parlano di fake news , attribuend­ole, ovviamente, ai propri avversari. Lungi da me l’intenzione di alimentare la ridicola polemica in corso fra i vari falsari, ma una cosa la voglio proprio dire: la propaganda del partito Democratic­o, martellata tutti i giorni dal suo capo Matteo Renzi è basata soprattutt­o sull’aumento dei posti di lavoro (derivanti, a suo dire, dalla buona politica praticata). Chiunque, guardandos­i intorno, può constatare che l’affermazio­ne suddetta è falsa; nessuno, però, gli sbatte in faccia la triste verità: vengono contati come posti di lavoro tutti i mini contratti per lavori di un mese, di dieci giorni, di una settimana.

Nessuna delle migliaia di fabbriche che hanno chiuso durante la crisi ancora in atto (centinaia di migliaia di licenziame­nti) ha riaperto. La parola inglese “fake”, significa “falso”; ma significa pure “truffa”. E la truffa è sempre dolosa.

Le istituzion­i continuano a dare il cattivo esempio

Il vostro giornale continua a portare avanti battaglie nobili e coraggiose in nome dei valori che tutti dovremmo condivider­e, ma si sa, vuoi per arretratez­za, per interessi, per superficia­lità, è davvero una lotta infinita.

Risalendo dall’attualità al passato più recente, non possiamo non vedere come le nostre istituzion­i siano diventate luoghi di cattivi esempi e di conseguent­e proselitis­mo. Prima di B., i poteri economici e associativ­i sostenevan­o e tramavano da dietro le quinte, poi con l’ascesa del centrodest­ra è avvenuta la transustan­ziazione di quelle forze del nuovo politico.

Così il cattivo esempio, tempo al tempo, si è propagato: crearsi una piattaform­a di ricchezza e interessi associativ­i per poi realizzare la nuova politica. Nella terra di nascita (e di declino) delle banche, in un luogo fertile di risorse materiali È GIUSTO CHE I DUE “artisti” Fazio e Vespa vogliano intervista­re i politici? O possono farlo solo dei giornalist­i? Posta in questi termini, la domanda emana un olezzo di proibizion­ismo. E quindi tutti a sbracciars­i per dire che più informazio­ne c’è in campagna elettorale e meglio è. Giusto. Ma il problema è un altro: l’italica apologia del furbo che ancora una volta si consacra come modello premiante nazionale. Se c’è la regola del tetto di 240 mila euro per i giornalist­i Rai, quelli che vogliono più soldi diventano artisti e aggirano la regola con contratti milionari. Tanto potranno fare le stesse cose – come, appunto, intervista­re i politici in campagna elettorale – ma guadagnand­o molto di più. Il messaggio che arriva ai cittadini è devastante. Le regole sono per i fessi, i furbi le aggirano e vivono felici e contenti. IL DISCORSO NON VERTE su ciò che appare giusto (categoria labile), ma su ciò che risulta legale. Perché la legge va oltre il giusto, altrimenti finiamo per interpreta­re le norme esitando a rispettarl­e o, peggio, ad applicarle. Questa complessa vicenda sugli “artisti” Vespa e Fazio contiene due questioni. La prima riguarda la “par condicio”, una legge – giusta? – che impone al servizio pubblico televisivo un rigore nella gestione dei tempi e degli spazi per i candidati durante la campagna elettorale. In periodo di par condicio, la Rai è costretta a ricondurre al controllo di una testata giornalist­ica le trasmissio­ni, e dunque è scontato che i conduttori siano giornalist­i. Per esempio, Fazio è un ex giornalist­a, un anno e mezzo fa ha dichiarato di aver abbandonat­o l’albo. Come per i medici o per i notai, chi esercita la profession­e di giornalist­a – altra legge, sarà giusta? – deve essere iscritto all’albo. Il caso di Vespa è diverso, e qui arriviamo alla seconda questione. In preda a e umane, alcuni pater familiasha­nno costruito le basi materiali e morali per lanciare i loro pargoli nell’empireo delle istituzion­i, con l’aiutino non secondario dei risparmiat­ori: le giuste parole d’ordine, l’immancabil­e avvenenza e seduttivit­à dei protagonis­ti et voilà, il gioco è, anzi era, fatto! Ora assistiamo ad una fase di rigetto della formula, ma sono anche in atto tutti i tentativi possibili per evitare il disarciona­mento, usando ogni un raptus, il governo renziano ha imposto il tetto di 240.000 euro ai dipendenti Rai: nessuna distinzion­e, fra dirigenti, giornalist­i e l’ampia schiera di artisti. Col tempo, il governo ha trovato un cavillo per liberare gli artisti dal vincolo con la motivazion­e – legittima – che la Rai opera in un mercato e deve competere. Anche qui c’è un dilemma irrisolto: il servizio pubblico deve offrire ottimi programmi di approfondi­mento o investire decine di milioni di euro sull’“Isola dei famosi” e derivati? Il suo dilemma, però, Vespa l’ha risolto. Ha ottenuto il rinnovo del contratto da artista e, adesso, guadagna 1,2 milioni di euro, cinque volte di più del direttore generale. Ovviamente la politica si è preoccupat­a di tutelare i Vespa e gli artisti, masi è dimenticat­a dei manager. Perché della buona gestione dell’azienda, ai partiti non frega niente. mezzo possibile: commission­i, media, ecc. Effetto boomerang. E intanto il cattivo esempio continua.

Alle elezioni sarà decisivo il popolo degli astensioni­sti

Anche questa volta alle prossime elezioni, dai sondaggi, si va verso una astensione del 35/38% e qui vorrei fare una consideraz­ione. Fin dalle elementari ci hanno inse- gnato che il voto è un diritto-dovere, e addirittur­a fino a 30 anni fa mi pare che se uno non si recava a votare, sul certificat­o penale, anche se incensurat­o, veniva annotato “non ha votato”, come riconoscim­ento del menefreghi­smo di quella persona verso le istituzion­i democratic­he.

Oggi le istituzion­i non possiamo più proprio definirle democratic­he, visto i tipi che le frequentan­o, ma quel 38% di astenuti sarebbe a I NOSTRI ERRORI

Nell’articolo pubblicato lunedì 8 gennaio, dal titolo “Non solo bollette e pedaggi: i rincari di multe e telefonia”, abbiamo scritto per errore che Poste Italiane ha deciso di rialzare le tariffe di raccomanda­te, assicurate e servizi nel 2018. Non ci sarà invece nessun aumento. Ci scusiamo con Poste Italiane e con i lettori.

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LaPresse I conduttori Fabio Fazio e Bruno Vespa

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