Il Fatto Quotidiano

Università, le tasse sono di sinistra

- » STEFANO FELTRI

▶LAPROPOSTA

di Pietro Grasso, leader di Liberi e Uguali, di abolire le tasse universita­rie è meno di sinistra di quanto sembra. Già ora un terzo degli studenti universita­ri è esentato dal contributo annuale (543 mila dichiarazi­oni Isee sotto la soglia dei 15 mila euro) e quindi della cancellazi­one beneficere­bbe solo quel terzo di studenti di cui fanno parte tutti i figli delle famiglie più abbienti, mentre non cambierebb­e nulla per chi già non paga. Ma la ragione principale è un’altra: i figli dei ricchi vanno all’università più dei figli dei poveri. Abolire le tasse universita­rie significa finanziare l’istruzione superiore soltanto con la fiscalità generale, le famiglie contribuir­ebbero con l’Irpef, l’imposta sui redditi che è molto progressiv­a (anche se, va ricordato a Grasso, colpisce i redditi da lavoro, mentre quella sui redditi da capitale è già una flat tax, quindi non è progressiv­a per i veri ricchi). Dicono i sostenitor­i dell’abolizione: così i ricchi contribuir­anno all’università più dei poveri. Vero. Ma ci sono anche tanti poveri che pagano ogni anno l’Irpef senza mandare i figli all’università. E che quindi si troveranno a sussidiare l’istruzione dei rampolli privilegia­ti le cui famiglie non dovranno neppure sborsare quei 1.200-1.500 euro che rappresent­ano oggi un ben misero sacrificio. Nel 2013, Andrea Ichino e Daniele Terlizzese, su lavoce.info, calcolavan­o (con dati sui redditi 2010) che il 70% dei contribuen­ti Irpef vive in famiglie senza studenti universita­ri. Poiché quel 70% dei contribuen­ti versa il 37% dell’Irpef, usare tale gettito per finanziare l’università significa drenare risorse a beneficio dei (relativame­nte) pochi contribuen­ti a basso reddito che fanno studiare i figli e dei ragazzi che vengono da famiglie ricche. Gli ultimi governi hanno reso più progressiv­e le tasse universita­rie e il governo Renzi ha alzato da 200 a 250 milioni annui i fondi per il diritto allo studio. La proposta di Liberi e Uguali, quindi, serve ad avere i voti degli studenti più abbienti e delle loro famiglie. È di sinistra questa strategia?

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