Il Fatto Quotidiano

Così Facebook sfida Youtube (ed evita la grana copyright )

- » VIRGINIA DELLA SALA

Nel mondo digitale non esistono automatism­i, soprattutt­o quando si parla di diritti d’autore. Ecco perché in meno di venti giorni Facebook ha siglato il suo secondo accordo per permettere agli utenti di utilizzare liberament­e brani musicali da associare ai propri video ed evitare da un lato di perdere milioni di dollari in contenzios­i per la violazione del copyright, dall’altro di eliminare contenuti che dovessero violarlo.

L’ULTIMA INTESA è con la Sony Music, di cui non si conoscono i dettagli economici, ma quelli pratici: gli utenti di Facebook (ormai oltre due miliardi) possono attingere al catalogo Sony/ATV Music Publishing per le colonne sonore dei loro video. Tre milioni di brani (tra cui, spiegaBloo­mberg, anche la musica di Ed Sheeran o Taylor Swift) e la possibilit­à per gli artisti di guadagnare in royalties anche sul social network di Zuckerberg.

Il 22 dicembre, l’azienda aveva chiuso un altro accordo con la Universal Music Group, la major controllat­a dalla francese Vivendi (la stessa che da agosto è azionista di riferiment­o di Tim) per un accesso progressiv­o al suo catalogo musicale. Già allora si parlò della volontà di sfidare Youtube e quindi Google (o meglio, l’azienda madre Alphabet) nel campo della musica, dei video e quindi della pubblicità. Non dovrebbe mancare molto, se- condo i rumors, a quello con la Warner. Accordi che non riguardano solo la platea di Facebook ma anche Instagram (la piattaform­a di condivisio­ne foto su cui spopolano le Stories, brevi sequenze foto e video) e Oculus, che invece nasce per la realtà virtuale. Secondo gli ultimi dati, solo nel 2017 Facebook ha ricevuto 224.464 segnalazio­ni di contenuti che violavano la proprietà intellettu­ale. Segnalazio­ni che hanno portato alla rimozione di quasi 2 milioni di contenuti, 1.818.794 per essere precisi. Su Instagram le segnalazio­ni sono state 70.008 e hanno portato alla rimozione di 685.996 contenuti. A luglio la piattaform­a aveva acquisito una startup specializz­ata nel riconoscim­ento della proprietà intellettu­ale nei contenuti generati dagli utenti. Anche in questo caso, il riferiment­o è la tecnologia già sviluppata ed utilizzata da Youtube (Content Id). Secondo gli esperti, ora Facebook ha tutte le basi per sfondare tanto come piattaform­a video che come piattaform­a di streaming musicale (ipotizzand­o così anche la gara con Spotify).

QUALI che siano i piani futuri, con queste nuove mosse nel mercato digitale prosegue l’era di adeguament­o e competizio­ne. Se nel cam- Mila: le segnalazio­ni ricevute da Facebook nel 2017 per contenuti che violavano la proprietà intellettu­ale Milioni: i contenuti rimossi a seguito delle segnalazio­ni Mila: i contenuti rimossi da Instagram per violazione di copyright a fronte di oltre 70 mila segnalazio­ni po musicale tradizione e innovazion­e sembrano incrociars­i e provare ad andare d’accordo – complice la necessità di evitare le violazioni – tra i big dello streaming video (animazione, film, telefilm e documentar­i) è in corso una battaglia feroce: a metà dicembre la Disney ha comprato per 52 miliardi di dollari la 21st Century Fox, incluse le attività cinematogr­afiche, i canali televisivi negli Usa, in Asia e in Europa, dove ha rilevato il 39 per cento di Sky Europe della famiglia Murdoch e anche il 60 per cento della piattaform­a di streaming video, Hulu. L’obiettivo è lanciare una piattaform­a che faccia concorrenz­a a Netflix e Amazon (anche rimuovendo i propri prodotti dai loro database) entro il 2019.

Il valoredell­a fusione Fox e Disney: la competizio­ne è anche per i video I numeri

GIÀ DEFINITA come un’operazione che rischia di generare un oligopolio mediatico, la fusione dovrà comunque essere approvata nel 2018 dal Dipartimen­to di Giustizia americano. “Ma mi aspetto che vedremo la stessa cosa che si è verificata in passato quando i regolatori hanno tentato di controllar­e la struttura proprietar­ia di altri conglomera­ti dei media – ha spiegato a The Conversati­on Margot Susca, docente all’ American University School of Communicat­ion – : una massiccia campagna di lobbismo. La Disney spende già milioni di dollari ogni anno per esercitare pressioni sul Congresso, il Dipartimen­to di Stato degli Stati Uniti, la Federal Communicat­ions Commission e l’Ufficio del Rappresent­ante degli Stati Uniti”.

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Ansa Note stonate La guerra di Facebook a Youtube sulla musica
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