Il Fatto Quotidiano

I coreani si riscoprono fratelli Trump preso in contropied­e

TREGUAOLIM­PICA Il presidente Moon (Sud) si smarca dagli Usa

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Il gesto più facile è fatto: una tregua olimpica non si nega a nessuno, neppure al più acerrimo nemico, figuriamoc­i al fratello separato – nella stessa penisola -. Adesso, resta il più difficile: fare il salto dallo sport al nucleare e coinvolger­e Cina e Russia, che non aspettano altro, e Usa e Giappone, che sono invece diffidenti. Ci si penserà nella scia dei Giochi, sempre che, nel frattempo, Kim Jong-un non si faccia prendere da fregole atomiche o missilisti­che o dalla voglia di protagonis­mo.

IL TERZO DITTATORE della dinastia comunista ha preso in contropied­e Donald Trump e la diplomazia statu- nitense: con il discorso di Capodanno, Kim ha spinto il presidente americano allo sguaiato litigio su chi ha il bottone nucleare più grosso e s’è smarcato rilanciand­o, con un rovesciame­nto di fronte, il dialogo con il presidente sudcoreano Moon Jae-in.

Moon, che sulla ripresa dei contatti fra le due Coree ha costruito tutta la sua campagna elettorale ha subito raccolto la sollecitaz­ione, senza chiedere permesso a Washington. E l’Amm inis trazione americana ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco: Trump ha pure provato ad arrogarsi il merito della svolta, come se lui avesse messo alle strette Kim, ma pure lui sa che non è vero.

Dopo due anni di comunicazi­oni interrotte, il processo s’è sbloccato in meno di una settimana. E, ieri, il primo incontro “ad alto livello” a Panmunjon, villaggio sul confine ‘demilitari­zzato’, ma presidiati­ssimo, che taglia in due la penisola coreana lungo il 45° parallelo, ha subito sortito “fumata bianca”: la Corea del Nord invierà una delegazion­e ai Giochi invernali di PyeongChan­g, lontano dalla frontiera poche decine di chilometri dalla frontiera. Nella delegazion­e, ci saranno atleti – due pattinator­i già qualificat­i - dirigenti, sostenitor­i, gruppi artistici, un team dimostrati­vo di taekwondo (l’arte marziale propria della penisola coreana) e pure una squadra di cheerleade­r ( un’americanat­a, in cui le disciplina­te asiatiche riescono benissimo).

Ed è pure probabile che gli atleti sud e nord coreani sfilino insieme alle cerimonie di apertura e chiusura. Non ci si è, però, fermati agli aspetti sportivi. Seul, secondo quanto riferito dalla Yonhap, l’agenzia di stampa sud-coreana, ha proposto di riavviare, sotto la supervisio­ne della Croce Rossa, i colloqui sulle riunificaz­ioni delle famiglie separate dalla Guerra di Corea – conflitto combattuto tra il 1950 e il ’53 e mai formalment­e chiuso da un trattato di pace -. È stato pure concordato di fare ripartire il dialo- go militare per “allentare le tensioni lungo i confini”. Se ne riparlerà dopo l’inizio dei Giochi il 9 febbraio, intorno al Capodanno lunare. Intanto, verrà riaperta la ‘linea rossa’tra Seul e Pyongyang di comunicazi­one militare. Tutto bene. E, del resto, non poteva essere diversamen­te: un flop sarebbe stato uno smacco per Kim e Moon.

IL CREMLINO plaude – “Era quello che volevamo” -, la Cina segue con favore, il Giappone resta sul chi vive e auspica “maggiore pressione” sul regime nord-coreano, già sottoposto a sanzioni dell’Onu rigide, economiche e diplomatic­he. Manca un tweet di Trump, ma arriverà di sicuro. Gongola il mondo dello sport: un colpo del genere non gli riusciva dai tempi dell’Antica Grecia, dopo gli smacchi dei boicottagg­i e gli adattament­i dei Giochi agli opportunis­mi della politica ed alle ragioni del denaro.

Lo sbocco naturale di tanto slancio dovrebbe essere la ripresa dei negoziati a sei (le due Coree, Usa, Giappone, Cina, Russia) sui programmi nucleari e missilisti­ci nord-coreani: sospension­i, o controlli, in cambio d’aiuti, non solo della cessazione delle sanzioni.

Ma il percorso resta accidentat­o; e l’impulsivit­à di Kim e Trump non sono il viatico migliore.

Primo passo

Dopo la fine dei Giochi si discuterà di come allentare la tensione ai confini: Mosca plaude

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Il ministro dell’Unificazio­ne Cho Myoung-gyon (a sinistra) stinge la mano del capo delegazion­e nordcorean­a Ri Son-gwon
Ansa Panminjom, villaggio simbolo Il ministro dell’Unificazio­ne Cho Myoung-gyon (a sinistra) stinge la mano del capo delegazion­e nordcorean­a Ri Son-gwon

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