Case non ne vendono, ma i costruttori sono ricchi
Regno Unito “Help to buy” doveva servire al ceto medio per la prima abitazione, invece arrivano bonus ai manager
Jeff
Fairburn è un uomo soddisfatto: 53 anni, direttore generale di Persimmon, colosso delle costruzioni in cui è entrato a 17 come apprendista, sta per ricevere fra i 110 milioni e i 132 milioni di sterline di bonus in azioni. Altri 140 managers dovranno accontentarsi di spartire fra i 500 e gli 800 milioni, sempre in azioni - la cifra esatta dipende dalla quotazione al momento dell’incasso - ma le prospettive per Persimmon sono buone. E non solo perché il Regno Unito ha fame di case. L’impegno a costruire “new, affordable housing”, cioè abitazioni nuove a prezzi accessibili per una popolazione con stipendi annuali medi fermi a 26.520 sterline (dati di ottobre 2017), è uno degli slogan politici più abusati da qualsiasi candidato. È al centro, per esempio, del programma di Theresa May. Proprio per favorire l’acquisto della prima casa il suo predecessore David Cameron lanciò il programma Help to Buy: lo stato presta il 20% del costo di acquisto di nuove abitazioni, e il compratore mette solo il 5% di deposito.
RISULTATO: le case continuano a mancare, ma i costruttori fanno soldi a palate. Dal lancio di Help to Buy, nel 2013, Persimmon ha aumentato la produzione del 70%, costruendo più di 80 mila abitazioni. E il valore delle azioni, scrive il Guardian , è quasi quadruplicato, in linea con quello degli altri grandi costruttori. Fairburn aveva concordato i ter- mini del bonus nel 2012. Quando si dice il tempismo. E siccome il governo complessivamente ha prestato soldi per 7 miliardi, il dubbio è che il manager si sia arricchito a spese dei contribuenti. Ora politici e stampa gridano allo scandalo. Il commento più frequente è “osceno”. Il più accanito è il Gu ar di an , che calcola come solo 4,6 milioni, un 25° del suo bonus, darebbero un tetto alle 58 famiglie senza casa di York, dove Fairburn è nato e lavora.
Con il bonus intero, invece, si potrebbero costruire 1.350 abitazioni popolari, risolvendo così i problemi di tutto lo Yorskhire. La faccenda si è complicata al punto che il presidente di Persimmon, Nicholas Wrigley, si è dimesso lo scorso mese, ri- conoscendo di aver sbagliato a non mettere un tetto ai bonus, e dopo aver tentato invano di convincere il suo direttore generale a versare una parte della somma in beneficenza. Quanto a lui, il fortunato, ha commentato: “I miei piani per una donazione sono una questione privata”. Solo riservatezza? Sempre secondo il Guardian, fra le società quotate, Persimmon non brilla per generosità: l’anno scorso ha donato in beneficenza solo 1,1milioni, contro la media di 3,8 dell’indice di borsa Ftse 100.
Paga il governo Il gruppo Persimmon ha aumentato la produzione del 70%: azioni quadruplicate