Il Fatto Quotidiano

Come fu che Di Maio e Vespa ci insegnaron­o il senso del tempo

- » MARCO PALOMBI

“Guarda, Bruno”, dice il giovane politico allungando­si neghittoso sulla poltrona, “se me lo chiedevi domenica o anche solo stamattina t’avrei risposto di sì, ma adesso... proprio ora... alle sei del pomeriggio di questo piovoso martedì di gennaio... la risposta è no. No no, non è più il momento. D’altronde, caro Bruno, come dicevano i latinos, carpe diem”. Mentre andiamo in stampa, la performanc­e di Luigi Di Maio a Porta a Porta non è ancora andata in onda, ma ne conosciamo i contenuti grazie alle agenzie e noi, il momento in cui il candidato M5S ha detto “non credo che per l’Italia sia più il momento di uscire dall’euro”, ce lo immaginiam­o come sopra. Dice Di Maio che ora “ci sarà più spazio” per l’Italia in Europa visto che “l’a ss e franco-tedesco non è più così forte come prima”: quindi “non è più il momento”. Dice: ma che è cambiato? Perché prima sì e adesso no? Qual era il problema dell’euro e cosa cambierà ora che c’è “più spazio”? Non si sa, Di Maio non ce lo vuole dire: certo, non sottovalut­iamo l’avviso che “non è più il momento” dacché, come ben sanno i seguaci del metodo Ogino-Knaus, la tempistica ha la sua importanza. Lo stesso proficuo agire dei minuti e delle ore lo vediamo già all’opera pure sull’argomento “Nato”: si partiva dal “superament­o della Nato”, sostituito nel nuovo programma dalla più sobria “riforma della Nato”, che potrebbe presto diventare “chi è Nato?”. Il futuro, si sa, è spesso alle nostre spalle: anche in questo caso è solo questione di tempistica.

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