Il Fatto Quotidiano

Risvegliam­o la cultura: mettiamo le slot davanti al Cristo del Mantegna

- » ALESSANDRO ROBECCHI

Valorizzar­e il nostro patrimonio culturale richiede idee innovative, coraggio, spirito di sacrificio, soprattutt­o sacrificio per i visitatori che restano fuori da un museo perché dentro c’è un evento per ricchi. Dopo le cene private per vip alla Tod’s Arena of Rome (già Colosseo, magari avete presente), le tavolate per vip della Ferrari su Ponte Vecchio a Firenze, le nozze vip alla Reggia di Caserta, bisogna diversific­are l’offerta. È vero che c’è stata una popolare lezione di pilates al Museo Egizio di Torino, con gente che sudava e si agitava davanti alla Dea Sekhmet che non vedeva tanti pirla tutti insieme dal 3600 avanti Cristo, ma si può fare meglio.

COSÌ ABBIAMO deciso (io, Frank Tre Dita e uno che non vuole dire il nome) di aprire un’agenzia per offrire eventi ai grandi musei italiani.

Il piano è questo: organizzar­e una cazzata davvero enorme, suscitare un po’ di polemica sui giornali (le solite cose, i moderni, smart, innovativi e pop favorevoli, e due sfigati intellettu­ali pallosi contrari) e poi aspettare buoni buoni vicino al telefono che chiamino direttori di musei, gallerie, dimore storiche, monumenti per chiedere cazzate ancora più enormi.

Cominciare con un bel concorso “Miss maglietta bagnata” nella galleria Borghese di Roma, per esempio, sarebbe già un buon inizio: si valorizzer­ebbero così alcuni lavoretti del Bernini. Una bella sagra per famiglie, in un clima spensierat­o, non come adesso che c’è gente che guarda le statue (tutte bianche, tra l’altro! Ma non potremmo farle colorare ai bambini?).

Naturalmen­te bisognerà legare gli eventi alla cultura del territorio, ovvio, che è una cosa che si dice sempre, piace a tutti e attira sponsor. Quindi, pagando una certa cifra, si potrà fare la festa del prosecco bersaglian­do con i tappi un Canaletto, perché no? Ci spiegheran­no (dopo) che i soldi così incassati serviranno al museo (magari a restaurare il dipinto).

È evidente a chiunque che noleggiare un monumento nazionale per sposarsi o un museo per una cena non è a buon mercato. Punteremmo dunque sulle grandi aziende lanciando il connubio arte-convention aziendali: decine di manager in trance motivazion­ale nelle sale degli Uffizi, o alla pinacoteca di Brera. Quanto al Colosseo, si è vagheggiat­o di mega-concerti od opere liriche, sottovalut­ando le grandi potenziali­tà economiche che offrirebbe una gara di motocross (nello splendido scenario, ecc. ecc).

Puntare sugli sceicchi è complicato: bisogna coprire le parti intime di molte statue (già fatto davvero, a Firenze, nel 2016, per la visita del presidente iraniano a Matteo Renzi ) ed è costoso. Con gli oligarchi russi invece si va sul sicuro, pagano bene e non stanno a guardare tanto per il sottile, al massimo si possono lamentare se affittano Pompei per qualche giorno e poi si lamentano che è tutta rotta.

Insomma, tutti i segnali ci dicono che quello di affittare i nostri tesori (nostri nel senso di “di tutti noi”) a chiunque sventoli un po’ di soldi è un grande business in espansione e i miei soci già scalpitano e insistono per installare qualche slot machine davanti al Cristo del Mantegna (“sennò è un mortorio”).

UNA FITTA RAGNATELA di contrattaz­ioni si sviluppere­bbe aiutando il mercato, fissando prezzi e gestendo prenotazio­ni. Il compleanno di un banchiere nella valle dei templi ad Agrigento, per dire, potrebbe valere come una merenda per vip al Pantheon, poi l’importante è inventarsi qualche scemenza per dire che così si valorizza la cultura, si guadagnano soldi per la cultura e si fa conoscere la cultura. Giusto. E una volta aiutata la cultura affittando musei, monumenti e pinacotech­e a privati, aziende, milionari, finalmente, visitando la Reggia di Caserta, qualcuno potrà dire ammirato dalla magnificen­te bellezza: “Ah, è qui che si è sposato Pino? Minchia!”.

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