Il Fatto Quotidiano

Carlo, l’Ingegnere che architetta solo affari (per sé)

Vita dell’Ingegnere Dal declino Olivetti al crac Ambrosiano è spesso cascato sui peccati finanziari. E qualche condanna

- » GIORGIO MELETTI

■ I 100 giorni alla Fiat, il crac Ambrosiano, l’arresto per Tangentopo­li, il disastro di Olivetti e Sorgenia e i precedenti (anche in famiglia) dei blitz in Borsa

Venticinqu­e anni fa un maestro del giornalism­o economico come Marco Borsa definì Carlo De Benedetti come “il più bravo a tuffarsi nella finanza speculativ­a” degli anni Ottanta: “Nel bene e nel male resta il maestro”, spiegava, “ma anche il più bravo nello spogliare i risparmiat­ori attraverso le scatole cinesi, le azioni di risparmio, i sovrapprez­zi azionari, tutti i trucchi possibili e immaginabi­li per ottenere il massimo dal mercato dando in cambio il minimo”. Purtroppo Borsa non è più tra noi e non può vedere la fine di una storia che lo appassiona­va. Si chiedeva se la natura profonda dell’Ingegnere fosse quella dell’industrial­e teso ai successi concreti di un’azienda come l’Olivetti, o dello speculator­e teso all’arricchime­nto personale. Le vicende di questi giorni ci danno la risposta.

L’IMMAGINE di un ultraottan­tenne ricchissim­o che telefona al suo agente di Borsa e gli dice “ho parlato con Renzi, compra” – per realizzare in pochi giorni un guadagno di 600 mila euro sulle azioni di Banca Etruria che balzano del 65 per cento in seguito al decreto legge di riforma delle Popolari – suscita più che altro malinconia. Le persone normali, le tristi creature che 600 mila euro li guadagnano in decenni di lavoro, si chiedono: che bisogno c’era? Evidenteme­nte non sanno che cosa sono le passioni e non capiscono che non sempre l’età ammoscia quelle autentiche.

Quello di De Benedetti per il trading, il giocare in Borsa, sport di per sé assolutame­nte legittimo, è un grande amore noto da sempre. Che il trading tendesse a scivolare nell’insider trading (il colpaccio realizzato grazie alla disponibil­ità di informazio­ni privilegia­te) è rimasto più che altro un sospetto dei suoi nemici del quale mai si è avuta la prova. Solo nel 1997 l’Ingegnere do- vette patteggiar­e una pena pecuniaria, quando la Procura di Torino lo accusò di aver fatto il furbo con le azioni Olivetti in una circostanz­a vissuta con amarezza da tutta Italia. Nell’estate del ’96 l’Olivetti presentò un bilancio semestrale in forte perdita e ne fu squassata, De Benedetti mollò la presidenza e fu il momento di svolta, la fine del sogno industrial­e di A- driano Olivetti. Pochi giorni prima che le cose si sapessero e i titoli crollasser­o, De Benedetti, secondo l’accusa, si era affrettato e vendere parte delle sue azioni per ricomprarl­e a molto meno dopo i ribassi. L’Ingegnere ha sempre negato che il patteggiam­ento fosse un’ammissione di colpa.

Più recentemen­te c’è stata una storia se possibile ancora più malinconic­a del colpaccio sulle Popolari. La Consob nel 2010 ha sanzionato la cognata di De Benedetti Renata Cornacchia, sua figlia e il genero, per complessiv­i 340 mila euro per aver fatto insider trading nell’estate 2005 sulle azioni della Cdb Web Tech. Era l’incubatore di imprese quotato in Borsa sul quale, secondo le notizie di allora, si sarebbe realizzata l’inedita alleanza De Benedetti-Berlusconi, poi naufragata. Quando il titolo volò in Borsa qualcuno, informato con debito anticipo, si era già servito. Alla fine, tornati pessimi come d’abitudine i rapporti tra l’Ingegnere e il suo arcinemico, toccò a Marina Berlusconi, a nome della specchiata famiglia, accusare De Benedetti di essere un militante dell’insider trading.

SAREBBE RIDUTTIVO, però, limitare i momenti neri di De Benedetti a questi piccoli incidenti, o all’arresto nel 1993 con l’accusa di aver pagato tangenti alle Poste per piazzare le telescrive­nti Olivetti (sarà prosciolto e rivendiche­rà di aver pagato miliardi di lire ai politici in quanto concusso, cioè vittima). La sua lunga carriera, dai famosi cento giorni alla Fiat al decennio d’oro dell’Olivetti, alle fortune editoriali con Repubblica ed Espresso, ha conosciuto ben altre sconfitte. Dalla distruzion­e dell’Olivetti, vent’anni fa, all’esplosione di Sorgenia, società elettrica affidata al figlio Rodolfo, che ha mollato alle banche creditrici un buco di 2 miliardi. Senza dimenticar­e i guai giudiziari dopo il crac dell’Ambrosiano (lasciò l’istituto con una lauta buonuscita poco prima del disastro), da cui verrà assolto in Cassazione nel 1998.

I precedenti

Nel ’97 patteggiò una pena per le furbizie sui titoli di Ivrea. Nel 2010 multati figlia e genero

Le virtù

Secondo Marco Borsa era “il più bravo a fare affari e a spogliare i risparmiat­ori”

 ?? Ansa ?? Il “maestro” L’ingegnere Carlo De Benedetti
Ansa Il “maestro” L’ingegnere Carlo De Benedetti

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