Il Fatto Quotidiano

Senza un Tabacci in Paradiso: chi si raccoglie le firme da solo

L’esercito delle liste a rischio esclusione

- » TOMMASO RODANO

Oscurato dall’affaire Bonino, un esercito di piccoli partiti sta lottando contro il tempo per riuscire a partecipar­e alle elezioni. Il problema è quello sollevato dall’ex ministra radicale e dalla sua lista +Europa: bisogna raccoglier­e un numero “mostruoso” di firme autenticat­e ( Emma di xi t). Sono 400 in ognuno dei 63 collegi elettorali disegnati con il Rosatellum: in tutto 25.200. E in teoria dovevano essere molte di più: 1.500 per ogni circoscriz­ione. Poi sono state tagliate dal Pd con un emendament­o alla manovra, sollecitat­o proprio da +Europa.

Qu est ’ obbligo però riguarda solo le liste che non sono collegate a partiti presenti in Parlamento. Così dopo intense lamentazio­ni, i Radicali si sono “apparentat­i” all’ex democristi­ano Bruno Tabacci e al suo Centro democratic­o: abortisti e baciapile andranno appassiona­tamente insieme, in sostegno al Pd di Renzi.

CHI NON PUÒ contare su un Tabacci, invece, deve fare da solo. In fila ai banchetti, per esempio, c’è l’ultima formazione della sinistra radicale: si chiama Potere al popolo, mette insieme movimenti, centri sociali, studenti, precari; nasce dall’esperienza de ll’ospedale psichiatri­co giudiziari­o di Napoli, un luogo di reclusione e abbandono recuperato grazie a un’occupazion­e (“Je so’ pazzo”). La portavoce si chiama Viola Carofalo, è una ricercatri­ce di 37 anni. La lista di Pietro Grasso è lontana anni luce, come ha spiegato Carofalo litigando a mezzo stampa con Luciana Castellina: “Ci ha proposto di andare insieme a D’Alema, Speranza e Bersani, i responsabi­li del collasso della sinistra e dell’arretramen­to delle nostre condizioni di vita, odiati da tutti” (ha detto al Corriere del Mezzogiorn­o). “Potere al popolo” rivendica di nascere dal basso, ma nell’impresa delle firme parte con un grande vantaggio: ha l’appoggio di Rifondazio­ne comunista, che può far pesare la sua struttura organizzat­iva, nella raccolta.

A proposito di falce e martello, tra i dannati delle firme c’è anche il Partito comunista del sempiterno Marco Rizzo. Dopo una lunga vita nella sinistra parlamenta­re (svariate legislatur­e all’attivo con Rifondazio­ne e Comunisti Italiani) Rizzo è tornato alle radici del marxismo-leninismo: “Presentare il simbolo comunista alle elezioni – si legge nel comunicato del suo partito – serve a rafforzarn­e l’or g an i zz azione, ad utilizzare ogni spazio minimo residuo concesso per parlare con le masse sfruttate e oppresse, scardinare un sistema di rappresent­anza finto”. Quello della “rappresent­anza borghese, che è morto e sepolto dalla crescente astensione”. Buon lavoro.

SULL’ESTREMO opposto dello spettro politico c’è CasaPound. I “fascisti del terzo millennio”, galvanizza­ti dalle recenti affermazio­ni nelle elezioni locali ( Bolzano, Lucca, Ostia) e ormai sdoganata da media e talk show politici, dicono di puntare alla soglia di sbarrament­o del 3%. Prima però ci sono le firme. Il presidente Simone Di Stefano fa il punto: “I moduli del ministero dell’I nter no sono appena usciti, c’è davvero poco tempo (il termine ultimo è il 29 gennaio, ndr). Ma siamo organizzat­i e non avremo problemi: ci saremo sicurament­e in tutti i collegi della Camera. Per il Senato è un po’ più difficile perché può firmare solo chi ha più di 25 anni. Noi siamo radicati soprattutt­o tra i più giovani, ma ci stiamo attrezzand­o”.

I cugini neri di Forza Nuova, più radicali e meno “presentabi­li” di Casa Pound, si sono federati con la Fiamma Tricolore nella lista “Italia agli Italiani”. Insieme cercherann­o di mettere insieme le 25mila firme necessarie per essere presenti in tutta Italia e magari a superare le consuete percentual­i elettorali da zero virgola.

Poi c’è Antonio Ingroia, con la sua ultima creatura politica (a cui ha dato i natali insieme a Giulietto Chiesa): “La mossa del cavallo”. La quale ha generato a sua volta una “Lista del popolo” che si candida ambiziosam­ente a rappresent­are la galassia sovranista e a ribaltare “un sistema politico- finanziari­o corrotto e mafioso”.

Al riparo da questi ardori radicali, c’è pure l’ex candidato sindaco di Milano. Anche Stefano Parisi ha fondato un suo partito: “Energie per l’I tali a”. Ha scelto di non avere “parenti ”, deve raccoglier­e tutte le firme da solo: “Noi non abbiamo un Tabacci che ci salva – ha detto al Corriere – ma il 4 marzo il nostro simbolo giallo sarà su tutte le schede elettorali”.

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ANTONIO INGROIA In campo con Giulietto Chiesa
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MARCO RIZZO Tiene in vita il “Partito comunista”
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VIOLA CAROFALO Portavoce di “Potere al popolo”
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