L’altra verità della tutor per smentire Regeni
La docente di Cambridge interrogata sostiene sia stato Giulio a volersi occupare dei sindacati degli ambulanti del Cairo
Potrebbe essere il momento della svolta. O almeno questa è la speranza degli investigatori e della famiglia di Giulio Regeni, il ricercatore torturato e ucciso nel febbraio 2016 al Cairo, nell'inchiesta che non ha ancora trovato né mandanti né assassini. La svolta potrebbe arrivare dalla perquisizione che ieri, a Cambridge, i carabinieri del Ros e i poliziotti dello Sco hanno effettuato sia nell'abitazione, sia nell'ufficio di Maha Abdel Rahman, la professoressa della prestigiosa università inglese che, in qualità di tutor, indirizzò Regeni al progetto di ricerca in Egitto.
COME NACQUEl'idea di assegnare a Regeni quel progetto di ricerca? Il ragazzo fu affidato alle persone giuste? Che ruolo ebbe la professoressa nel contatto tra Regeni e Noura Wahby, studentessa egiziana conosciuta a Cambridge, e sospettata di avere dei contatti con i servizi segreti egiziani? Di certo c'è che la procura di Roma, nell'inchiesta condotta dal pm Sergio Colaiocco, ha già potuto verificare che tra Regeni e sua madre, il 26 ottobre 2015, vi fu una conversazione che merita di essere approfondita. “U na conversazione avvenuta sulla chat di Skype il 26 ottobre 2015 tra Regeni e le madre Paola”, si legge nel documento redatto dai magistrati di Roma, “consente di sapere come Giulio viva le sue ricerche al Cairo e di scoprire come fosse stata la professoressa Abdel Rahman a insistere perché approfondisse il tema specifico della sua ricerca e con le modalità partecipate”.
In quella chat, Regeni, con un intercalare friulano, dice alla madre: “Me stago addentrando nel tema… E go de capir de più… Xe importante perché nesun ga fatto questo prima… perché Maha in- sisteva che lo fasesi mi…”.
E quindi: la professoressa Maha Abdel Rahman insisteva perché fosse proprio Regeni a occuparsi del progetto di ricerca al Cairo?
PER TROVARE questa e altre risposte gli inquirenti italiani - in collaborazione con le autorità inglesi – ieri hanno acquisito il pc personale della professoressa, alcune pen-drive, hard disk esterni e anche il suo telefono cellulare. Prima, però, hanno sentito Maha Abdel Rahman come persona informata sui fatti. Ed è la prima volta che la professoressa parla con i nostri investigatori. Prima di ieri, infatti, Maha Abdel Rahman non era stata collaborativa: s'era sempre sottratta. “I supporti informatici e i documenti acquisiti – spiega una nota diffusa dalla Procura di Roma – saranno utili a fare definitiva chiarezza, in modo univoco e oggettivo, sul ruolo della professoressa nei fatti di indagine”.
Tutto il materiale acquisito è destinato quindi a confluire nel fascicolo d'indagine. Tocca adesso ai periti della procura analizzare i documenti informatici
Le parole alla madre
Il ricercatore spiegò che erano i professori a insistere e a indirizzare il suo lavoro Xe importante perché nesun ga fatto questo prima… perché Maha insisteva che lo fasesi mi…
GIULIO REGENI