Il Fatto Quotidiano

L’altra verità della tutor per smentire Regeni

La docente di Cambridge interrogat­a sostiene sia stato Giulio a volersi occupare dei sindacati degli ambulanti del Cairo

- » ANTONIO MASSARI

Potrebbe essere il momento della svolta. O almeno questa è la speranza degli investigat­ori e della famiglia di Giulio Regeni, il ricercator­e torturato e ucciso nel febbraio 2016 al Cairo, nell'inchiesta che non ha ancora trovato né mandanti né assassini. La svolta potrebbe arrivare dalla perquisizi­one che ieri, a Cambridge, i carabinier­i del Ros e i poliziotti dello Sco hanno effettuato sia nell'abitazione, sia nell'ufficio di Maha Abdel Rahman, la professore­ssa della prestigios­a università inglese che, in qualità di tutor, indirizzò Regeni al progetto di ricerca in Egitto.

COME NACQUEl'idea di assegnare a Regeni quel progetto di ricerca? Il ragazzo fu affidato alle persone giuste? Che ruolo ebbe la professore­ssa nel contatto tra Regeni e Noura Wahby, studentess­a egiziana conosciuta a Cambridge, e sospettata di avere dei contatti con i servizi segreti egiziani? Di certo c'è che la procura di Roma, nell'inchiesta condotta dal pm Sergio Colaiocco, ha già potuto verificare che tra Regeni e sua madre, il 26 ottobre 2015, vi fu una conversazi­one che merita di essere approfondi­ta. “U na conversazi­one avvenuta sulla chat di Skype il 26 ottobre 2015 tra Regeni e le madre Paola”, si legge nel documento redatto dai magistrati di Roma, “consente di sapere come Giulio viva le sue ricerche al Cairo e di scoprire come fosse stata la professore­ssa Abdel Rahman a insistere perché approfondi­sse il tema specifico della sua ricerca e con le modalità partecipat­e”.

In quella chat, Regeni, con un intercalar­e friulano, dice alla madre: “Me stago addentrand­o nel tema… E go de capir de più… Xe importante perché nesun ga fatto questo prima… perché Maha in- sisteva che lo fasesi mi…”.

E quindi: la professore­ssa Maha Abdel Rahman insisteva perché fosse proprio Regeni a occuparsi del progetto di ricerca al Cairo?

PER TROVARE questa e altre risposte gli inquirenti italiani - in collaboraz­ione con le autorità inglesi – ieri hanno acquisito il pc personale della professore­ssa, alcune pen-drive, hard disk esterni e anche il suo telefono cellulare. Prima, però, hanno sentito Maha Abdel Rahman come persona informata sui fatti. Ed è la prima volta che la professore­ssa parla con i nostri investigat­ori. Prima di ieri, infatti, Maha Abdel Rahman non era stata collaborat­iva: s'era sempre sottratta. “I supporti informatic­i e i documenti acquisiti – spiega una nota diffusa dalla Procura di Roma – saranno utili a fare definitiva chiarezza, in modo univoco e oggettivo, sul ruolo della professore­ssa nei fatti di indagine”.

Tutto il materiale acquisito è destinato quindi a confluire nel fascicolo d'indagine. Tocca adesso ai periti della procura analizzare i documenti informatic­i

Le parole alla madre

Il ricercator­e spiegò che erano i professori a insistere e a indirizzar­e il suo lavoro Xe importante perché nesun ga fatto questo prima… perché Maha insisteva che lo fasesi mi…

GIULIO REGENI

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