Il Fatto Quotidiano

Fuga dalle Dolomiti sotto gli occhi di madre Luxottica

Lavoro sì, gente no

- ▶ SANSA E SANTOMASO

■ Prima per qualità della vita: ma lo spopolamen­to galoppa. Il nodo dei 300 milioni per i Mondiali di Cortina 2021

Dateci bambini da battezzare. Alla fine don Giorgio, il parroco, ha scritto un articolo sugli Echi di Agordo. Gli pesavano quei banchi di legno dove si inginocchi­ano soprattutt­o anziani. Proprio qui, la chiesa dove iniziò la sua vita sacerdotal­e Albino Luciani, Giovanni Paolo I. Quel Papa mite che aveva conservato i tratti di uomo della montagna.

Don Giorgio si è sfogato:

“Denatalità paurosa. Quest’anno abbiamo avuto 5 battesimi e 59 funerali. Non possiamo far finta di nulla!”.

AGORDO RISCHIA di spegnersi. I paesi sono fatti di persone. Ma se cammini per via Carrera e via Rova, senti il rumore dei tuoi passi. E non è buon segno. “Qui nel Dopoguerra le bande dei bambini consumavan­o le giornate in battaglie infinite: volavano palle di neve e sassi. Ma c’era vita!”, racconta Paolo Dronigi, 75 anni, emigrato. Il guaio è che, se non ce la fa Agordo, muoiono le Dolomiti. Perché questo paese – a 30 chilometri da Belluno – è un modello: ci sono le scuole e l’ospedale (minacciato dai tagli). Poi impianti sportivi e le montagne, la parete nord dell’Agnèr, “la più alta delle Alpi con l’Eiger e il Monte Rosa… ”, ti dicono i clienti del bar Centrale. Eccola, verticale, che ti dà le vertigini a guardarla. Il vento da nord porta l’odore della roccia. Come scriveva il maestro partigiano Gianni De Col: “Il vento dei passi/ sotto le grandi montagne/... quando anche gli abeti/ hanno una loro felicità”. Ma soprattutt­o c’è il lavoro. “La disoccupaz­ione praticamen­te non esiste”, raccontano il sindaco Sisto Da Roit e il vice, Stefano Tomè, dal municipio affacciato sul Bròi, la piazza che poi è un grande prato coperto di neve. Per capire come si viveva prima bisogna salire in val Imperina e guardare nelle gallerie: le miniere. Raccontò nell’800 Luigi Pagani, medico di Agordo, in un poemetto: “Pi ’n su, te la montagna, eco, la boca/ del soteranio, e dentro an aria scura;/ Anzi na not che se palpa e toca,/ e trema ’l cor e fret fa la paura”. Giorni, anni, intere esistenze nei cunicoli. Nel ’700

– racconta Raffaello Vergani nel libro Le miniere di Agordo– chi superava l’infanzia poteva sperare di vivere 42 anni. Tra i morti in miniera, il 21,7% aveva tra 10 e 19 anni. Anche nel Dopoguerra era vita dura: la stufa solo in una stanza, un freddo che ti entrava nelle ossa, ore di cammino dalle frazioni per venire a lavorare. Solitudine, a volte alcol.

POI IL DESTINO DI AGORDO è cambiato. Nel 1961, a bordo di una Lambretta, arrivò un giovane di 26 anni: Leonardo Del Vecchio. Veniva da Milano, aveva perso il padre, era cresciuto nell’istituto dei Martinitt. E qui ad Agordo trovò la sua terra. Tra questa gente di montagna che lavora e non si lamenta. Fondò un’off ici na che forniva di pezzi le fabbriche di occhiali. Poi decise di far tutto da solo, trasformò gli occhiali da strumento per vedere a oggetto di moda. Arrivarono la quotazione in America, l’acquisto della Ray Ban. Oggi Luxottica è una multinazio­nale che si è fusa con la francese Essilor e Del Vecchio è il secondo italiano più ricco con un patrimonio di oltre 22 miliardi. Quasi tre volte Silvio Berlusconi. Vero, Agordo senza di lui non sarebbe la stessa. Ma nemmeno Del Vecchio se non avesse incrociato questo paese e la sua gente. Il segreto resta qui (nel Bellunese da 14 dipendenti si è passati a 7 mila). Basta andare alle 10 di sera davanti allo stabilimen­to: dopo l’ultimo turno centinaia di persone escono sulla strada coperta di neve. Gente di Agordo, ma c’è chi arriva da mezzo Veneto e da Trento. Italiani e immigrati. Alcuni si alzano alle 3 di notte per venire in fabbrica. La sera del 22 dicembre ecco la festa di Natale:

5 mila dipendenti arrivano per la cena offerta dalla società. “Mi sono messa il vestito da sera”, racconta Lucia passandosi le mani sui fianchi dell’abito scuro. Gente in giacca e cravatta, altri con il maglione da montagna. Ma ci sono tutti. Arriva anche Del Vecchio in elicottero. Nessun estraneo è ammesso. Quest’anno Luxottica ha costruito un palazzetto dello sport che resterà al paese: legno e grandi vetrate. Milioni di spesa.

LUXOTTICA ESISTE grazie ad Agordo. E il paese si è salvato grazie alla sua fabbrica che ha donato mezzo milione per il nuovo centro parrocchia­le, che regala i libri di scuola ai figli dei dipendenti (e li consegna lì, in fabbrica). Che prevede per i dipendenti un welfare aziendale. E ne sta studiando con il Comune uno per gli abitanti del paese. “È una visione diversa del capitalism­o, l’azienda che riconosce la propria responsabi­lità sociale e capisce che dal benessere dei dipendenti e del territorio dipende il proprio successo”, dice un dirigente che vuole restare anonimo. Il legame tra il fondatore e la sua terra si ritrova nelle fotografie sbiadite dei primi anni: Del Vecchio in fabbrica oppure in panchina nella squadra di calcio di cui era presidente. Si candidò sindaco (nella Dc, fu sconfitto).

C’è chi paragona Agordo a una versione montanara dell’Ivrea di Adriano Olivetti. Agordo ha un reddito medio di 23.130 euro. Il più alto del Veneto, 8 euro più di Cortina. Ecco, se si spopola un paese come Agordo (sceso a 4.111 abitanti con un’età media di 47 anni), rischiano di non farcela Belluno e le Dolomiti. I monti pallidi di Cortina, Alleghe, Falcade, Selva di Cadore, San Vito. Basta scorrere i dati del Corriere delle Alpi: la provincia ha perso quasi 10 mila abitanti in 8 anni (siamo a 205.781, gli anziani sono quasi il doppio dei giovani). Belluno ha il record di spopolamen­to tra le province montane. Colpisce il confronto con Trento e Bolzano, dove la popolazion­e cresce del 2%. In sei anni hanno chiuso 600 negozi e 20 uffici postali. Poi banche e parrocchie. Nelle scuole inferiori si perdono 150 studenti l’anno e nei paesi ritornano le pluriclass­i. Come nel Dopoguerra. Se ne vanno anche i medici di famiglia, 22 tra Belluno e Feltre. E gli ospedali accorpano e chiudono i reparti. Come per la ginecologi­a di Pieve di Cadore. Le mamme

di Cortina e dei paesi vicini devono correre a Belluno per partorire. Le Asl stentano a trovare personale.

A ogni curva della strada che da Agordo porta a Forcella Aurine il silenzio aumenta. Dopo il bosco trovi Gosaldo, più case che abitanti, decine di finestre sbarrate per una illuminata. Il paese muore: 881 abitanti nel 2001, oggi 625. Hanno provato a chiudere le Poste, ma il Comune ha fatto ricorso. Nell’ufficio è rimasta soltanto Rita. Quando incontri un abitante viene naturale fermarsi, parlare. Ognuno ha una storia, come Marcello De Dorigo (80 anni). Poteva vincere le Olimpiadi di sci di fondo: “E-

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Città tra le vetteIl centro storico di Belluno e i monti. Tra le province montane ha il record di spopolamen­to
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I più ricchi del Veneto Qui sotto, Agordo. Con Luxottica (accanto) c’è piena occupazion­e, ma gli abitanti calano
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Impresa Leonardo Del Vecchio ad Agordo negli anni 60 e oggi

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