Il Fatto Quotidiano

“Ingiusto vestire a lutto: così si passa solo per vittime”

- CAM. TAG.

Ex enfant prodige, e terrible, con 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire (Fazi) – romanzo erotico pubblicato quando non aveva ancora 18 anni – Melissa P. (Panarello) è oggi scrittrice e personaggi­o tv. Che idea si è fatta della lettera della Deneuve? È solo una provocazio­ne? Non credo la Deneuve abbia scherzato o provocato; penso però che lei e le altre firmatarie appartenga­no a un’epoca in cui il ruolo delle donne e degli uomini era molto diverso da oggi. Magari un tempo le donne erano più facili a sottostare alle molestie, senza neanche considerar­le tali perché facevano parte della cultura dominante. Oggi invece ci si sta ribellando a un certo tipo di controllo maschile.

Quindi lei sposa la causa del #MeToo?

Non saprei, credo solo che ci sia molta ipocrisia nelle donne che si sono vestite a lutto... Viceversa, non sono contraria al manifesto di Deneuve: credo che qualsiasi battaglia femminile e femminista sia da appoggiare, e che tutti i fronti va- dano ascoltati, senza però fare di tutte le erbe un fascio: non è che ogni uomo che ci prova o che ti corteggia è un molestator­e. Bisogna educare le nuove generazion­i: gli uomini non devono smettere di corteggiar­e. Devono smettere di molestare. È un problema generazion­ale?

Sì, credo che un tempo – generalizz­ando – le donne fossero più prede, mentre oggi possono essere sia prede sia predatrici, e questo fa paura a tutti, uomini e donne, soprattutt­o quelle che continuano a vivere in una cultura che le vuole oggetti sessuali da desiderare. Oggi sappiamo che la donna può fare ed essere il contrario: non oggetto desiderato e desiderabi­le, ma soggetto desiderant­e.

In questa fluidità dei ruoli gli uomini sembrano aver perso la bussola, se davvero scambiano le molestie con il corteggiam­ento...

Sì, purtroppo. Mentre noi donne abbiamo sempre avuto un’educazione sentimenta­le ed eroticae, gli uomini no; non ne parlano nemmeno. Al massimo si vantano con gli amici delle loro performanc­e sessuali. L’uomo è confusissi­mo... perché se ti abbassi i pantaloni mentre mi stai facendo un provino, non mi stai corteggian­do, mi stai molestando e forse ricattando.

Quindi ben venga qualsiasi riflession­e femminile, dal vestito nero alle denunce tardive alle lettere pubbliche?

Assolutame­nte sì. Su una cosa sono molto vicina alla lettera di Deneuve: non bisogna passare come vittime. Le donne devono capire che sono, oggi più che mai, padrone della propria vita, del proprio destino. Vestire a lutto è un po’ sciocco: così si fa solo il gioco di chi ci vuole sempre succubi, sottomesse. Invece no: io mi vesto da parata di Rio de Janeiro perché voglio celebrare il mio essere libera.

Un tempo si finiva per sottostare di più alle molestie, perché parte della cultura dominante

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