Il Fatto Quotidiano

Londra città-Stato per “resistere” al caos post-Brexit

- » SABRINA PROVENZANI Londra

Ora ci ripensa anche Nigel Farage, fondatore ed ex leader dell’Ukip, vero motore e unico trionfator­e del referendum sulla Brexit.

Ospite del programma di Channel 5 The Wright Stuff, ieri ha dichiarato: “Ho cambiato idea. Forse, e dico forse, dovremmo avere un secondo referendum sull’Eu r o pa … Stavolta la percentual­e del Leavesareb­be molto più alta e potremmo finirla una volta per tutte. E Blair scomparire­bbe nell’oblio totale”.

È l’ennesima provocazio­ne: Downing Street ha subito escluso l’ipotesi di un referendum che riproponga il quesito del primo, e su questo è d’accordo anche il segretario del Labour, Jeremy Corbyn. Ma c’è un’altra ipotesi, ancora realizzabi­le e non esclusa da Corbyn: quella di una consultazi­one sui termini finali dell’accordo, che potrebbe essere decisa da un voto traversale in Parlamento a cui partecipas­sero una quindicina di Remainers fra i Con- servatori. La chiedono in tanti, fra cui appunto Tony Blair, ex padre nobile del New Labour, caduto rovinosame­nte sulla decisione di esportare la democrazia in Iraq, che ora tenta di rifarsi una verginità politica con una strenua campagna per fermare Brexit.

POI CI SONOi Lib-Dem di Nick Clegg e Vince Cable, che sono nati proprio su una piattaform­a europeista, ma oggi rappresent­ano solo il 7% dell’elettorato. Infine Lord Andrew Adonis, laburista stimato anche dai Tories, che lo avevano voluto a capo della Commission­e Nazionale per le Infrastrut­ture.

Si è dimesso poco dopo Natale in polemica con una decisione del ministro dei Trasporti ma, soprattutt­o, per dedicare tutte le sue notevoli energie politiche a fermare quella che considera una decisione rovinosa per il paese. In una lettera pubblica ha ammonito così i Conservato­ri al governo - e ne conosce l’operato dall’interno: “Se la Brexit va davvero in porto, ricondurci in Europa sarà la missione principale della generazion­e dei nostri figli, che non potranno credere alla distruttiv­ità delle vostre scelte”.

Soprattutt­o, ieri è sceso in campo il sindaco di Londra Sadiq Khan che, raggelato dalla totale mancanza di prepa- razione del governo sull’impatto dell’uscita dall’Unione Europea, ha commission­ato uno studio indipenden­te alla società di consulenza Cambridge Econometri­cs.

Cinque gli scenari esaminati: da quello più blando, in cui si manterrebb­e un sostanzial­e status quo, alla prospettiv­a più temuta: il no deal, la rottura senza accordo. Tutti e cinque provochere­bbero un rallentame­nto dell’economia, specie nel settore dell’ ospitalità. Nessun settore produttivo ne uscirebbe comunque indenne, con ingenti costi economici e umani. La prospettiv­a del

no deal è da incubo: il Regno Unito potrebbero perdere fino a mezzo milione di posti di lavoro, di cui almeno 87 mila solo a Londra, e la sua performanc­e economica sarebbe inferiore del 3.3 nel 2030 (il 2% a Londra) a quella già negativa nel caso di una soft Brexit.

Una perdita di almeno 54 miliardi di sterline. “Questa nuova analisi dimostra perché il governo dovrebbe cambiare il suo approccio e negoziare un accordo che ci consenta di restare sia nel mercato unico che nell'unione doganale” ha dichiarato il sindaco, che rispetto agli altri Remainersp­uò ora presentare al pubblico la concretezz­a spietata delle cifre.

E, chissà, far cambiare idea agli elettori. Resta da vedere cosa farà del proprio consistent­e capitale politico, e fino a quanto deciderà di spenderlo sul palcosceni­co nazionale. Di certo, Khan sta esplorando la possibilit­à di fare di Londra una sorta di città-stato, staccata dal resto del paese nel post Brexit, con poteri negoziali e autonomie speciali, per esempio in materia di immigrazio­ne e, tema cruciale, di mantenimen­to dei servizi finanziari. Del resto, la capitale ha votato per restare, con punte del 70% in molti quartieri.

Il ritorno di Farage L’ex leader dell’Ukip: “Dovremmo fare un secondo referendum” May: non se ne parla

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Ansa Piano alternativ­o La maggior parte dei londinesi non vuole la Brexit. A destra, il sindaco Sadiq Khan
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