Tariffe elettorali alle stelle: si candidi chi può
Richiesti anche 40 mila euro per avere un seggio uninominale sicuro
In periodo di vacche magre in politica i saldi vanno al contrario: se vuoi essere candidato, devi pagare di più. Perché senza finanziamento pubblico, abolito nel maggio del 2013 dal governo Letta, le casse dei partiti sono vuote e le campagne elettorali costano. Così anche i partiti di centrodestra hanno il loro bel tariffario. Ai candidati di Forza Italia, Lega, FdI e Noi per l’Italia sarà richiesto un contributo per la campagna elettorale. Abitudine ormai consolidata in tutti i passaggi elettorali della Seconda Repubblica.
La differenza, dal 2013, è che le forze politiche, senza più contributi diretti e rimborsi elettorali, hanno aumentato le richieste. Il listino nel centrodestra è in via di definizione proprio in questi giorni. Ma se alle scorse Politiche il partito di Silvio Ber- lusconi chiedeva ai candidati un contributo di 25 mila euro, quest’anno è assai probabile che la cifra salga a 30 mila. Arrivando a 40 mila per i collegi sicuri dell’uninominale.
Il tariffario, infatti, si adegua ai tempi: con il Rosatellum cambia a seconda se un candidato è in lista nel proporzionale (e in quale posizione) oppure se sta nell’uninominale in un collegio vincente o dato per perso. “Noi faremo delle richieste, poi se il candidato vuole investire altro denaro per conto suo, ben venga”, fa sapere l’azzurro Gregorio Fontana. Un appello rivolto specialmente a chi sarà presentato nell’uninominale: lì la campagna sarà più ardua, con scontri frontali, dove chi più spende ha maggiori chance di vittoria.
Del resto, come amava ricordare Bettino Craxi, la politica costa: ci sono i manifesti, i santini, le inserzioni pubbli- citarie, ma pure eventi e luoghi da affittare per incontri e kermesse. E i soldi raccolti con le cene elettorali di solito non bastano. Inoltre c’è il web: ogni candidato che si rispetti dovrà avere un collaboratore che gli cura la parte social.
ANCHE LA LEGA chiederà l’obolo. Se nel 2013 la richiesta era di 20 mila euro, quest’anno si alzerà a 25 mila. Pure qui danè scarseggiano e, a quanto di- ce Giancarlo Giorgetti, sul conto del partito ci sarebbero solo 13 mila euro. Trai 5 e i 10 mila, invece, il contributo chiesto da Fratelli d’ Italia, mentre la neonata quarta gamba Noi con l’Italia, che ieri ha presentato per la seconda volta il suo simbolo dopo l’ingresso di Lorenzo Cesa, non avrà una cifra fissa. “Siamo appena nati e le nostre casse stanno a zero. I nostri candidati dovranno pagarsi la campagna”, spiega il centrista Pino Galati. Questo, però, è solo il contributo iniziale, perché poi i partiti spesso fanno sottoscrivere un documento privato in cui gli eletti s'impegnano a girare al partito un obolo mensile, come ha dimostrato la querelle tra Grasso e Bonifazi.
In Forza Italia la cifra elargita mensilmente dai parlamentari in questa legislatura è stata di 800 euro ( meno dei 1500 euro del Pd), tassa però abbondantemente evasa, cosa che ha contribuito a far sprofondare il bilancio del partito con un rosso di circa 100 milioni di euro. Poi negli ultimi mesi il terrore di non essere ricandidati ha fatto scattare la corsa a mettersi in regola. In tutto, per quanto ri- guarda il partito azzurro, fanno 9.600 euro annui a parlamentare, ovvero 48 mila per l’intera legislatura. Un seggio di Forza Italia, dunque, costa all’incirca 90 mila euro. “At tenzione però”, avverte l’ex An ed ex Pdl Maurizio Bianconi, “l’obolo alle scorse elezioni non veniva chiesto a tutti: chi finiva in fondo alle liste e non aveva alcuna possibilità di elezione non doveva pagare nulla. Ma ci sono stati anche casi in cui qualche trombato ha richiesto indietro il denaro, senza successo”. Quest’anno, invece, dovranno pagare tutti: anche chi non ha speranza dovrà versare almeno 10 mila euro.
Casse vuote
I partiti senza più contributi pubblici chiedono il pizzo ai futuri parlamentari