Il Fatto Quotidiano

La Ue s’infrange sulla “giustizia telefonica”

Basta una chiamata e l’imputato è salvo. Bruxelles sospende i fondi

- » MICHELA A.G. IACCARINO

Di legno la bara, la croce e le case dei villaggi dove la folla è in procession­e. Silenzio intorno al feretro scuro di Irina Nozdrovska: attivista, avvocato, 38 anni, una sorella morta di ingiustizi­a ucraina, una figlia orfana di nome Anastasia.

Ai funerali di Irina, a Demydivo, c’era anche chi non la conosceva, per salutare l’ultima volta la nuova icona anti-corruzione, che ha cercato giustizia, l’ha avuta, ma ha trovatola morte .“Vincerò questo caso a costo della mia vita” aveva detto prima che la sentenza contro Dmytro Rossoshans­ky fosse confermata, il 27 dicembre scorso. Era riu- scita a vedere dietro le sbarre l'omicida di sua sorella Svetlana, investita da un pupillo dell'élite del paese, ubriaco al volante nel 2015. Poi Irina è scomparsa, per essere ritrovata il primo giorno del 2018: il suo corpo nudo, livido, pugnalato a morte, galleggiav­a nel fiume a nord di Kiev. Il suo assassino è stato arrestato: si chiama Yuri, è il padre di Dmytro.

Per due anni Irina si è battuta contro la te lefonnoye pravo, giustizia telefonica: basta la telefonata di un politico o uomo di potere per abbandonar­e il carcere da innocenti in Ucraina, dove, secondo l’ultimo sondaggio, solo lo 0.5% della popolazion­e ha fiducia nelle toghe. Stava per andare così anche per Dmytro, nipote del giudice Sergey Kurprienko.

LA MOGLIE Olga ha detto che Yuri ha lasciato un biglietto. “Sembra la lettera di un suicida. C’era scritto: l’impunità delle autorità mi conduce a commettere atti estremi. Chiedo perdono ai miei familiari. Figlio mio, sono pronto a dare la vita per te. Getteranno su di me la colpa della morte dell’attivista. Non l’ho uccisa, la Nozdrovask­a sapeva molto dei deputati, dei fondi elettorali, loro hanno ordinato di ucciderla”. Poi ha disegnato il luogo esatto in cui vuole essere seppellito. Una firma: Yura. Quando lo hanno ammanettat­o a Vyshhorod, Rossoshans­ky padre ha ammesso il crimine. Per Poroshenko questo arresto è una dimostrazi­one: “Sono i risultati delle nostre riforme, segno dell’efficace attività della polizia nazionale”.

Per il Fmi non è così e i fondi destinati all’europeizza­zione del paese sono stati bloccati. Dopo i 718 milioni di dollari di aiuti dati dall’Unione europea per riformare un sistema dove la corruzione è alla base di ogni istituzion­e, è stato proprio il governo di Poroshenko a bloc- care l’attività del Nabu, Bureau anti-corruzione nazionale Ukraina. Quando il Nabu e il suo responsabi­le, Artem Sytnyk, hanno iniziato le inchieste sui pezzi grossi della Kiev politica collusa con quella criminale, le indagini sono state fermate.

Nato su pressione dell’Unione per le riforme da attuare per entrare in Europa, l’ufficio ha cominciato ad operare a ottobre 2014 e oggi è sotto attacco del governo che dovrebbe difenderlo. Il Nabu voleva mettere fine alla saga degli oligarchi slavi e della loro impunità, ma ora alla Rada suprema, il Parlamento ucraino, chiedono le dimissioni di Sytnyk, mentre manca l’ultimo ‘sì’ alla legge che smanteller­à per sempre l’ufficio. Tak, ‘sì’: lo pronuncera­nno i nuovi oligarchi al potere, eletti dopo la rivoluzion­e che era nata per cacciarli. Quella di Maidan.

Caso esemplare La morte di Irina, che difendeva la sorella uccisa, è il paradigma delle vessazioni dei “soliti noti”

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Ansa Icona Iryna Nozdrovska
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